Era il 2019 e le elezioni europee avevano come obiettivo quello di lottare insieme per l’ambiente. L’impegno climatico dimostrato durante la precedente legislazione premiò i partiti Verdi e incoraggiarono tutti gli Stati membri a mettere in pratica una serie di azioni rivolte alla riduzione dell’inquinamento.
Negli ultimi quattro anni, però, le cose sono cambiate. Una pandemia ha unito l’Unione europea su sanità e misure restrittive più o meno simili nei vari Stati membri. Una prima guerra, alle porte dell’Europa, ha visto coinvolto uno stato democratico, l’Ucraina, da un’invasione da parte della Russia. Le forze miliziane di Hamas in Medio Oriente, poi, hanno invaso Israele. È cambiata la geopolitica, sono cambiati gli obiettivi dei Paesi, dei cittadini e gli interessi internazionali.
“Gli elettori hanno altre priorità nel 2024 – ha affermato António Valentim, politologo dell’Università di Yale che studia il comportamento di voto in materia di clima -. Oggi gli europei sono più preoccupati per altre questioni. Queste saranno probabilmente il tipo di cose che avranno nella mente molte persone quando decideranno per chi votare”. E a cavalcare l’onda della paura, della spinta ad una difesa più forte, ad una sovranità statale e europea, sono stati quei partiti di centro destra o destra estrema che ci si aspetta assestino un duro colpo a quegli stessi partiti Verdi di quattro anni fa.
Preferenze degli elettori
Le preferenze degli elettori europei potrebbero costare a questi partiti fino a un terzo dei loro seggi. Il cambiamento più grande e preoccupante è il ritiro delle politiche climatiche dalle priorità Ue, con effetti che si propagano ben oltre il continente.
Secondo il Guardian, il previsto crollo del sostegno – che segue mesi di proteste degli agricoltori contro le regole ambientali – “sembra una reazione contro le politiche climatiche stabilite da politici che hanno cercato di andare troppo lontano, troppo in fretta. Ma i ricercatori politici non sono convinti di questa narrazione. Secondo gli autori di un recente sondaggio condotto su 15.000 elettori in Francia, Germania e Polonia, ci sono pochi dati a supporto dei timori di un “colpo verde” sociale da parte degli elettori insoddisfatti dei costi della transizione. Mentre i dati locali provenienti dai Paesi Bassi mostrano come una specifica politica climatica possa allontanare le persone dai Verdi e spingerle verso l’estrema destra, a un livello più ampio i ricercatori hanno scoperto che il sostegno alle politiche climatiche cade per lo più lungo linee ideologiche”.
Perché i partiti green sarebbero gli svantaggiati alle elezioni europee?
Jessica Haak, politologa dell’Università di Amburgo ha studiato quanto sia correlato il successo dei partiti verdi alle condizioni economiche. La percezione è l’ambiente abbia un costo e che una transizione se la possa permettere solo un Paese ricco: “Nel loro insieme, le preoccupazioni economiche che mettono in ombra le questioni ambientali potrebbero essere un fattore che contribuisce a un potenziale calo dei voti del Partito Verde”. Potenziale calo, però, che gli exit poll finali nei Paesi Bassi smentiscono, confermando il vantaggio della coalizione laburisti-verdi guidata da Frans Timmermans sull’estrema destra di Geert Wilders alle europee. L’affluenza alle urne, secondo la stima diffusa da Ipsos, è stata del 47%, in aumento rispetto al 42% di cinque anni fa. Il movimento dei contadini (Bbb) farebbe per la prima volta il suo ingresso all’eurocamera ottenendo due seggi. Si tratta di un successo per un partito nato dal basso e di una ribalta dei pronostici che vedevano destre populiste al potere. In Germania, ad esempio, Verdi sono al governo e dirigono anche il ministero del clima e dell’economia. Lì i sondaggi suggeriscono che si verificheranno perdite considerevoli così come lo stesso accadrà in Francia e Italia, con cali più contenuti nei paesi nordici. E tra questi partiti, si è già diffuso lo slogan che votarli significa salvare l’ambiente, ma anche i cittadini dalle destre più estreme.
“Avremo bisogno di un gruppo verde forte per mantenere l’Europa una roccaforte della libertà e dell’azione per il clima – ha affermato Bas Eickhout, eurodeputato olandese e candidato principale del partito dei Verdi per le elezioni europee -. Nel 2019 i sondaggi non prevedevano il nostro successo da record, ma siamo passati da 52 a 74 seggi al Parlamento europeo. Abbiamo buone speranze che, attraverso una forte mobilitazione, sfideremo ancora una volta le urne”.
Dalle ultime elezioni, “molti altri partiti hanno incorporato nei loro programmi obiettivi climatici e ambientali molto più ambiziosi – ha affermato Silvia Pianta dell’Istituto europeo di economia e ambiente, riferendosi sia al gruppo dei partiti di sinistra che a quello di centrosinistra socialista e Democratici e Renew pro-europei -. Ciò suggerisce che una minore percentuale di voti verdi alle prossime elezioni potrebbe non implicare necessariamente che il nuovo parlamento sarà considerevolmente meno progressista sull’azione per il clima”.