“Non vogliamo diventare carne da cannone”. È lo slogan che rimbalza tra gli adolescenti tedeschi e che sintetizza la paura di una generazione di fronte al ritorno della leva militare. Un sentimento che non riguarda solo Berlino: anche in Francia e in Italia i giovani guardano con diffidenza alle nuove proposte di arruolamento. In Italia, ad esempio, un sondaggio su 4.000 ragazzi rivela che il 68% non si arruolerebbe nemmeno in caso di guerra.
Germania: la protesta studentesca
A Berlino, Potsdam e Cottbus gli studenti hanno indetto per il 5 dicembre lo Schulstreik, uno sciopero contro la reintroduzione del servizio militare. La legge in discussione al Bundestag (il parlamento tedesco) prevede una lotteria che selezionerà i maschi nati dal 2008, sottoponendoli a visite mediche obbligatorie e a un servizio di almeno sei mesi, rinnovabile fino a 23. Per le ragazze la partecipazione resterà volontaria.
Il ministro della Difesa Boris Pistorius punta a raddoppiare l’esercito, portandolo da 250mila a 500mila unità, con una retribuzione di 2.600 euro lordi per i coscritti. Se non si raggiungeranno 20mila volontari, scatterà l’obbligo tramite sorteggio.
Per questo, gli studenti denunciano sui social e piattaforme di aggregazione di non essere ascoltati: “Non possiamo permettere che il nostro futuro dipenda da una lotteria. Vogliamo decidere noi”. Richiamano l’articolo 4 della Costituzione tedesca, che vieta l’obbligo di imbracciare le armi.
“Con la possibile procedura a sorteggio – scrive su X, Sahra Wagenknecht, ex eurodeputata e fondatrice del partito di estrema sinistra “Per la ragione e la giustizia“ (Bsw) -, il governo federale sta giocando alla roulette russa con le prospettive e, forse, presto, con le vite dei giovani”.
A rispondere è il ministero dell’Istruzione, che ha precisato: “Chi parteciperà allo sciopero sarà considerato assente ingiustificato”.
Junge Leute brauchen gute Bildung und kein Stillgestanden. Wir unterstützen den #Schulstreik gegen die #Wehrpflicht! Die Bundesregierung macht einer ganzen Generation Angst. Auch immer mehr Eltern und Großeltern sorgen sich. Beim möglichen Losverfahren spielt die Bundesregierung… pic.twitter.com/12fwO8uOFy
— Sahra Wagenknecht (@SWagenknecht) December 2, 2025
Italia: la riserva ausiliaria
Anche Roma guarda alla leva. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha proposto la creazione di una riserva ausiliaria di 10mila giovani destinati a compiti di supporto sul territorio: dalla logistica alle emergenze, passando per la cyber-difesa, senza impiego diretto all’estero. Un modello simile a quello di Belgio e Paesi Bassi.
Ma i dati raccontano che la preoccupazione è palpabile al pari di quella che aleggia tra i giovani tedeschi. Tre quarti degli adolescenti italiani non si arruolerebbero. Tra i maschi il rifiuto è del 60,2%, tra le femmine del 73,6%. È quanto emerge dalla consultazione promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ha sottolineato la necessità di ascoltare il “sentiment” dei ragazzi sui conflitti.
Unione europea e leva obbligatoria
Parigi, invece, punta a reclutare i primi tremila giovani già l’anno prossimo, con l’obiettivo di arrivare a 50mila entro il 2035. Per ora, tutto su base volontaria.
Mentre Paesi baltici e nordici mantengono programmi obbligatori, la mobilitazione tedesca segna un precedente e dà voce a un sentimento paneuropeo. La Gen Z rifiuta l’idea della guerra come prospettiva di vita: “La società chiede molto da noi, ma ci dà poco in cambio”.
Solo Spagna e Regno Unito, al momento, non sembrano intenzionati ad aumentare gli attuali organici militari.
