“Ci sarà una maggioranza chiara, pro-Europa, pro-Nato e atlantista. Sarà possibile formare un governo stabile, sebbene la composizione sia ancora aperta”. Lo ha detto l’ambasciatore tedesco in Italia, Hans-Dieter Lucas, intervenendo a ‘Il voto sopra Berlino’, lo speciale Adnkronos dedicato alle elezioni federali in Germania in diretta dalla sua residenza romana, e commentando gli exit poll.
“Anche la partecipazione al voto è notevole, molto alta ed è un segnale positivo per la democrazia tedesca. Finalmente penso che la Germania continuerà a svolgere un ruolo forte per un’Europa più unita e resiliente in questi tempi difficili”, ha aggiunto.
“Si ricostruisce un asse tra la Commissione europea e Berlino”
Anche per Giovanni Orsina, professore di storia contemporanea alla Luiss, quello che emerge dal voto è una “buona notizia” per l’Europa: “Ci sarà un governo forte a Berlino”, ha affermato. “Ancora meglio se si trattasse di un governo a due partiti, perché si sgonfierebbero le tensioni”, ha aggiunto.
“Certamente sarà un governo a guida Cdu con Friedrich Merz”, e dunque “si ricostruisce un asse tra la guida della Commissione europea e Berlino”, ha sottolineato facendo riferimento al fatto che la compagna di partito Ursula von der Leyen è a capo dell’esecutivo del blocco. L’assenza di questo asse, ha spiegato l’esperto, “ha creato non pochi problemi alla Cdu” ma anche al Ppe, il gruppo a cui appartiene nell’Europarlamento e che il professore definisce “egemone” a livello europeo.
L’asse franco-tedesco è tanto più necessario in un momento in cui la Francia è in difficoltà politica e l’Ue “fatica enormemente” a rispondere ai cambiamenti esterni, ha proseguito Orsina avvisando che ora la sfida “sarà quella di riuscire a riprendere i fili di uno sviluppo europeo, sicuramente nel campo della difesa ma anche in quelli della competitività e della crescita, e di riuscire a farlo ricostruendo un rapporto transatlantico forte”. Un aspetto per cui Merz, come atlantista ed europeista, è la persona ideale.
Opportunità per l’Italia
Esistono opportunità per l’Italia in questo contesto? Orsina ha evidenziato gli “interessi convergenti” tra i due Paesi, ma allo stesso tempo una possibile discrepanza tra Berlino e Roma: i risultati elettorali indicano che i tedeschi hanno “chiaramente capito la necessità di riarmarsi”, cosa che non vale per l’Italia. Secondo uno studio demoscopico Siena/Aspen solo il 17% degli italiani è a favore del riarmo, mentre il 31% è contro, ricorda il professore, evidenziando che in Germania è il contrario: meno del 20% vuole diminuire la spesa militare e il 45% la vorrebbe aumentare.
Cina, economia, innovazione: le sfide per l’Europa
Sul tema è intervenuto anche Maurizio Molinari, ex direttore di Repubblica: “Credo che il risultato di oggi sia molto importante per l’Europa, che torna a poter contare su una Germania con un cancelliere forte, un forte mandato politico, un importante quota di elettori tedeschi che confidano in lui. Avere una Germania solida significa per l’Europa affrontare meglio la sfida cinese”. Per capire il ruolo di traino esercitato dai tedeschi, il giornalista ha ricordato che è stata “la Germania uno dei primi Paesi europei a mandare le proprie navi nello Stretto di Taiwan. Poi Italia e Francia hanno seguito, ma il suo esempio è stato importante”.
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Poi i temi economici. “Bisogna rivedere le norme di concorrenza, dell’antitrust. Il problema è che le aziende tedesche dell’alta tecnologia non si possono coordinare con quelle francesi e italiane perché altrimenti interviene l’antitrust di Bruxelles a dividerle”, ha proseguito. “Ha ragione Draghi a dire al Parlamento europeo che dobbiamo essere una sola nazione sull’energia e sull’intelligenze artificiale, perché abbiamo bisogno di nuove norme sulla competizione che cambino quelle attuali consentendo all’Europa di competere con Cina e Stati Unit sull’alta tecnologia”, ha precisato.
“Sui dazi è chiaro che Trump li abbia scelti per sfidare Cina ed Europa. I Paesi più sulla linea del fuoco sono la Germania e l’Italia, che hanno il surplus maggiore. Noi avremmo bisogno di un negoziato europeo, che investirà inevitabilmente soprattutto Germania e Italia, per negoziare una politica sui dazi che unisca i Paesi occidentali nella competizione con la Cina”, ha detto ancora l’ex direttore di Repubblica.
L’agenda di Merz
“Credo che l’agenda di Merz con Trump avrà due priorità assolute: una riguarda l’Europa e l’altra il rapporto diretto tra il nuovo cancelliere tedesco e Donald Trump. Domani Macron sarà da Trump a mostrare che l’Europa si assume la responsabilità militare per la difesa dell’Ucraina, che ha sostanzialmente tre binari: l’invio di truppe sul terreno, l’aumento della spesa per la Difesa e la capacità di produrre armi. Queste sono le sfide dell’Europa e il terreno sui cui poter creare una nuova partnership con l’amministrazione Trump”, ha continua Molinari.
“Sull’invio di truppe, inglesi e francesi hanno il vantaggio dei tempi e hanno gli strumenti. Ma sugli altri due binari, il ruolo della Germania può essere determinante. Se Berlino facesse un passo verso la soglia del 5%, affiancandosi alla Polonia e creando con l’Italia un gruppo di Paesi di destra disposti ad accogliere la sfida di Trump, a quel punto l’Europa avrebbe una credibilità anche nei confronti di se stessa – ha spiegato Molinari – Ma per renderla reale, bisognerà produrre più hard power, più armamenti. Questo va detto con grande chiarezza: veniamo da una stagione in cui l’Europa non aveva quest’ambizione e a Bruxelles ci sono regolamenti che la scoraggiano. Superati questi ostacoli, la produzione di questi strumenti può essere guidata dalla Germania”.
Seconda sfida per Merz è il rapporto bilaterale Germania-Trump: “Quando Vance arriva a Monaco e apre all’Afd, fa quello che pensa Trump. Non riguarda specificatamente l’Afd, ma tutti i movimenti di protesta sul tema dell’immigrazione. Il nuovo cancelliere sarà capace di ingaggiare un dialogo con Trump sull’immigrazione clandestina? Questa la domanda”, ha concluso Molinari.