Cos’è la remigrazione, dalla Germania all’Italia la nuova parola d’ordine della destra radicale

Da tabù a mainstream, in molti Paesi i movimenti della destra radicale adottano il termine, tra accuse di razzismo e richieste di sicurezza
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Afd Congresso Riesa
Un momento del congresso di Riesa di Afd (dts News Agency Germany/Shutterstock/IPA/Fotogramma)

Un anno fa scatenava proteste in piazza a Potsdam (Germania). Ora la ‘remigrazione’ non solo è sdoganata ma è ufficialmente entrata nei programmi di governo. Su tutti, quello dell’estrema destra tedesca, sancito dal congresso di Alternative für Deutschland a Riesa lo scorso fine settimana. Anche Herbert Kickl, leader del partito più radicale in Austria, sostiene il concetto con forza, così come lo spagnolo Vox e il francese Reconquête. E la parola è arrivata anche in Italia.

Sembra passato un secolo da quel novembre 2023 quando un’inchiesta giornalistica di Correctiv scoprì una riunione segreta a Potsdam, in Germania, dove esponenti dell’estrema destra, tra cui alcuni di Afd, discussero di un piano per ‘remigrare’ 2milioni di persone. E usarono proprio questo termine.

Il progetto di Martin Sellner, leader del Movimento identitario austriaco, colpiva richiedenti asilo, non tedeschi con diritto di soggiorno e cittadini tedeschi “non assimilati”. All’epoca la notizia provocò sgomento e indignazione e fu seguita da manifestazioni di protesta in piazza; addirittura, Afd prese le distanze dai suoi membri che avevano partecipato all’incontro. In poco più di un anno, il clima è decisamente cambiato.

Cos’è la remigrazione

Senza troppi giri di parole, la remigrazione è una deportazione di massa. Il termine appartiene al lessico accademico e dello studio dei flussi migratori, ma ha perso ogni connotazione neutra nel momento in cui la destra se ne è appropriato per non chiamare ‘deportazione’, parola che al momento risulta ancora forte ma tra un altro anno chissà, quella che di fatto è un’espulsione forzata di massa da un Paese verso un altro. Insomma, la destra radicale ha iniziato a usare questo termine per rendere più accettabile un concetto che fino a poco tempo fa non era nemmeno pronunciabile ma che ora sta diventando sempre più mainstream.

In questa chiave politica, alla base della ‘remigrazione’ c’è la tesi – la cospirazione – della ‘Grande sostituzione etnica’, ovvero l’idea, razzista e antisemita, che ci sarebbe un piano per distruggere la civiltà occidentale attraverso il declino della natalità e le immigrazioni dal Medio Oriente e dall’Africa settentrionale.

Un concetto ben evidente anche nel manifesto del Partito della Libertà austriaco di Kickl (Fpö), secondo cui “la popolazione dello Stato viene gradualmente sostituita da un’immigrazione di massa permanente”.

Rimandare tutti indietro, dunque, consentirebbe di evitare la Grande sostituzione ad opera dei migranti: richiedenti asilo, immigrati con permessi di soggiorno a lungo termine, cittadini naturalizzati e infine i ragazzi nati nei Paesi europei da genitori stranieri.

Per chi la critica, la remigrazione è una forma soft di pulizia etnica.

Sul tema poi non poteva mancare il nuovo presidente degli Usa, Donald Trump, la cui seconda volta alla Casa Bianca inizierà ufficialmente il 20 gennaio. In piena campagna elettorale, a settembre, il tycoon ha scritto su X: “Come presidente porrò immediatamente fine all’invasione dei migranti in America. Fermeremo tutti i voli dei migranti, metteremo fine a tutti gli ingressi illegali… e riporteremo i migranti illegali di Kamala nei loro Paesi d’origine (nota anche come remigrazione)”.

In Germania: ‘Alice für Deutschland’, ‘Alles für Deutschland’

Per Afd – e altri partiti estremisti – tutti problemi della Germania derivano dall’immigrazione. Risolto quello, si torna alla grandezza imperiale. Ecco perché la remigrazione è l’unica cosa che possa “salvare il Paese”, afferma il movimento radicale, che ha ufficializzato il termine come programma di governo al Congresso di Riesa lo scorso fine settimana.

Il congresso ha anche ufficialmente lanciato la leader del partito Alice Weidel alla corsa per la cancelleria, tanto che si è chiuso con lo slogan ‘Alice für Deutschland’, riprendendo il nome del partito, che a sua volta strizza l’occhio in modo non troppo velato a un celebre slogan delle SA (la milizia paramilitare di Hitler): ‘Alles für Deutschland’, ‘Tutto per la Germania’.

Ma già durante la campagna elettorale per le elezioni di settembre in Turingia Afd aveva usato la parola nel suo slogan ‘Sommer, Sonne, Remigration’, declinato con sullo sfondo un aereo della ‘Deportation Airline’.

Riguardo i migranti, il punto più estremo del programma di Afd è che la remigrazione dovrebbe colpire non solo chi è entrato nel territorio tedesco illegalmente, ma pure i cittadini che non si integrano: anche se sono nati in Germania, anche se hanno la cittadinanza tedesca.

E ieri il partito ha fatto trovare 30mila falsi biglietti d’espulsione con data 23 febbraio (giorno delle elezioni nazionali, in cui al momento Afd è data al secondo posto) nelle cassette postali di altrettanti immigrati. Una mossa che ha scatenato proteste e su cui la polizia sta indagando per incitamento all’odio. Ma il partito sostiene che le richieste siano “legittime” e “conformi alla legge”, perché rivolte a persone che si trovano illegalmente in Germania.

Il messaggio, realizzato come un biglietto aereo, era indirizzato a un generico ‘immigrato illegale’ e diceva: “Solo la remigrazione può salvare la Germania“. Presente anche un QR code che rimandava al sito dell’Afd di Karlsruhe, dove si possono trovare le richieste del partito e fare donazioni.

In Austria Kickl: “Remigrazione degli stranieri non invitati”

In Austria la situazione è in mano a Herbert Kickl, leader del partito di estrema destra Fpö (Partito della Libertà), che due settimane fa è stato incaricato dal presidente Alexander Van der Bellen di formare il governo, dopo aver vinto le elezioni e dopo che il tentativo di mettere in piedi una coalizione anti-estrema destra è fallito. Il Partito popolare austriaco (Övp), in seguito al cambio del suo vertice, si è anzi detto disponibile a collaborare con Fpö.

Kickl, che guida un partito fondato nel1956 da ex ufficiali nazisti, è a favore della “remigrazione degli stranieri non invitati“. Una posizione in linea con l’idea del Partito delle Libertà di creare una ‘Fortezza Austria’ nella quale è impossibile esercitare il diritto d’asilo.

Il partito vorrebbe: sospendere il diritto d’asilo finché le domande rimarranno “al di sopra della media”, legalizzare i respingimenti alla frontiera, eliminare i ricongiungimenti familiari e prevedere sanzioni anche per i migranti, oltre che contro i trafficanti di esseri umani. E ancora, negare aiuti ai Paesi in via di sviluppo che rifiutano i rimpatri e ampliare l’elenco dei reati che possono determinare la revoca dello status di rifugiato.

“L’Austria non è un Paese di immigrazione”, afferma il manifesto del partito. Coerentemente, Kickl, “come cancelliere del Popolo”, intende avviare “la remigrazione di tutti coloro che calpestano il nostro diritto all’ospitalità”.

Fpö promette ‘tolleranza zero’ per “il rifiuto di integrarsi”, intendendo con ciò non solo la commissione di reati ma anche la “mancanza di rispetto” per il Paese, ovvero un concetto davvero vago, dunque ampliabile a piacimento.

A livello europeo, Fpö lo scorso giugno ha chiesto la creazione di un apposito commissario alla remigrazione e di una alleanza per la remigrazione con gli Stati membri che la pensano allo stesso modo. Nell’Europarlamento il partito fa parte del gruppo ‘Patrioti per l’Europa’, assieme a Fidesz di Viktor Orbán, Rassemblement National di Marine Le Pen, Vox e la Lega di Matteo Salvini.

Ora Kickl ha molte chances di diventare il prossimo cancelliere austriaco. E dunque di fare da apripista e mettere in pratica la remigrazione. Che non è così semplice da realizzare, in quanto cozza contro le norme europee e internazionali, che garantiscono l’accesso al processo di asilo e proibiscono le espulsioni collettive. Inoltre, il principio di non respingimento vieta di rimpatriare le persone in Paesi dove rischiano persecuzioni, torture e affini.

Ma d’altronde, sul sito di Afd si legge che “tra le persone provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan (la maggior parte dei richiedenti asilo in Austria, ndr), nei cui Paesi di origine i combattimenti sono in gran parte terminati, vediamo un grande potenziale di ‘remigrazione’”. Una posizione condivisa da Fpö che, come Afd, è un partito euroscettico e punta a far finire la “sottomissione dell’Austria ai tribunali internazionali”, secondo quanto c’è scritto nel suo manifesto.

In Italia è la Lega a introdurre la remigrazione

Anche in Italia il termine è entrato nel dibattito politico, ad opera della Lega. Il primo è stato Alessandro Corbetta, capogruppo al Consiglio regionale della Lombardia, che su facebook ha scritto che “è fondamentale iniziare a discutere seriamente di remigrazione”, dei clandestini ma anche di non vuole integrarsi.

L’ha seguito il deputato leghista Rossano Sasso che giovedì in scorso in Aula ha detto: “Dal Parlamento italiano un messaggio per chi odia l’Italia e viola la legge: remigrazione unica soluzione”. Un suo post su X poi ribadiva il concetto, peraltro facendone un discorso di compatibilità culturale più che di sicurezza.

In scia la Lega Giovani Como, che sabato scorso ha diramato un comunicato in cui chiede la “remigrazione anche per gli stranieri senza reati”.

Proponiamo con fermezza l’introduzione di un piano di ‘remigrazione‘ per tutti gli immigrati che delinquono o dimostrano un chiaro rifiuto di integrarsi nella nostra società”, recita il documento, da cui la Gioventù Nazionale Provinciale (i giovani iscritti a Fratelli d’Italia) ha preso le distanze, definendo ‘remigrazione’ un termine “sui generis”.

È evidente il richiamo a Afd da parte della Lega Giovani Como, che continua definendo la remigrazione “una misura di buon senso per ripristinare sicurezza, ordine e coesione sociale”. E aggiunge: “Il nostro Paese è aperto a chi rispetta le sue regole e si impegna a contribuire positivamente alla comunità. Ma non possiamo più tollerare chi, al contrario, sfrutta le opportunità offerte dall’Italia per seminare paura e destabilizzazione”.

Il comunicato è stato condiviso dalla Lega Giovani Lombardia, che su Instagram ha fatto sapere di essere a favore della remigrazione, ma solo per i “delinquenti stranieri”.