La Capacità di Dispiegamento Rapido dell’Unione Europea (Eu Rapid Deployment Capacity – Eu Rdc) è ufficialmente operativa. L’annuncio è arrivato dall’Alta Rappresentante per la politica estera e di sicurezza Kaja Kallas, ieri a margine di del Consiglio Difesa, con il pieno sostegno dei 27 Stati membri.
Cos’è la Rapid Deployment Capacity
La Rdc rappresenta un’evoluzione dei gruppi tattici europei già esistenti: si tratta di una forza militare d’intervento in stand-by permanente composta da fino a 5.000 truppe, che può essere schierata in tempi brevi per gestire crisi al di fuori dei confini dell’Unione. La sua attivazione risponde alla crescente necessità di rafforzare la presenza dell’UE come attore di sicurezza globale.
In modo complementare rispetto alla Nato, la Rdc è pensata per un’ampia gamma di scenari, tra cui:
- stabilizzazione
- imposizione della pace
- prevenzione dei conflitti
- rafforzamento delle capacità
- salvataggio ed evacuazione
- assistenza umanitaria e soccorso in caso di calamità.
La forza è formata da gruppi tattici europei (Eu battlegroups) e da moduli nazionali comprendenti componenti terrestri, aeree, marittime, spaziali e informatiche. La Capacità di Pianificazione e Condotta Militare (Mpcc) è la struttura preferita per il comando e controllo della Rdc, ed è pronta ad assumere il ruolo di Quartier Generale Operativo, si legge in una nota della Commissione europea.
Cosa è cambiato: il nodo dell’unanimità politica
La forza Rdc esiste da gennaio, ora c’è l’accordo politico sul suo utilizzo: il meccanismo è ora attivabile, anche se ogni dispiegamento come per tutte le missioni e operazioni militari dell’Unione, richiederà comunque l’unanimità dei Ventisette. Questo resta uno dei limiti strutturali dell’architettura militare europea, spesso frenata da divergenze strategiche e da interessi geopolitici non sempre armonici fra gli Stati membri.
La Rdc è quindi una forza teoricamente pronta, ma che potrà operare solo se esisterà la volontà politica comune. E questo rappresenta il vero banco di prova per l’Unione.
La Bussola Strategica e l’obiettivo di autonomia europea
La nascita della Rdc si inserisce nel più ampio quadro della Bussola Strategica per la Sicurezza e la Difesa, approvata il 22 marzo 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il documento traccia la visione di un’Ue più autonoma, capace di reagire rapidamente e in modo efficace alle crisi, preferibilmente con il supporto dei partner ma indipendentemente, se necessario. La Bussola affronta minacce sempre più urgenti come la concorrenza geopolitica, le rivalità economiche, lo sviluppo tecnologico, la disinformazione e la crisi climatica. A tale scopo, definisce un approccio ‘olistico’, che integra diplomazia, aiuti umanitari, cooperazione allo sviluppo, azione per il clima, difesa dei diritti umani, sostegno economico e politica commerciale.
L’obiettivo è quello di trasformare l’Ue in un fornitore credibile di sicurezza nel proprio vicinato e a livello globale: un ambito in cui le carenze erano diventate evidenti. Basti pensare al caotico ritiro dall’Afghanistan nell’agosto del 2021.
L’Ue dispone già di propri gruppi tattici, una forza di reperibilità a rotazione composta dalle forze armate degli Stati membri. Tuttavia, per mancanza di volontà politica, ma anche per il dettaglio che i costi di schieramento dovessero essere coperti dal Paese in carica in quel momento, non è mai stata mobilitata.
Il problema degli “enabler”: serve più logistica
Anche ora che la Rdc è formalmente operativa, permangono carenze strutturali, in particolare per quanto riguarda gli strategic enablers (abilitatori strategici): trasporto aereo strategico, comunicazioni spaziali, risorse mediche, capacità di difesa informatica, capacità ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance). Senza questi elementi, ogni missione rischia di essere inefficace o addirittura pericolosa.
Secondo fonti militari europee, molti Stati membri non dispongono ancora di questi strumenti, nonostante gli impegni assunti nella Bussola Strategica. Anche l’integrazione con il Comando europeo del trasporto aereo (EATC) rimane incompleta.
Le esercitazioni e il primo banco di prova
Per garantire l’operatività, la Rdc sta già effettuando delle esercitazioni dal vivo. Tre finora. Le prime due in Spagna (Rota) e Germania (Bergen). La terza in Ungheria, nella base aerea di Pápa, dove è stato simulato un intervento in un Paese immaginario, Seglia, ipoteticamente situato in Africa, destabilizzato da una crisi regionale. L’esercitazione ha coinvolto evacuazioni, missioni di stabilizzazione e supporto umanitario, ed è stata definita la più concreta finora.
La forza Rdc, tuttavia, non è ancora mai stata impiegata in una missione reale. E c’è chi sottolinea che, senza un primo test operativo, sarà difficile valutarne davvero l’efficacia. Ma dove potrebbe essere impiegata?
Di certo non mancano gli scenari possibili. Quello che viene subito in mente è l’Ucraina, per far rispettare un eventuale cessate il fuoco. Tuttavia, l’ipotesi resta altamente controversa, con diversi Stati europei contrari all’invio di truppe europee in un teatro di guerra attivo.
Kallas: “L’Unione non ha bisogno di un “esercito europeo””
“Non abbiamo bisogno di un esercito europeo. Abbiamo bisogno di 27 eserciti europei che siano in grado di collaborare efficacemente per scoraggiare i nostri rivali e difendere l’Europa, preferibilmente con i nostri alleati e partner, ma anche da soli, se necessario”, ha detto Kallas a fine gennaio alla Conferenza annuale dell’Agenzia europea per la difesa. La forza di dispiegamento rapido deve dunque trovare il proprio posto come strumento flessibile all’interno dell’architettura di sicurezza del blocco.
La sua esistenza rappresenta comunque una risposta alla crescente instabilità nel vicinato europeo, dai Balcani al Sahel, dal Mar Rosso all’Est Europa. Mantenere aperte le rotte marittime, reagire ai colpi di Stato in Africa o fronteggiare crisi improvvise: questi sono i possibili teatri in cui la Rdc potrà mostrare la sua utilità.