Arriva il 19° pacchetto di sanzioni contro Mosca (una stretta che va dal gas alle crypto)

Bruxelles approva nuove misure che toccano energia, finanza e movimenti diplomatici. Von der Leyen: “Un colpo al cuore dell’economia di guerra russa”.
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Il Consiglio Europeo ha approvato il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, che estende e inasprisce il regime restrittivo in vigore dal febbraio 2022. L’approvazione è arrivata dopo la rimozione del veto slovacco, che aveva bloccato il via libera politico. Le misure colpiscono non solo l’energia e la finanza, ma anche i circuiti paralleli di elusione, le piattaforme crypto, i soggetti di Paesi terzi e persino i movimenti dei diplomatici russi nello spazio Schengen.

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato di “un colpo al cuore dell’economia di guerra russa”.  Kaja Kallas, Alto rappresentante per la politica estera, ha precisato che “diventa sempre più difficile per Putin finanziare la guerra”.

1.     Stop al Gnl russo e stretta sulla flotta ombra

La misura più rilevante riguarda l’energia. Bruxelles introduce il divieto di importazione di gas naturale liquefatto (Gnl) proveniente dalla Russia, con due scadenze distinte: sei mesi per i contratti a breve termine e 1° gennaio 2027 per quelli pluriennali. Si tratta di un intervento che chiude l’ultima grande finestra commerciale rimasta a Mosca nel settore energetico europeo. Il Gnl era rimasto escluso dai precedenti pacchetti per evitare squilibri negli approvvigionamenti, ma il nuovo testo anticipa di fatto la fine delle importazioni previste dal piano RePowerEU.

Il pacchetto prevede anche l’inasprimento del divieto di transazioni con Rosneft e Gazprom Neft, due colossi di Stato già sanzionati. È inoltre inserita nella lista nera una holding del Tatarstan attiva nel comparto petrolifero, insieme a due raffinerie e un trader cinesi che continuano ad acquistare greggio russo.
Sul fronte marittimo, l’Ue colpisce la cosiddetta flotta ombra con 117 nuove navi sanzionate, portando a 557 il totale. Queste imbarcazioni, registrate con bandiere di comodo, vengono accusate di aggirare il tetto al prezzo del petrolio e di trasportare anche grano ucraino sottratto. Le nuove regole introducono un divieto di accesso ai porti europei, limitano i trasferimenti da nave a nave e vietano la riassicurazione dei cargo coinvolti.

Tra le società colpite compare anche Litasco Middle East DMCC, operatore con sede negli Emirati Arabi Uniti considerato il principale facilitatore del network marittimo di Lukoil.
Completano il capitolo energia i provvedimenti contro un grande operatore portuale dell’Estremo Oriente russo e un costruttore navale che lavora per Sovcomflot, la flotta di Stato.
È una strategia ad ampio raggio che colpisce non solo Mosca, ma anche i Paesi che ne sostengono i flussi commerciali.

2.     La stretta di Bruxelles su finanza e criptovalute

Il Consiglio introduce un pacchetto di misure finanziarie e digitali in risposta all’uso crescente delle criptovalute per aggirare i controlli. Bruxelles vieta ogni operazione con la stablecoin A7A5, un token digitale sviluppato con il sostegno del governo russo e impiegato, secondo i servizi europei, per finanziare attività legate alla guerra.

Il divieto riguarda sia gli sviluppatori e l’emittente kirghiso della moneta, sia la piattaforma su cui avvengono le principali transazioni. È la prima volta che una criptovaluta viene formalmente inserita in un pacchetto di sanzioni Ue.

Oltre al blocco crypto, vengono sanzionate otto banche e operatori petroliferi di Paesi terzi — tra cui entità di Kirghizistan, Tagikistan, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong — accusati di facilitare pagamenti verso la Russia. Cinque istituti russi entrano anch’essi nella lista: Istina, Zemsky Bank, Absolut Bank, MTS Bank e Alfa Bank. Le restrizioni si estendono a quattro banche di Bielorussia e Kazakhstan, coinvolte in reti di messaggistica finanziaria condivise con Mosca.

Un’altra novità è il divieto per operatori europei di intrattenere rapporti con i sistemi di pagamento russi Mir e SBP, le piattaforme nazionali che sostituiscono Visa e Mastercard dopo l’uscita delle società occidentali.
Infine, vengono imposte limitazioni economiche a nove zone economiche speciali russe, considerate centrali per la produzione di beni a duplice uso. L’obiettivo è tagliare i canali di finanziamento alternativi che Mosca ha costruito fuori dal sistema bancario tradizionale e impedire che Paesi terzi si trasformino in zone franche per l’evasione delle sanzioni.

3.     Nuove regole per diplomatici e responsabilità sui minori

Per la prima volta, l’Unione europea interviene anche sui movimenti dei diplomatici russi. D’ora in poi, chi viaggia nello spazio Schengen al di fuori del Paese di accreditamento dovrà informare in anticipo lo Stato membro interessato.
Gli Stati potranno inoltre imporre un’autorizzazione preventiva per l’ingresso di diplomatici titolari di visti rilasciati da altri Paesi Ue. L’obiettivo è aumentare la sorveglianza su un’attività diplomatica che, secondo diversi servizi di sicurezza, copre spesso missioni di intelligence e operazioni di influenza politica.
Parallelamente, Bruxelles rafforza la risposta alle deportazioni di bambini ucraini. Le autorità di Kiev stimano che quasi 20 mila minori siano stati trasferiti con la forza in Russia o nei territori occupati.
L’Ue aggiunge 11 persone alla lista dei responsabili e introduce un nuovo criterio di sanzionabilità per chi partecipa a programmi di assimilazione culturale e “rieducazione militare” dei minori.
Il Consiglio parla apertamente di “responsabilità diretta” per i casi di deportazione e adozione forzata. È un capitolo che finora aveva avuto scarso spazio nei pacchetti sanzionatori, ma che assume ora una dimensione politica autonoma, anche alla luce del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale contro funzionari russi coinvolti.

4.     Stretta su export e innovazione

Il nuovo pacchetto estende anche le restrizioni commerciali e tecnologiche.
Sono state identificate 45 nuove entità che sostengono l’apparato militare russo fornendo componenti elettronici, macchine utensili a controllo numerico, droni e tecnologie dual use.
Tra queste, 17 si trovano fuori dalla Russia: dodici in Cina (compresa Hong Kong), tre in India e due in Thailandia. Tutte saranno soggette a limiti severi sull’export di materiali tecnologici e componenti elettronici.
La lista dei beni vietati all’esportazione si allarga a nuovi metalli, leghe, prodotti chimici, ossidi, gomme e materiali da costruzione, elementi considerati strategici per l’industria militare russa.
Bruxelles vieta inoltre l’acquisto e il trasferimento di idrocarburi aciclici, materie prime che garantiscono a Mosca introiti significativi.

Nel pacchetto rientra anche la maggiore compagnia aurifera russa, inserita per ridurre un’altra fonte di valuta pregiata che il Cremlino utilizza per aggirare le sanzioni finanziarie. Dopo il calo dei ricavi energetici, l’oro è diventato un canale alternativo per ottenere liquidità sui mercati asiatici e mediorientali. La Russia è tra i principali produttori mondiali e, negli ultimi anni, ha usato reti di intermediari e società offshore per continuare a vendere metallo all’estero nonostante i divieti.

Sul fronte dei servizi, diventa obbligatoria un’autorizzazione preventiva per ogni prestazione fornita al governo russo. Si restringe anche la possibilità di offrire servizi legati all’intelligenza artificiale, al calcolo ad alte prestazioni e ai sistemi satellitari commerciali.

Un ulteriore divieto riguarda il turismo: operatori europei non potranno più organizzare attività turistiche in Russia.

Le stesse limitazioni vengono estese alla Bielorussia, con cinque nuove persone colpite e un allineamento delle misure commerciali a quelle già applicate a Mosca, inclusi i servizi crypto e i software per il settore bancario e aerospaziale.

Tra diplomazia e frizioni, la prova di coesione dell’Ue

La discussione sul 19° pacchetto ha messo ancora una volta in luce le fratture interne dell’Unione. Per giorni la Slovacchia ha tenuto bloccata la procedura, preoccupata per le ricadute economiche e i contratti di fornitura in corso. Il premier Robert Fico, contrario a un nuovo irrigidimento delle misure, ha ribadito che l’Ue deve “proteggere i cittadini europei dai rincari, non punirli”. L’intesa è arrivata solo dopo una notte di trattative coordinate da Copenaghen, con un compromesso che concede a Bratislava margini di flessibilità e accesso ai fondi per la transizione energetica.

Il caso slovacco non è isolato. Riflette la frattura, ormai strutturale, tra i Paesi che spingono per una linea dura e quelli che temono le ricadute economiche interne. La dipendenza energetica di alcuni Stati dell’Est e la diversa velocità della transizione verde mettono spesso i governi su binari divergenti. L’Austria ha espresso preoccupazione per l’impatto sul proprio hub di Gnl, mentre l’Ungheria continua a definire le sanzioni “autolesioniste”.

Per Bruxelles, che deve fare i conti con il vincolo dell’unanimità, ogni pacchetto diventa una partita di diplomazia interna. Si negozia a oltranza, tra pressioni economiche e divergenze politiche, in un equilibrio fragile che tiene solo finché tutti trovano qualcosa da poter rivendicare in patria.
“È un passo necessario per privare la Russia dei mezzi economici con cui continua la guerra. Ogni euro sottratto alla Russia è un euro in meno per finanziare l’aggressione”, ha ricordato Kaja Kallas. Una frase che vale anche come messaggio agli alleati: non è il momento di allentare la presa, soprattutto ora che Washington ha inasprito le proprie misure sul petrolio russo.
La risposta di Mosca è arrivata quasi in tempo reale. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha liquidato il nuovo pacchetto come “fallimentare” e accusato Bruxelles di “colpire se stessa”. Secondo lei, la capacità dell’Unione di estendere le restrizioni sarebbe “ormai esaurita”, e la Russia “risponderà nel modo più adeguato ai propri interessi”.

A Kiev, al contrario, il pacchetto è stato letto come un segnale politico forte. Volodymyr Zelensky lo ha definito “una decisione importante che deve incoraggiare altri Paesi a fare lo stesso”. Ha chiesto di continuare a colpire la flotta ombra e le reti che permettono a Mosca di aggirare le sanzioni.