L’Europa e la sfida abitativa, tra sovraffollamento e affitti alle stelle. I dossier per il nuovo commissario

La diversità delle politiche abitative europee non nasconde sfide comuni: difficoltà di accesso, sovraffollamento e aumento degli affitti
2 mesi fa
7 minuti di lettura
Case Abitazioni Palazzi

L’Europa oggi si trova di fronte a una crisi abitativa complessa, articolata in molteplici aspetti che spaziano dal mercato degli affitti a breve termine fino all’edilizia sociale. La realtà immobiliare europea è estremamente eterogenea, rispecchiando una varietà di politiche pubbliche, strutture economiche e condizioni sociali diverse da Paese a Paese. Da un lato, paesi come la Germania e la Svizzera presentano alti tassi di locazione, mentre i Balcani si distinguono per una diffusa proprietà delle abitazioni. Tuttavia, dietro a questa diversità emergono sfide comuni, in particolare la crescente difficoltà di accedere a un’abitazione dignitosa e sostenibile, sia in termini di costi che di qualità.

Aumento dei prezzi e degli affitti nell’Ue

Nel secondo trimestre del 2024, i prezzi delle case nell’Unione Europea sono aumentati dell’1,9% rispetto al trimestre precedente, mentre gli affitti hanno registrato una crescita dello 0,7%. Se confrontati con lo stesso periodo dell’anno precedente, l’incremento è stato rispettivamente del 2,9% per le case e del 3,0% per gli affitti. Questi dati, pubblicati da Eurostat, evidenziano un andamento in cui, dal 2010, i prezzi delle abitazioni sono aumentati del 52%, mentre i canoni di affitto sono cresciuti del 25%.

Tuttavia, vi sono notevoli differenze tra i vari Paesi dell’UE: in 9 stati membri, i prezzi delle case sono più che raddoppiati rispetto al 2010. Estonia e Ungheria, ad esempio, hanno registrato aumenti impressionanti, con incrementi del 232% e del 218%. Al contrario, l’Italia rappresenta un’eccezione nel contesto europeo, con una diminuzione del 5% dei prezzi delle abitazioni nello stesso periodo, a fronte di una stabilità delle condizioni economiche. Anche per quanto riguarda gli affitti, l’Estonia ha mostrato l’aumento più marcato, con un incremento del 203%, seguita dalla Lituania e dall’Irlanda, dove gli affitti sono cresciuti rispettivamente del 178% e del 106%. In Grecia, invece, si è registrata l’unica diminuzione significativa, con un calo del 18% degli affitti.

L’esplosione degli affitti a breve termine: il caso di Barcellona

Negli ultimi anni, molte città europee hanno assistito a una crescita esponenziale del mercato degli affitti a breve termine, e Barcellona è diventata un simbolo di questo fenomeno. La diffusione di piattaforme come Airbnb ha reso sempre più facile per i proprietari affittare immobili ai turisti per brevi periodi, creando un’importante fonte di reddito. Tuttavia, i benefici economici derivanti dalla crescita del turismo e dalle entrate generate per i privati non hanno mancato di portare con sé problematiche. L’aumento dei canoni d’affitto per i residenti locali, la riduzione dell’offerta di alloggi per la popolazione residente e il fenomeno dell’overtourism sono divenuti questioni critiche, portando le amministrazioni locali a dover affrontare scelte complesse.

In risposta, Barcellona ha introdotto normative più stringenti per cercare di arginare il fenomeno degli affitti turistici, tra cui l’obbligo di ottenere licenze specifiche per affittare a breve termine. Tuttavia, nonostante queste misure, la domanda per questo tipo di affitto rimane alta, contribuendo a una competizione serrata tra residenti e turisti.

Modelli di locazione diffusa in Germania e Svizzera

Mentre in molte aree d’Europa la proprietà della casa rimane l’obiettivo principale per le famiglie, paesi come la Germania e la Svizzera si distinguono per una preferenza marcata verso l’affitto. In Germania, oltre la metà della popolazione vive in affitto, favorito da un mercato regolamentato e da politiche che incentivano l’investimento immobiliare destinato alla locazione. Anche in Svizzera, il 57,7% della popolazione vive in case in affitto, il tasso più alto tra i paesi dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA).

Tuttavia, nonostante i vantaggi di questo sistema per chi non può permettersi di acquistare una casa, l’aumento dei prezzi degli affitti, specialmente nelle città principali come Zurigo e Berlino, sta spingendo molte persone verso le aree periferiche, accentuando il divario tra chi può permettersi gli affitti elevati e chi no.

Sovraffollamento e qualità abitativa nei Balcani

Nei paesi balcanici, invece, l’elevato tasso di proprietà della casa, che in paesi come la Macedonia del Nord, l’Albania e la Romania supera il 95%, non rappresenta sempre un vantaggio. Molte di queste abitazioni sono sovraffollate e non soddisfano gli standard minimi di qualità abitativa. Il sovraffollamento è un problema endemico, con almeno metà della popolazione che vive in abitazioni troppo piccole per il numero di residenti. Secondo l’OCSE, vivere in condizioni di sovraffollamento ha un impatto negativo sulla salute, soprattutto per i bambini.

Nel 2022, l’Italia si è trovata in una situazione intermedia rispetto alla media europea, dove il 16,8% della popolazione viveva in abitazioni sovraffollate. Anche la capacità di mantenere adeguatamente calde le abitazioni rappresenta un problema crescente: il 9,3% della popolazione dell’UE ha dichiarato di non essere in grado di riscaldare adeguatamente la propria casa, con picchi significativi in Bulgaria, Cipro e Grecia.

Il social housing in Belgio: il progetto di Schaerbeek

L’edilizia sociale rappresenta una risposta importante alle esigenze abitative delle fasce più deboli della popolazione europea. Un esempio notevole è quello di Schaerbeek, una municipalità di Bruxelles, dove le autorità locali hanno avviato un progetto di edilizia sociale per far fronte all’impossibilità per molte persone di accedere al mercato immobiliare privato. In Belgio, così come in molti altri paesi dell’UE, la carenza di alloggi sociali disponibili è ormai un problema strutturale, aggravato dall’aumento della popolazione e dalle crescenti disuguaglianze economiche.

Sebbene l’edilizia sociale rappresenti una parte significativa del mercato immobiliare europeo, con una quota media dell’8% delle abitazioni nell’UE, la sua diffusione varia considerevolmente da Paese a Paese. Paesi come i Paesi Bassi, l’Austria e la Danimarca si distinguono per una percentuale di edilizia sociale superiore al 20%, mentre in altre nazioni, come la Germania e la Svizzera, la quota è molto più ridotta.

E in Italia?

In Italia, il problema si articola in diverse sfaccettature che includono il sovraccarico dei costi abitativi, il sovraffollamento e la qualità delle abitazioni, fattori che contribuiscono a determinare le disuguaglianze sociali. Secondo i dati Eurostat del 2022, l’Italia è caratterizzata da una percentuale significativa di persone che vivono in case sovraffollate (circa il 15,1% della popolazione), un dato superiore rispetto alla media europea, che si attesta intorno all’8,9%.

L’aspetto del sovraffollamento abitativo, indicatore che misura lo spazio disponibile per ogni membro di un nucleo familiare, è particolarmente rilevante nel nostro Paese. Sebbene l’Italia registri una delle più alte percentuali di proprietà della casa (con il 72% della popolazione proprietaria dell’immobile in cui vive), il fenomeno del sovraffollamento colpisce soprattutto famiglie con basso reddito, famiglie numerose o giovani che vivono con i propri genitori per un periodo prolungato.

Dal punto di vista dei costi abitativi, emerge un altro dato preoccupante: il 7,2% degli italiani non riesce a mantenere adeguatamente calda la propria abitazione durante i mesi invernali, una percentuale che si avvicina alla media europea del 9,3%. Questo fenomeno è associato alla cosiddetta “povertà energetica”, che evidenzia l’incapacità di sostenere i costi necessari per garantire standard di comfort abitativo adeguati.

Un aspetto fondamentale dell’equazione abitativa è rappresentato dal concetto di sovraccarico dei costi abitativi: circa il 14,4% della popolazione italiana spende più del 40% del proprio reddito disponibile per il pagamento di mutui, affitti e spese domestiche, una percentuale inferiore alla media europea del 19,2%. Tuttavia, le disuguaglianze regionali all’interno del Paese sono molto marcate, con un impatto maggiore sulle famiglie che vivono nel Mezzogiorno e nelle grandi città, dove i costi abitativi sono significativamente più elevati rispetto ad altre aree.

Dal punto di vista della proprietà della casa, l’Italia si distingue per un elevato tasso di proprietà immobiliare rispetto alla media dell’UE. Questo fattore può essere considerato un vantaggio per alcune fasce della popolazione, ma rappresenta anche una sfida nel contesto del mercato immobiliare attuale, caratterizzato da una crescente difficoltà per i giovani nell’accedere alla proprietà. Il mercato degli affitti in Italia, inoltre, rimane limitato rispetto ad altri paesi europei, con conseguenze sulla flessibilità abitativa e sulle opportunità di mobilità economica e lavorativa.

Un Commissario per l’abitazione

Con la nomina di Dan Jørgensen a Commissario per l’energia e l’abitazione, l’Unione Europea introduce per la prima volta un portafoglio dedicato alla casa, riconoscendo il legame tra accessibilità abitativa, sostenibilità e giustizia sociale. Ursula von der Leyen ha sottolineato l’importanza del ruolo, dichiarando: “Milioni di giovani e famiglie lottano per trovare alloggi a prezzi accessibili. Dobbiamo affrontare urgentemente questa sfida, sostenendo gli Stati membri nel superare i problemi strutturali”. Jørgensen, con una lunga esperienza in politiche climatiche ed energetiche in Danimarca, guiderà una strategia che punta su un piano europeo per abitazioni accessibili e sostenibili, integrando investimenti pubblici e privati per una transizione energetica equa.

Il nuovo commissario avrà un compito complesso: promuovere un’edilizia più sostenibile dal punto di vista energetico senza aumentare i costi per gli inquilini e i proprietari. Un aspetto chiave sarà la revisione delle norme sugli aiuti di Stato, per facilitare l’accesso a fondi destinati alla costruzione di alloggi a prezzi accessibili, e lo sviluppo di una piattaforma di investimenti per l’edilizia sostenibile.

La crisi abitativa in Europa è caratterizzata da difficoltà crescenti per le fasce vulnerabili, in particolare a causa di costi elevati e dell’esclusione abitativa. In risposta a queste sfide, il Green Deal europeo e le strategie per l’efficienza energetica hanno assunto un ruolo centrale per migliorare la qualità abitativa e ridurre la povertà energetica. Uno dei compiti principali di Jørgensen sarà quello di allineare queste iniziative con il rafforzamento del settore abitativo pubblico e sociale, integrando misure che riducano la dipendenza dai combustibili fossili e promuovano la sostenibilità a lungo termine.

La sua esperienza include una vasta conoscenza delle politiche climatiche e un impegno a sviluppare fonti di energia rinnovabili. Durante il suo mandato come Ministro del Clima, la Danimarca ha fissato obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra, promuovendo al contempo una transizione energetica equa per i lavoratori. Questo background sarà essenziale per sviluppare un quadro politico che combini l’efficienza energetica con l’accessibilità abitativa, assicurando che l’Europa possa avanzare verso obiettivi di sostenibilità senza aggravare ulteriormente il peso economico sugli inquilini e proprietari.

Nel gennaio 2024, Housing Europe e un collettivo di fornitori di edilizia pubblica, cooperativa e sociale hanno presentato un manifesto al Parlamento Europeo, richiedendo un nuovo paradigma abitativo. Tale documento, che invita a ripensare il mercato immobiliare e promuovere una transizione energetica equa, si allinea perfettamente con la visione di Jørgensen.

Tre sono, quindi, i pilastri fondamentali su cui il Commissario sarà chiamato a lavorare:

  • un piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili:
  • una piattaforma di investimenti per progetti sostenibili;
  • la revisione delle norme sugli aiuti di Stato per facilitare l’accesso a fondi pubblici.

Prima dei numerosi compiti e delle sfide che lo attendono, Jørgensen dovrà affrontare un’audizione di conferma al Parlamento Europeo, prevista per novembre 2024. Questo passaggio sarà cruciale per la sua definitiva nomina, permettendo ai deputati di valutare la sua idoneità al ruolo e il suo approccio alle politiche abitative ed energetiche. Poi, la sfida sarà quella di coniugare sostenibilità e accessibilità, cercando di ridurre il divario tra chi può permettersi una casa e chi rimane escluso dal mercato.