L’Ue chiude i rubinetti a Mosca: gas russo fuori dal mercato europeo

Dal Gnl al gas via condotta, l’interruzione sarà totale entro l’autunno 2027. Bruxelles rafforza controlli, sanzioni e piani di approvvigionamento alternativi.
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gasdotto sotto la neve in Germania_fotogramma

L’Unione Europea ha deciso di chiudere definitivamente l’import di gas russo entro l’autunno 2027, con un divieto giuridicamente vincolante che bloccherà Gnl e flussi via gasdotto in modo permanente. L’accordo politico raggiunto da Parlamento e Consiglio fissa le scadenze più ravvicinate mai imposte su un pilastro dell’approvvigionamento europeo, anticipando in più punti la roadmap originaria della Commissione. Il Gnl dovrà sparire dal mercato entro il 31 dicembre 2026, il gas via tubo entro il 30 settembre 2027. Si tratta della più ampia misura energetica adottata dall’Ue dai tempi della liberalizzazione dei mercati, con un impatto che travolge non solo le forniture, ma la struttura stessa delle politiche energetiche nazionali. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato di “era della piena indipendenza energetica dalla Russia”, mentre il commissario Dan Jørgensen ha aggiunto che l’Europa “spegne per sempre il rubinetto del gas russo”. Dichiarazioni che fotografano la portata del passo compiuto, e spiegano perché il provvedimento sia stato accompagnato da un impianto dettagliato di controlli, sanzioni e obblighi di diversificazione.

Il dato politico si intreccia con quello economico: nonostante il crollo dal 45 al 13 per cento della quota di gas russo nel mix europeo, 35 miliardi di metri cubi sono comunque entrati nel sistema lo scorso anno, generando circa 10 miliardi di euro di ricavi per Mosca. Un flusso considerato incompatibile con gli obiettivi fissati a Versailles nel 2022 e con la strategia REPowerEU, che già nel 2025 aveva delineato un percorso verso l’azzeramento delle importazioni energetiche dalla Russia. Con il nuovo regolamento questo percorso diventa definitivo, scandito da date che impongono agli Stati membri un’uscita senza ritorno. L’Ue si prepara così a un riassetto profondo del proprio mercato energetico, fondato su interconnessioni interne più robuste, maggiore peso del Gnl da fornitori alternativi e un ruolo più centrale della Commissione nella vigilanza sulle forniture.

Un calendario rigido che chiude ogni margine di proroga

La struttura del regolamento si fonda su scadenze precise, differenziate tra Gnl e gas via gasdotto, e accompagnate da divieti progressivi sui contratti già in essere. Il Gnl russo dovrà essere escluso dal mercato europeo entro il 31 dicembre 2026, mentre i flussi via tubo saranno interrotti dal 30 settembre 2027, salvo un’eccezione limitata al 31 ottobre per i Paesi che non raggiungeranno gli obblighi di riempimento degli stoccaggi. Le norme sui contratti definiscono un quadro altrettanto vincolante: per gli accordi a breve termine firmati prima del 17 giugno 2025, l’interruzione è fissata al 25 aprile 2026 per il Gnl e al 17 giugno 2026 per il gas via condotta; i contratti a lungo termine relativi al Gnl dovranno cessare il 1° gennaio 2027, mentre quelli per il gas trasportato via gasdotto resteranno validi solo fino al 30 settembre 2027, con la stessa condizione di proroga di un mese prevista per gli stoccaggi.

L’Ue ha scelto di impedire qualsiasi ampliamento dei volumi o modifiche che possano alterare i prezzi, consentendo solo interventi tecnici necessari a garantire la continuità operativa fino alla scadenza. Il phase-out è un obbligo vero e non lascia spazio a deroghe o interpretazioni comode. La cornice sanzionatoria rafforza questo impianto, introducendo penalità proporzionate ma incisive per imprese e individui che tenteranno di aggirare il divieto, e rendendo la conformità un requisito imprescindibile nei rapporti tra operatori e autorità nazionali.

Nuovi obblighi nazionali e controllo centralizzato

Il phase-out del gas russo non riguarda solo la soppressione delle importazioni: costringe gli Stati membri a ristrutturare in profondità il proprio approvvigionamento. Entro il 1° marzo 2026 ogni Paese dovrà presentare un piano nazionale di diversificazione, indicando con precisione le nuove rotte di fornitura e le misure per garantire stabilità nel medio periodo. L’obbligo riguarda anche Ungheria e Slovacchia, che negli anni hanno beneficiato di esenzioni sulle importazioni di petrolio russo: per questi due Stati, la Commissione si è impegnata a presentare entro i prossimi mesi una proposta legislativa per eliminare completamente l’import di petrolio russo entro la fine del 2027.

L’impianto del regolamento include inoltre una notifica obbligatoria entro un mese dall’entrata in vigore, per mappare tutti i contratti ancora attivi con controparti russe. Gli importatori di gas non russo devono dichiararne l’origine, salvo rare eccezioni connesse a casi specifici indicati dalla Commissione.
Il controllo dell’intero processo sarà affidato alla Commissione, affiancata da Acer (Agenzia dell’Unione Europea per la Cooperazione fra i Regolatori dell’Energia) per il monitoraggio tecnico dei flussi energetici e da Procura Euopea (Eppo) e Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (Olaf) per individuare irregolarità, triangolazioni e qualsiasi tentativo di far rientrare gas russo attraverso percorsi indiretti.

È un cambio di governance significativo: il controllo delle forniture non è più solo una responsabilità nazionale, ma un tassello della sicurezza collettiva del mercato europeo. Bruxelles valuterà l’attuazione entro due anni, misurando l’efficacia delle autorizzazioni preventive e la reale capacità degli Stati di diversificare le fonti.

Impatto diretto sugli equilibri industriali e sui mercati energetici

L’uscita dal gas russo impone un riassetto immediato delle strategie industriali e delle infrastrutture nazionali. I 35 miliardi di metri cubi arrivati nel 2024-2025 dovranno essere sostituiti con Gnl proveniente principalmente da Stati Uniti, Qatar e Africa occidentale, mentre le reti interne dovranno essere adattate per integrare nuovi volumi e flussi più dinamici. Nelle prossime stagioni invernali la sostenibilità dei prezzi dipenderà dalla capacità di coordinare stoccaggi, acquisti congiunti e flessibilità delle interconnessioni, un aspetto su cui la Commissione intende mantenere un ruolo attivo. Gli operatori saranno costretti a rivedere contratti pluriennali e strategie commerciali, calibrando la domanda su un quadro regolatorio che elimina ogni possibilità di ritorno alla fornitura russa. Le industrie ad alto consumo, dalla chimica alla siderurgia, dovranno confrontarsi con una transizione complessa, che richiederà alternative stabili e nuovi accordi bilaterali con partner extraeuropei.

Nei mercati, l’effetto combinato del phase-out e della sorveglianza centralizzata potrebbe generare una maggiore prevedibilità nel medio periodo, ma resta la variabile dei picchi stagionali e della competizione globale sul Gnl. La solidità del nuovo modello dipenderà dalla rapidità con cui l’Europa riuscirà a consolidare infrastrutture, contratti e cooperazioni internazionali. È un percorso obbligato, che chiude definitivamente una stagione e ne apre una nuova, fondata sulla diversificazione e su un sistema di regole più rigido rispetto al passato.