Auto Ue, da gennaio “dialogo strategico”. Kallas avverte Trump, “In caso di dazi, la Cina se la ride”

A margine del Consiglio Ue, von der Leyen apre implicitamente a chi chiede una revisione del Regolamento Auto
2 giorni fa
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Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen (IPA/Fotogramma)

Dialogo strategico. Sono queste le due parole scelte da Ursula von der Leyen per descrivere le mosse di Bruxelles sulla crisi dell’automotive che ha colpito le case automobilistiche europee. A margine del Consiglio Ue del 18 dicembre, la presidente della Commissione europea ha, tra le linee, aperto a chi chiede una revisione del Regolamento Auto.

Von der Leyen: “Il futuro dell’automotive sia in Europa”

A margine del primo Consiglio dell’era Costa, sono stati diversi gli interventi sulla crisi dell’auto in Ue. “L’industria automobilistica è un orgoglio europeo ed è fondamentale per la prosperità dell’Europa. Promuove l’innovazione, sostiene milioni di posti di lavoro ed è il più grande investitore privato in ricerca e sviluppo“, ha detto von der Leyen annunciando che da gennaio sarà avviato un “dialogo strategico” sul futuro dell’industria automobilistica in Europa.

La questione sul tavolo è sempre la stessa: conciliare le esigenze green con quelle di competitività. Se fino ad ora, nonostante l’opposizione delle associazioni di settore e di diversi Paesi membri (Italia in primis), Bruxelles ha puntato tutto sul passaggio al motore elettrico dal 2035, ieri von der Leyen ha sottolineato l’esigenza di una strategia diversificata: “Ogni settore ha esigenze uniche ed è nostra responsabilità creare soluzioni su misura che siano allo stesso tempo pulite e competitive”, ha detto l’ex ministro della Difesa tedesca.

Il successivo comunicato della Commissione rende più chiaro il quadro ancora più chiaro: “Mentre l’industria automobilistica europea e i suoi fornitori attraversano una transizione profonda e dirompente, il dialogo strategico progetterà strategie e soluzioni concrete per sostenere la competitività globale della produzione automobilistica in Europa” e si concentrerà “su promuovere l’innovazione e la digitalizzazione guidate dai dati, sulla base di tecnologie lungimiranti come l’intelligenza artificiale e la guida autonoma; sostenere la decarbonizzazione del settore, in un approccio tecnologico aperto”.

Una strategia che ricorda da vicino quanto dichiarato dal Ceo di Reinova, Giuseppe Corcione, ad Eurofocus. In quella occasione, il manager indicava quanto fosse imprecisa la narrazione sul tema: il problema non sono le norme green di Bruxelles, ma la scarsa implementazione software nelle auto prodotte in Ue perché “produciamo veicoli elettrici scimmiottando quelli tradizionali”.

Per approfondire: Crisi auto Ue? Il problema è nei software

Schlein: “Un fondo ue per non soccombere alla Cina”

A margine del pre-consiglio europeo a Bruxelles, anche la segretaria del Pd Elly Schlein si è schierata sulla crisi del settore: “Non siamo disposti ad accettare di sostituire il Next Generation Eu con bond europei volti unicamente alle spese militari. Chiediamo che il Next Generation Eu continui e si rafforzi. In questa sede ho chiesto ai colleghi socialisti di batterci insieme per un fondo europeo sull’automotive, un settore che è profondamente in crisi in tutta Europa”.

La tensione commerciale con Pechino resta alta e l’Ue rischia di restare isolata anche da Occidente, dove il prossimo presidente Usa, Donald Trump, ha più volte minacciato dazi anche verso gli ‘alleati’ europei. In questo contesto, Schlein sostiene implicitamente la strategia Draghi: solo con una maggiore coesione, l’economia europea può evitare di soccombere. “Per accompagnare la conversione ecologica e affrontare i cambiamenti climatici – dice la segretaria Pd – abbiamo bisogno di investimenti comuni che puntino alla produzione necessaria per non soccombere alla competizione con le auto elettriche cinesi ma avere finalmente un piano industriale europeo”.

Kallas: “Guerra commerciale Ue-Usa? Pechino se la ride”

Ancora non è chiaro cosa farà Donald Trump una volta tornato alla Casa Bianca (20 gennaio). Secondo alcuni analisti, le sue minacce commerciali potrebbero essere una ‘strategia della paura’ per poter ricorrere al debito pubblico senza particolari conseguenze sui mercati finanziari. D’altra parte i Ventisette e le istituzioni europee stanno già lavorando ad una strategia per non farsi cogliere impreparati nel caso in cui i dazi vengano effettivamente applicati da Washington.

Mentre l’Ue si prepara alle mosse (o all’inerzia) di Trump, l’Alta Rappresentante Ue Kaja Kallas lancia un ulteriore appello al tycoon: “Non ci sono vincitori nelle guerre commerciali. Questo è molto chiaro. Se iniziamo ad avere una guerra commerciale con gli Stati Uniti, penso anche che gli americani non ne trarranno beneficio. Dobbiamo stare molto, molto attenti. Se guardiamo alla Cina, allora dovremmo restare uniti, intendo Europa e Stati Uniti. Se siamo in una guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, a ridere a crepapelle è la Cina“.

Intanto, subito dopo la sua rielezione, Donald Trump ha invitato anche Xi Jinping alla cerimonia del 20 gennaio. Un altro segnale da decriptare per l’Unione europea.