L’Europa è impreparata ad affrontare le crisi più gravi. Un problema dalle molte cause e dalle molte facce, affrontate nel Rapporto Niinistö sulla preparazione e la prontezza dell’Europa in materia civile e di difesa, presentato oggi dall’ex premier finlandese Sauli Niinistö.
Una relazione chiesta sette mesi fa dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per fare il punto sulle sfide a cui l’Europa può andare incontro e su cosa le serva per essere meglio preparata agli shock futuri. Il Rapporto va ad affiancare altre relazioni volute dalla tedesca, quella sulla competitività e quella sul mercato unico, andando a delineare parte della priorità dell’Unione nei prossimi anni. E la scelta di Niinistö, una figura centrale nel processo di adesione del Paese nordico alla Nato in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, è sicuramente indicativa per quanto riguarda le tematiche della difesa.
Europa impreparata a una nuova realtà instabile
Il verdetto di Niinistö è pesante: “Nonostante le misure adottate negli ultimi anni per migliorare la preparazione, l’Ue e i suoi Paesi membri non sono ancora completamente preparati per gli scenari di crisi intersettoriali o multidimensionali più gravi”.
Alla base c’è un problema di mentalità, che va cambiata: “La preparazione deve diventare parte della logica di fondo di tutte le nostre azioni e affrontare l’intero spettro delle minacce e dei rischi”, ha detto von der Leyen nel presentare l’ex premier e il suo rapporto.
L’Europa infatti deve “prepararsi agli scenari peggiori“.
Che non sono così lontani e remoti come potevamo pensare anche solo cinque anni fa. Il Covid, la guerra in Ucraina e il cambiamento climatico si sono abbattuti (anche) sull’Europa, che forse si pensava immune da certi eventi, col risultato che il blocco deve risvegliarsi “a una nuova realtà instabile”, avverte Niinistö. Questi shocki, infatti, sottolinea la relazione, “sono collegati da cause profonde che indicano un periodo prolungato di alto rischio e profonda incertezza per l’Ue”.
Anche von der Leyen nel suo intervento ha sottolineato come stiamo scoprendo che “le grandi crisi degli ultimi anni non sono né isolate né transitorie”. E che, se finora abbiamo reagito, ora occorre andare oltre. In una parola, prepararsi.
Le crisi già in atto e i rischi futuri
Come quelle in corso stanno mostrando, anche le crisi future possono assumere diversi volti: sanitari, di sicurezza, ambientali, tutti sempre più impattanti sulle nostre vite di ogni giorno. Non a caso VDL nel suo intervento fatto riferimento alla tragica situazione in Valencia e in Spagna di questi giorni, dove forti alluvioni hanno provocato morti, sfollati e distruzione: “Questa è la drammatica realtà del cambiamento climatico. E dobbiamo prepararci ad affrontarlo, in tutta la nostra Unione e con tutti gli strumenti a nostra disposizione”.
Il rapporto esamina i grossi shock degli ultimi anni. Quanto al primo, “la pandemia di Covid-19 è stata una crisi di una natura e di una portata per cui tutti gli Stati membri e l’Ue nel suo insieme non erano sufficientemente preparati”. Ma non possiamo dire di essercela cavati una volta per tutte, afferma la relazione: “Un’altra pandemia rimane una possibilità concreta a cui prepararsi, data la possibilità di trasmutazioni di virus animali e l’accelerazione dell’innovazione biotecnologica che facilita lo sviluppo di agenti patogeni sintetici”.
E ancora, “l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia ha dimostrato che ci vogliono due persone per mantenere la pace, ma solo una per iniziare una guerra e ha anche sottolineato la percezione di lunga data di Putin secondo cui l’Occidente e i popoli occidentali sono deboli”.
Eppure, “l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di ogni Stato membro sono inestricabilmente legate. Se la sicurezza o la sovranità di uno Stato membro viene violata, ciò riguarda direttamente gli altri 26 e l’Unione nel suo complesso”, si legge nel rapporto.
Quanto al clima, “i crescenti danni causati da eventi meteorologici estremi stanno costringendo gli europei a chiedersi non solo come il cambiamento climatico influenzerà le generazioni future, ma anche a cosa dobbiamo prepararci oggi“.
Ma i rischi non si esauriscono qui, come ha evidenziato VDL. L’Europa dovrà fronteggiare:
• attacchi ibridi sotto molteplici forme: disinformazione, strumentalizzazione dei migranti, attacchi informatici, sabotaggio
• attacchi infrastrutturali: un clic può spegnere le reti elettriche e far precipitare intere città nel buio
• attacchi economici, come le interruzioni della catena di approvvigionamento
• attacchi militari, a partire dalla guerra in Ucraina.
Come prepararsi al peggio
Il Report Niinistö propone di agire su più fronti.
Famiglie autosufficienti per almeno 72 ore
Innanzitutto, l’Ue deve realizzare “campagne informative coordinate” e “investire congiuntamente nell’educazione al rischio dei cittadini” oltre che nella “sicurezza informatica, rischi di catastrofe e disinformazione”, in modo da “garantire che le famiglie in tutta l’Unione siano preparate per un’autosufficienza di base minima di 72 ore in diversi tipi di emergenze e tenendo conto delle differenze nazionali”.
Ma sono soprattutto due le lacune nella strategia di preparazione europea: la mancanza di un piano chiaro in caso di aggressione armata contro uno Stato membro e l’assenza di una capacità pienamente operativa di coordinare e agire insieme.
In altre parole, la preparazione non può essere costruita a compartimenti stagni, richiede interazione. E questo, avvisa von der Leyen, sarà al centro della strategia dell’Unione per la preparazione che la nuova Commissione e il nuovo AR/VP (l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione) presenteranno.
Un’intelligence comune
Perciò il Rapporto Niinistö propone di creare un organismo di intelligence comune, precisando che si affianchi e non sostituisca gli Stati membri e le loro agenzie di spionaggio, con la mission di raccogliere informazioni specifiche sulle minacce esterne che colpiscono l’Unione europea nel suo complesso e “soddisfare le esigenze strategiche e operative”.
Un organismo del genere attualmente in Europa non esiste, il che significa gli Stati membri procedono in modo sparso e a volte alla cieca, con informazioni slegate che non vengono condivise e senza la possibilità di ricomporre l’ampio puzzle che è oggi il mondo. A tal proposito, Niinistö propone di ampliare i poteri del Centro Ue di situazione e di intelligence (EU INTCEN), che si occupa di analisi strategica ed è nato dall’esperienza antiterrorismo, e di coinvolgervi le delegazioni diplomatiche dell’Unione europea.
Il Rapporto propone anche la possibilità, già chiesta dai Paesi dell’Europa centrale, di imporre restrizioni ai diplomatici ritenuti una minaccia e raccomanda di aumentare gli stanziamenti della Banca europea per gli investimenti nel settore della difesa.
Più spesa per la difesa, la sicurezza e la preparazione alle crisi
E qui si viene al contestato e contrastato tema dei fondi. Secondo Niinistö, il 20% del bilancio dell’Unione europea – che attualmente ammonta a circa 1.000 miliardi di euro in sette anni – dovrebbe essere “destinata alla sicurezza, alla difesa e alla preparazione alle crisi dell’Ue”. “Le minacce non si fermano ai nostri confini, ma si propagano a cascata tra i settori interconnessi della nostra economia”, sottolinea aggiungendo che anche gli Stati membri “dovrebbero destinare una certa percentuale dei loro fondi alla difesa”.
Un aspetto questo molto rilevante, soprattutto a pochi giorni dalle elezioni Usa dove l’ipotesi di un secondo mandato Trump evoca l’abbandono da parte degli Usa del sostegno finanziario all’Ucraina e alla Nato.
“Se non facciamo tutto il possibile per la nostra sicurezza, non possiamo aspettarci che altri lo facciano per noi“, avvisa l’ex premier finlandese, ricordando anche che “gli attuali finanziamenti disponibili dal bilancio dell’Ue per le spese legate alla difesa sono al di sotto di quanto necessario alla luce del contesto strategico. Questo è un segnale importante per gli Stati Uniti e altri partner chiave”.
La guerra in Ucraina poi ha evidenziato le grosse lacune nelle capacità militari e di difesa dell’Europa, per superare le quali, secondo stime della Commissione, serviranno circa 50 miliardi di euro nel prossimo decennio. Basti pensare che quest’anno, la spesa per la difesa della Russia è in procinto di superare gli importi collettivi di tutti gli Stati membri europei messi insieme, come ha spiegato von der Leyen.
Niinistö raccomanda perciò una riorganizzazione dei diversi strumenti di bilancio per mettere in campo “un pacchetto coerente, con livelli di finanziamento commisurati alla portata e alla complessità delle sfide in evoluzione”.
L’Ue dovrebbe anche “sviluppare incentivi mirati per aumentare l’attrattiva delle carriere nella difesa, nella sicurezza e nella risposta alle emergenze tra le giovani generazioni, collaborando con i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro”, oltre a condividere “le migliori pratiche in relazione ai modelli di servizio nazionale e di leva, ai programmi educativi, alla creazione di sistemi di riserva funzionanti”.
Necessario agire, anche solo tra gli Stati disponibili
Niinistö è consapevole che “molte delle proposte avanzate in questo rapporto saranno senza dubbio difficili da concordare tra gli Stati membri” ma “dovremmo essere aperti a lanciare nuove iniziative che migliorino la preparazione, ove necessario solo tra gli Stati membri disponibili, per consentire un’azione più rapida”.
Un’eco delle parole di von der Leyen, secondo cui “dobbiamo intensificare i nostri sforzi, sapendo che prepararsi al peggio può aiutare a prevenire che accada”.