Nel contesto della crisi ucraina, l’inaspettato viaggio del primo ministro ungherese Viktor Orbán in Cina rappresenta un significativo sviluppo nella diplomazia internazionale. La missione, soprannominata “Missione di Pace 3.0” dallo stesso Orbán, ha visto il primo ministro ungherese incontrare il presidente cinese Xi Jinping a Pechino, subito dopo aver visitato Mosca e Kiev. Questo tour diplomatico solleva interrogativi cruciali sul ruolo di Orbán e della Cina nel contesto delle tensioni tra Russia e Ucraina.
Il primo ministro ungherese ha dichiarato di voler promuovere una soluzione pacifica al conflitto, ma le sue azioni hanno suscitato reazioni contrastanti tra i leader dell’Unione Europea. La visita a Pechino arriva proprio mentre Orbán assume la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, un ruolo che dovrebbe rafforzare la coesione e la cooperazione all’interno del blocco, ma che rischia invece di amplificare le divisioni.
Orbán e Xi Jinping: un’intesa controversa
Orbán ha dichiarato che la Cina è una potenza chiave nella creazione delle condizioni per la pace nel conflitto tra Russia e Ucraina, motivando così il suo incontro con Xi solo due mesi dopo la visita del leader cinese a Budapest. Questo riconoscimento della Cina come mediatore principale è in netto contrasto con la posizione di molti leader occidentali, che vedono Pechino come un alleato strategico di Mosca e non come un mediatore imparziale.
Xi ha espresso il suo sostegno alla missione di pace di Orbán, sottolineando l’importanza di un cessate il fuoco immediato e di una soluzione politica alla crisi. Tuttavia, questa posizione è vista con sospetto dagli alleati occidentali, che temono che un cessate il fuoco senza il ritiro delle truppe russe possa consolidare le conquiste territoriali di Mosca.
Una missione di pace o una mossa di disturbo?
Le visite di Orbán a Kiev e Mosca, seguite dal viaggio a Pechino, hanno sollevato dubbi sulla reale intenzione della sua missione. Orbán ha descritto il suo viaggio come la terza fase di una “missione di pace”, nonostante non abbia ottenuto il sostegno della Commissione Europea né del governo ucraino.
Orbán, noto per le sue posizioni filorusse e critico dell’assistenza militare occidentale all’Ucraina, ha incontrato Xi Jinping al Diaoyutai State Guest House a Pechino. L’incontro, annunciato solo all’ultimo momento, ha suscitato critiche e perplessità tra i leader dell’Unione Europea. La missione di pace di Orbán non gode infatti del sostegno della Commissione Europea né dell’Ucraina stessa, e viene percepita come un tentativo di legittimare posizioni vicine a quelle del Cremlino.
Sebbene Orbán affermi di cercare la pace, la sua vicinanza a Vladimir Putin e Xi Jinping suggerisce che potrebbe utilizzare la sua posizione per influenzare le decisioni dell’Unione Europea in modo favorevole a Mosca e Pechino. Questa percezione è rafforzata dalle azioni passate di Orbán, che ha spesso bloccato, ritardato o annacquato gli sforzi dell’UE per assistere Kiev e imporre sanzioni a Mosca.
La Cina come attore chiave
L’incontro tra Orbán e Xi si inserisce in un quadro più ampio di relazioni sino-ungheresi sempre più strette. La Cina vede nell’Ungheria un partner strategico all’interno dell’Unione Europea, capace di influenzare le politiche del blocco nei confronti di Pechino. Durante la visita, Xi ha lodato gli sforzi di Orbán per promuovere una soluzione politica al conflitto ucraino, sottolineando che entrambi i paesi condividono gli stessi obiettivi.
La Cina, che ha stretti legami con la Russia, ha inoltre proposto un piano di pace in sei punti, sviluppato con il Brasile, che prevede una conferenza internazionale sulla pace “al momento opportuno” e la partecipazione paritaria di Ucraina e Russia. Tuttavia, questo piano è stato accolto con scetticismo in Occidente, dove si teme che possa favorire la consolidazione delle conquiste territoriali russe.
Implicazioni economiche e commerciali
La visita di Orbán a Pechino arriva in un momento di tensioni commerciali tra la Cina e l’Unione Europea. La Commissione Europea ha recentemente confermato l’imposizione di tariffe fino al 37,6% sulle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina, una mossa che ha portato la Cina a rispondere con misure anti-dumping contro le importazioni di carne suina europea. Tuttavia, l’Ungheria continua a coltivare relazioni economiche strette con la Cina, con investimenti significativi nel settore della mobilità elettrica e promesse di creare circa 25.000 posti di lavoro. L’annuncio dell’apertura della prima fabbrica europea di veicoli elettrici della cinese BYD nel sud dell’Ungheria è un chiaro segno dell’importanza di Budapest per Pechino. Questi sviluppi economici si inseriscono in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra l’UE e la Cina, con Bruxelles che accusa Pechino di pratiche commerciali sleali e minaccia di imporre tariffe sui veicoli elettrici cinesi.
Orbán tra Oriente e Occidente
La missione diplomatica di Orbán, culminata nell’incontro con Xi Jinping, mette in luce le complesse dinamiche geopolitiche in gioco nella crisi ucraina. Sebbene la Cina e l’Ungheria si presentino come attori chiave nella promozione della pace, le loro proposte sono accolte con scetticismo dall’Occidente, che vede in queste iniziative un tentativo di favorire gli interessi russi. La capacità di Orbán di navigare tra le tensioni internazionali e mantenere relazioni con entrambe le parti in conflitto potrebbe offrirgli un ruolo unico, ma controverso, nella ricerca di una soluzione al conflitto.
Il prossimo vertice della Nato a Washington, a cui Orbán parteciperà, rappresenta un’ulteriore occasione per valutare l’impatto della sua missione di pace e le reali possibilità di un cessate il fuoco che possa portare a negoziati diretti tra Russia e Ucraina.