La Russia sarebbe pronta a colpire, l’Europa non è pronta a difendersi. Questo emerge da una serie di documenti segreti pubblicati dal Financial Times: negli ultimi anni il Cremlino avrebbe addestrato la propria marina militare per colpire l’Europa con i missili nucleari.
Il piano della Russia per attaccare l’Europa
I piani vengono ritenuti attendibili da molti esperti e prevederebbero di colpire non solo strutture militari, ma anche siti civili e infrastrutture critiche dell’Alleanza sparse tra Germania, Francia, Regno Unito e Norvegia, tra cui la base navale di Bergen. I primi siti in target russo sarebbero almeno 32.
I piani disvelati dal quotidiano britannico sono relativi al periodo 2008-2014, ma, dopo aver esaminato i documenti, gli analisti ritengono che siano ancora attuali e coerenti con le valutazioni fatte dalla Nato negli scorsi mesi.
Emerge chiaramente come la strategia russa sia quella di colpire con “massicci attacchi missilistici da varie direzioni” sfruttando “l’elevata manovrabilità” della marina per sferrare “colpi improvvisi e preventivi”. Non solo: dai documenti emerge che le armi nucleari andrebbero “usate in combinazione con altri mezzi di distruzione” per aumentare i danni e raggiungere velocemente i piani del Cremlino.
La Russia ha trasportato missili vicino alle nostre coste
Persino in tempi di pace, prima di aggredire l’Ucraina nel febbraio 2022, la Russia avrebbe potuto attaccare l’Europa. Anche senza volerlo esplicitamente. Il Financial Times, infatti, scrive che “la Russia ha mantenuto la capacità di trasportare armi nucleari su navi di superficie, una capacità che, secondo gli esperti, comporta notevoli rischi aggiuntivi di escalation o incidenti”.
Praticamente, in questi anni Mosca avrebbe trasportato missili con testate nucleari non lontano dalle coste europee nonostante l’elevato rischio di incidenti e di ricadute catastrofiche sulla popolazione.
L’Europa non è pronta a difendersi
Già a maggio, la Nato aveva lanciato l’allarme: se la Russia dovesse lanciare un attacco missilistico su larga scala sull’Europa centrale e orientale, la capacità di difesa dei Paesi Ue coprirebbe appena il 5% del fabbisogno. Stime che, unite ai piani d’attacco rivelati oggi, ricordano quanto sia urgente per l’Unione dotarsi di un esercito comune.
La questione dello scudo aereo europeo è sul tavolo dell’Alleanza e dell’Unione europea dall’inizio della guerra in Ucraina. Inoltre, come denunciato dal Financial Times, proprio gli Stati Ue più esposti al rischio di aggressione russa (Paesi baltici e Polonia) sono quelli che soffrono di una maggiore carenza di sistemi di difesa aerei adeguati.
“Molti Stati europei possiedono ancora attrezzature – alcune delle quali di origine sovietica – inadeguate sia in termini qualitativi che quantitativi per difendersi dalle varie capacità missilistiche della Russia”, scriveva il think tank Swp. Da qui la richiesta di uno scudo europeo da parte dei Paesi più esposti. Una richiesta verso cui la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è subito dichiarata favorevole. Finora, però, le spaccature interne all’Ue hanno rallentato questo piano, che forse potrebbe trovare una nuova accelerazione dopo la notizia di oggi.
Negli ultimi anni, la crescente aggressività della Russia ha sollevato interrogativi fondamentali sulla sicurezza in Europa. La rivelazione del Financial Times riguardo ai piani russi ha riacceso il dibattito sulla necessità di una difesa comune europea. La sicurezza del continente non può più dipendere esclusivamente dalla NATO, ma richiede un approccio più integrato e autonomo da parte dell’Unione Europea.
La necessità di una difesa comune
La Commissione europea ha più volte sottolineato l’importanza di una difesa comune. In un documento del 2022, si affermava che “la sicurezza dell’Europa deve essere garantita da una maggiore cooperazione tra gli Stati membri”. Questo approccio è stato ulteriormente rafforzato dalla creazione del Fondo europeo per la difesa, che mira a finanziare progetti di ricerca e sviluppo nel settore della difesa. Nonostante questi sforzi, però, la capacità di difesa dell’Ue rimane frammentata e insufficiente.
Relazione tra NATO e forze europee
La NATO, con i suoi 30 membri, rappresenta la principale alleanza militare in Europa. Tuttavia, la dipendenza dell’Europa dalle forze NATO per la sua sicurezza è messa sempre più in discussione. Secondo i dati, gli Stati Uniti forniscono circa il 70% delle capacità militari della NATO, il che significa che, in caso di conflitto, l’Europa potrebbe trovarsi a fronteggiare una crisi di capacità. Inoltre, le forze europee sono spesso inadeguate e mal coordinate: il rapporto “European Defence Matters” del 2023 ha evidenziato che solo il 30% delle forze armate europee è effettivamente pronto per le operazioni, mentre il resto è impegnato in missioni di pace o non è sufficientemente equipaggiato.
Cosa deve fare l’Ue per rispondere alla Russia?
La Russia ha dimostrato di avere una capacità militare significativa, con oltre 1.000.000 di soldati attivi e un arsenale nucleare che la rende una potenza temibile. Inoltre, Mosca ha investito massicciamente nella modernizzazione delle sue forze armate, aumentando la sua capacità di proiezione di potere nei Paesi vicini. In caso di un attacco coordinato, le forze NATO potrebbero non avere il tempo necessario per dispiegarsi efficacemente. Secondo stime recenti, ci vorrebbero almeno 30 giorni per mobilitare le forze dell’Alleanza in risposta a un attacco russo, un lasso di tempo che, in guerra, è una eternità.
Dunque, in caso di attacco russo l’Europa avrebbe un doppio, grave, problema: la difesa sarebbe insufficiente non solo nei numeri, ma anche nei tempi. Lo sa bene il generale francese Bertrand Toujouse secondo cui l’Ue deve immediatamente semplificare la burocrazia militare.
L’appello dei politici e il monito della Germania
La difficoltà del trasporto militare attraverso l’Europa è emersa chiaramente nella primavera del 2022, quando l’esercito francese ha schierato un battaglione in Romania in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. “Abbiamo scoperto l’entità della burocrazia amministrativa. C’è una guerra in Ucraina, ma i funzionari doganali spiegano che non hai il tonnellaggio giusto per ciascun asse e che i tuoi carri armati non possono attraversare la Germania,” ha ricordato Toujouse a POLITICO, aggiungendo come tutto questo sia “semplicemente incredibile.”
In questi anni i politici hanno chiesto più volte di rafforzare la difesa europea. “L’Europa deve diventare un attore di sicurezza autonomo”, ha detto il presidente francese Macron, così come Olaf Scholz, che ha dichiarato: “La nostra sicurezza dipende dalla nostra capacità di agire insieme e di rafforzare le nostre forze armate”. Laconica la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Una difesa comune europea non è solo un’opzione, ma una necessità“.
Intanto, la Germania si prepara allo scenario peggiore, e non esclude la possibilità di reintrodurre la leva militare obbligatoria, seppure non sono ancora definiti i meccanismi. A giugno, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, ha messo in guardia il Parlamento: la Germania deve essere pronta alla guerra entro il 2029.