“Non è la Casa di carta. Non siamo all’Eurovision”. Così Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo, ha dovuto richiamare l’ordine all’Europarlamento. Il motivo? Questa mattina, nelle aule di Strasburgo, un gruppo di europarlamentari in piedi cantava “Bella ciao”.
Il noto inno della Resistenza partigiana italiana contro il nazifascismo e divenuto un cult di una generazione che si ribella ai poteri dittatoriali. Perché è così che è stato definito Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria, al quale la canzone era dedicata.
La presidenza ungherese
Ogni sei mesi, uno dei Paesi membri del Parlamento europeo riceve l’incarico di presiedere il Consiglio dell’Unione europea. Si tratta delle riunioni dei ministri delle singole materie provenienti da ogni Stato e che si esprime sul futuro delle politiche di quelle materie. Fino a dicembre, questo incarico di presidenza spetta all’Ungheria.
Il premier ungherese è uno dei più contestati all’Europarlamento. Le sue politiche migratorie, la gestione della crisi climatica, i legami con forze autoritarie come quella russa di Vladimir Putin o quella cinese di Xi Jinping, sono costati a Orbán diverse problematiche. Non ultima, la multa di 200 milioni che la Corte Ue ha imposto al suo Paese per la gestione della crisi dei migranti al confine con la Serbia nel 2015 che “violava i diritti umani” di quelle stesse persone.
Il progetto di Viktor Orbán
Oggi, al Parlamento europeo neoeletto e riunitosi a Strasburgo, il presidente ungherese ha espresso agli europarlamentari il suo piano per i prossimi mesi, le politiche del suo Paese e quindi, in parte, della presidenza di turno del Consiglio Ue. Già ieri, alla stampa, si è rivolto chiarendo quali sarebbero stati i punti che avrebbe affrontato oggi e che, in sintesi, hanno riguardato:
- Competitività: la competitività dell’Europa è la priorità della presidenza ungherese, per questo è previsto un incontro sul tema al Consiglio di Budapest dell’8 novembre. Orban ha messo in evidenza che l’Europa sta perdendo costantemente competitività, e che in questo senso, gli insegnamenti dell’ex premier italiano Mario Draghi e del presidente francese Emmanuel Macron sono da tenere a mente costantemente.
- Immigrazione: Orbán ha dichiarato che la crisi migratoria è tutt’altro che finita. Ha proposto hotspot esterni, criticando la politica migratoria dell’Ue, che a suo avviso contribuisce ad aumentare antisemitismo e violenza. Suggerisce anche riunioni regolari per i leader dell’area Schengen per dibattere su soluzioni comuni.
- Sicurezza e agricoltura. Il presidente ha evidenziato l’importanza di integrare i Balcani nell’Ue, in particolare la Serbia, e ha sottolineato quanto l’agricoltura sarà fondamentale per “rendere l’Europa di nuovo grande”.
- Elezioni presidenziali Usa: il premier ungherese ha poi espresso il suo sostegno per Trump, affermando che, se dovesse essere rieletto, interverrebbe immediatamente sulla guerra in Ucraina.
- Guerra in Ucraina. Per Orbán è necessario un cessate il fuoco immediato e non gli aiuti che l’Ue sta elargendo all’Ucraina. Ha descritto la strategia europea come inefficace e chiede un nuovo approccio.
- Cambiamenti nell’Ue: Ha riconosciuto, inoltre, che il 2015 ha segnato un cambiamento nell’approccio alle migrazioni e ha sottolineato che la Brexit ha alterato l’equilibrio politico dell’Ue, spingendo verso una centralizzazione indesiderata.
- Leadership in Europa: ha sottolineato che non bastano solo le istituzioni; servono leader forti e determinati. Il presidente ha rivendicato il diritto di presentare proposte per l’Ue, sostenendo l’interesse nazionale ungherese.
Le proteste all’Europarlamento
Dopo il suo intervento, il presidente ungherese ha ricevuto una “dedica” speciale. Un gruppo di eurodeputati si è alzato in piedi per cantare “Bella ciao”. Ma la “protesta” è proseguita con alcuni eurodeputati molto critici nei suoi confronti, tra questi anche Ilaria Salis (Avs). La docente italiana detenuta in Ungheria per 15 mesi, oggi eurodeputata, si è così rivolta al premier: “L’Europa deve essere solida e deve rifiutarsi di collaborare con il regime oppressivo di Orbán. Conosco l’Ungheria dal suo luogo più oscuro: il carcere. Sono stata detenuta preventivamente per 15 mesi e sono qui oggi solo grazie alla solidarietà di migliaia di cittadini antifascisti. Sotto Victor Orbán l’Ungheria è diventata un regime illiberale e oligarchico uno stato etnico autoritario che alcuni la definiscono addirittura una tirannia moderna”, ha concluso Salis.
Tra chi è intervenuto si sono distinti per vivacità i tedeschi, come Moritz Koerner, dei Liberali dell’Fdp (gruppo Renew) che ha dato a Orbán dell’utile “idiota di Vladimir Putin. Ha trasformato l’Ungheria in una Repubblica delle banane, arricchendo la sua famiglia e i suoi amici. Per favore, si dimetta, per rendere l’Ungheria ancora una volta grande”. Per Koerner, “non dovrebbe esserci la presidenza dell’Ue per un Paese che viola i nostri valori”.
E, successivamente, il verde tedesco Daniel Freund che si è rivolto al premier ungherese chiamandolo “dittatore. Lei – ha aggiunto – è il politico più corrotto dell’Ue. Ha reso il suo amico d’infanzia l’uomo più ricco dell’Ungheria. Vogliamo i nostri soldi indietro”. Diversi eurodeputati della destra, come lo spagnolo di Vox Jorge Buxadé Villalba (Patrioti) e la polacca di Konfederacija Ewa Zajaczkowska-Hernik (Europa delle Nazioni Sovrane), hanno sottolineato che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha lasciato l’Aula senza ascoltare il dibattito.
La stoccata di Ursula von der Leyen
Prima di abbandonare l’Aula, la presidente Ursula von der Leyen è intervenuta altrettanto contro Orbán. “Primo ministro, lei ha detto che l’Ungheria ‘sta proteggendo i suoi confini’ e che ‘i criminali vengono rinchiusi’ in Ungheria. Mi chiedo solo come questa affermazione possa rapportarsi al fatto che l’anno scorso le vostre autorità hanno rilasciato dal carcere contrabbandieri e trafficanti condannati, prima che finissero la loro pena”.
“Questo non significa combattere l’immigrazione clandestina in Europa. Questo non protegge la nostra Unione. Questo vuol dire solo gettare problemi oltre il recinto, nel giardino del vicino”. “Vogliamo tutti – ha proseguito von der Leyen – proteggere meglio le nostre frontiere esterne. Ma avremo successo solo se lavoreremo insieme contro la criminalità organizzata e se dimostreremo solidarietà tra di noi. E a proposito di chi far entrare o meno: come è possibile che il governo ungherese inviti cittadini russi nella nostra Unione senza ulteriori controlli di sicurezza? Questo rende il nuovo sistema di visti ungherese un rischio per la sicurezza, non solo per l’Ungheria ma per tutti gli Stati membri”, ha concluso.