La legge italiana per la quale le opere non amovibili costruite sulle spiagge vengono acquisite a titolo gratuito dallo Stato italiano al termine di una concessione, non costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, in una sentenza relativa alla Società Italiana Imprese Balneari, che gestisce, sul territorio comunale di Rosignano Marittimo, nel livornese, uno stabilimento balneare, nel quale ha costruito una serie di opere. Questa decisione ha suscitato un acceso dibattito e preoccupazioni tra gli operatori del settore balneare.
La sentenza
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che la normativa italiana non viola la libertà di stabilimento garantita dagli articoli 49 e 56 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). La normativa in questione prevede che, alla scadenza delle concessioni balneari, le opere non amovibili realizzate dai concessionari siano trasferite allo Stato senza compenso. Secondo la Corte, questa misura è giustificata dalla necessità di tutelare la proprietà pubblica e le finanze dello Stato, oltre a garantire una gestione sostenibile delle risorse demaniali.
La decisione della Corte è stata presa considerando che le opere costruite sulle spiagge italiane fanno parte del demanio pubblico, che per sua natura è inalienabile e deve essere gestito in modo da garantire l’interesse collettivo. La normativa italiana, infatti, si basa sugli articoli 822 e 823 del Codice civile, che includono le spiagge tra i beni del demanio pubblico e ne disciplinano l’inalienabilità. La Corte ha inoltre sottolineato che questa normativa non introduce discriminazioni tra operatori nazionali e stranieri, poiché si applica indistintamente a tutti i concessionari.
Questa misura è stata valutata come necessaria per proteggere le finanze pubbliche e prevenire situazioni in cui la gestione delle risorse demaniali potrebbe essere compromessa da interessi privati. La Corte ha anche preso in considerazione il fatto che l’acquisizione gratuita delle opere non amovibili non impedisce ai concessionari di operare e investire durante il periodo di concessione, ma garantisce che tali investimenti siano allineati con l’interesse pubblico.
La sentenza ha ribadito che, sebbene i concessionari possano sostenere costi significativi per la realizzazione di opere non amovibili, questi investimenti sono compensati dal diritto di sfruttare economicamente le concessioni durante il loro periodo di validità. Inoltre, la normativa non esclude la possibilità per i concessionari di recuperare parte dei loro investimenti attraverso l’attività economica svolta nelle aree demaniali durante il periodo di concessione.
Le preoccupazioni delle associazioni di categoria
Le associazioni di categoria, tra cui La Base Balneare, Donnedamare e Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria, hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze economiche e giuridiche della sentenza. In una lettera indirizzata alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, le associazioni hanno richiesto la convocazione di una riunione urgente per discutere la situazione e trovare soluzioni adeguate. Le associazioni hanno sottolineato come la decisione della Corte di Giustizia dell’UE metta in pericolo gli investimenti fatti dai concessionari nel corso degli anni, minando la qualità dei servizi balneari e la competitività del settore turistico italiano.
Le organizzazioni hanno evidenziato che le opere non amovibili, frutto di significativi investimenti, potrebbero essere espropriate senza alcuna compensazione, creando un clima di incertezza che disincentiva ulteriori investimenti e mette a rischio la continuità delle attività. Questa prospettiva non solo danneggia economicamente le imprese, ma compromette anche la capacità del settore di attrarre turisti, sia nazionali che internazionali, con conseguenze negative sull’occupazione e sul PIL del paese. Le associazioni hanno anche denunciato l’assenza di un quadro normativo chiaro, che potrebbe portare a un aumento del contenzioso legale tra gli operatori balneari e lo Stato, con costi legali e amministrativi significativi.
La lettera si conclude con un appello al governo affinché intervenga tempestivamente con misure legislative che tutelino gli interessi degli operatori balneari, garantendo un equilibrio tra gli interessi pubblici e quelli privati e promuovendo un ambiente favorevole agli investimenti. Le associazioni chiedono inoltre che vengano rispettati i diritti di proprietà e che siano adottate soluzioni che evitino il deterioramento della qualità dei servizi turistici, proteggendo così un settore che rappresenta una componente essenziale del Made in Italy e dell’economia nazionale
L’impatto economico e sociale del settore balneare
Il settore balneare rappresenta una componente cruciale dell’economia turistica italiana. Secondo uno studio dell’Università di Padova, per ogni euro speso in uno stabilimento balneare si genera un valore di 2,46 euro per l’economia nazionale. Questo effetto moltiplicatore evidenzia l’importanza strategica del settore, non solo per la generazione diretta di ricchezza, ma anche per il suo impatto sull’occupazione e sulla promozione dell’Italia come destinazione turistica di eccellenza a livello internazionale. Attualmente, il settore balneare impiega oltre 300.000 persone, contribuendo significativamente al PIL del paese e alla vitalità delle economie locali lungo le coste italiane.
La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea riguardante la devoluzione delle opere non amovibili costruite sulle spiagge alla scadenza delle concessioni ha suscitato vive preoccupazioni nel settore. Il Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confcommercio, attraverso il presidente Antonio Capacchione, ha evidenziato la necessità di un intervento legislativo chiarificatore che tuteli la balneazione attrezzata italiana e rilanci il settore, attualmente minato da una situazione normativa caotica.
Secondo il presidente Capacchione, la sentenza della Corte di Giustizia europea ha confermato la conformità della normativa italiana alla tutela della proprietà pubblica e delle finanze dello Stato, escludendo però l’obbligo di indennizzo per i concessionari subentranti. Tale decisione potrebbe portare a un arricchimento indebito dei nuovi concessionari a discapito degli investimenti dei concessionari attuali, sollevando criticità in termini di giustizia economica e rispetto dei diritti di proprietà sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
L’assemblea nazionale del Sindacato italiano balneari, convocata per oggi pomeriggio alle 18, sarà cruciale per delineare le prossime azioni del settore. Capacchione ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso presso la Cassazione a Sezioni Unite contro le sentenze del Consiglio di Stato, ritenute discutibili, e ha sottolineato l’urgenza di un intervento legislativo che stabilizzi il quadro normativo e protegga gli interessi degli operatori balneari italiani.