Il primo ministro bulgaro Rosen Zhelyazkov ha rassegnato giovedì le dimissioni del suo esecutivo dopo massicce manifestazioni popolari che hanno attraversato il Paese. Decine di migliaia di cittadini bulgari si sono riversati nelle strade mercoledì, chiedendo un cambio di leadership a causa delle accuse di corruzione diffusa.
Le proteste, che si sono estese in oltre 25 grandi città come Plovdiv e Burgas, sono state tra le più grandi mobilitazioni nel Paese, dalla caduta del comunismo nel 1989. Solo nella capitale Sofia si sono riunite oltre 100 mila persone, concentrandosi nella piazza centrale, piazza Indipendenza, vicino al parlamento e agli edifici del governo.
Nate dal piano di bilancio 2026, poi ritirato, le richieste principali riguardavano le dimissioni del governo e migliori condizioni alla qualità di vita dei cittadini. La crisi politica si verifica in un momento cruciale: la Bulgaria, membro dell’Unione europea, è in procinto di adottare l’euro il 1° gennaio. L’opposizione aveva presentato una mozione di sfiducia, il sesto tentativo, che era attesa per il voto di giovedì. Il presidente Rumen Radev ha definito le manifestazioni un voto di “sfiducia al governo” e dovrà ora cercare una maggioranza alternativa per evitare l’ottava elezione dal 2021.
L’ombra dell’oligarchia e le sanzioni internazionali
Il governo dimissionario, guidato da Rosen Zhelyazkov del partito conservatore Gerb, era una coalizione di minoranza che annoverava tra i partiti aderenti anche i socialisti e un partito populista. Nello specifico, l’esecutivo faceva affidamento sul sostegno in parlamento del partito Movimento per i diritti e le libertà (Dps), guidato da Delyan Peevski. Peevski è una figura controversa della politica bulgara: è stato accusato di essere il simbolo della corruzione nazionale e spesso definito come “un oligarca” dall’opinione pubblica. A giugno 2021, gli Stati Uniti lo hanno sanzionato in base al Global Magnitsky Act per aver utilizzato tangenti e traffico di influenza al fine di esercitare controllo su settori chiave della società bulgara. Lo stesso ha fatto il Regno Unito imponendogli delle sanzioni a febbraio 2023. È stato lui al centro del mirino delle manifestazioni, insieme all’ex premier Boyko Borissov. L’accusa mossa dagli oppositori è che Peevski, nonostante non facesse parte ufficialmente della coalizione, plasmasse la politica governativa per servire interessi personali.

La mobilitazione nazionale e gli incidenti di Sofia
Le proteste hanno raggiunto una dimensione significativa in tutto il Paese. Oltre ai raduni nella Capitale, manifestazioni con migliaia di partecipanti si sono svolte a Plovdiv, Varna, Veliko Tarnovo, Razgrad e Burgas. A Burgas, circa 10 mila persone hanno presentato le loro istanze davanti all’edificio del comune. Anche i bulgari residenti all’estero si sono mobilitati, con manifestazioni tenutesi a Bruxelles, Londra, Berlino, Vienna, Zurigo e New York. A Sofia, i manifestanti, tra cui studenti universitari, hanno scandito slogan chiedendo dimissioni immediate. Sebbene le manifestazioni siano state prevalentemente pacifiche, la polizia di Sofia ha riferito che almeno 57 persone sono state arrestate.
Il percorso verso l’adozione dell’euro
La Bulgaria, stato membro dell’Ue e della Nato, è in una fase prolungata di instabilità politica, avendo tenuto sette elezioni nazionali negli ultimi quattro anni. Il Paese è previsto che diventi il 21° membro dell’eurozona il prossimo 1° gennaio, sostituendo il lev, la moneta nazionale, con un tasso di cambio fisso. Nonostante l’obiettivo ufficiale, l’opinione pubblica bulgara sulla moneta unica è divisa, con un sondaggio di giugno che mostrava una parità quasi perfetta tra favorevoli (46,5%) e contrari (46,8%). Molti manifestanti professionisti sostengono l’adozione dell’euro “per favorire l’integrazione europea”, mentre altri temono l’aumento dell’inflazione o preferiscono una “posizione meno filo-occidentale” rispetto alla Russia. Se il Presidente non riuscirà a costituire una nuova maggioranza, la Bulgaria si troverà di fronte a una nuova tornata elettorale anticipata.
