La procedura d’infrazione per deficit eccessivo avviata tre settimane fa nei confronti dell’Italia e di altri sei Paesi va avanti: ieri la Commissione europea ha fatto sapere di aver confermato che l’avvio del procedimento era giustificato, in seguito al parere espresso dal Comitato economico e finanziario riguardo lo stato di eccessivo disavanzo nei sette Stati membri.
La Commissione ha dunque trasmesso le decisioni al Consiglio, che ora dovrà esprimersi e adottare una propria raccomandazione sul percorso di aggiustamento e sul termine per porre fine alla situazione di extra-deficit da parte dei Paesi coinvolti.
Sul banco degli ‘imputati’ ci sono Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.
In Italia record europeo di deficit, in Francia occhi sulla sinistra
L’Italia, in particolare, nel 2023 ha registrato la performance peggiore di tutti i 27 Paesi membri dell’Unione, con un rapporto debito pubblico/Pil del 7,4%, sopra il 137% del Pil.
Per questo, l’avvio della procedura di infrazione non è stata certamente una sorpresa, tanto che il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva commentato la cosa sottolineando come l’Italia avesse iniziato un percorso di “responsabilità della finanza pubblica sostenibile” e che “non sarà necessaria una manovra lacrime e sangue”.
Grande incognita poi per la situazione della Francia, dove le elezioni lampo indette dal presidente Emmanuel Macron dopo la débâcle delle europee hanno visto domenica scorsa vincere a sorpresa la coalizione di sinistra, il Nouveau Front Populaire, e restituire un’Assemblea nazionale senza maggioranza, frammentata.
E mentre il titolare dell’Eliseo è ora alle prese col difficile rebus di chi indicare come primo ministro e quale maggioranza sarà possibile tra soggetti politici con vedute molto diverse, mercati e istituzioni europee sono preoccupati per le promesse pre-voto fatte proprio da NFP: promesse ‘scassabilancio’ che prevedono il taglio delle tasse e l’aumento della spesa per il welfare e che, se realizzate, andrebbero a incidere su un bilancio che parte già scassato. Per i nostri cugini, infatti, il deficit delle finanze pubbliche nel 2023 si è attestato al 5,5%, pari al 110,6% del Pil.
Cos’è una procedura d’infrazione
La procedura d’infrazione ha lo scopo di garantire il rispetto e l’effettività delle norme comuni ed è rivolta allo Stato nel suo complesso. Quando ritiene che un Paese membro non abbia rispettato uno degli obblighi imposti dal diritto dell’Unione, la Commissione europea avvia una procedura di infrazione. È l’unico organo dell’Ue a poterlo fare, attraverso una lettera di messa in mora dopo la quale il Paese interessato ha due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni. Se non lo fa o lo fa in modo inadeguato, la Commissione può emettere un parere motivato con il quale cristallizza l’inadempimento contestato e diffida lo Stato a porvi fine entro una certa data.
Se lo Stato in questione non si adegua, la Commissione può presentare ricorso alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee e parte allora la fase del ‘contenzioso’. Se la Corte accerta l’inadempimento dello Stato, questo dovrà agire per porre fine all’infrazione.
La Corte può anche comminare delle sanzioni commisurate alla gravità e alla durata dell’infrazione e alla necessità di garantire l’efficacia dissuasiva della misura. Le sanzioni sono pecuniarie, con una penalità di mora giornaliera che varia da Paese e Paese – e che per l’Italia è calcolata a 8.505,11 euro – e una somma forfettaria, anch’essa variabile – e pari per l’Italia a 7.038.000 euro.