I governi europei chiedono (di nuovo) il rinvio di un anno della legge anti-deforestazione

Dopo una prima proroga decisa lo scorso dicembre, il Consiglio dà ora l'avvio a una revisione europarlamentare del regolamento Eudr sui prodotti a deforestazione zero. Ue accusata di ipocrisia
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Foresta

Proroga di un altro anno e semplificazione delle norme: queste le basi su cui il Consiglio europeo (l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dei Paesi membri dell’Unione) ha concordato ieri di avviare con l’Europarlamento una revisione della legge anti-deforestazione (Eudr), che punta a far circolare nel mercato europeo prodotti a deforestazione zero.

L’obiettivo è consentire a operatori, commercianti e Stati di prepararsi adeguatamente alle nuove disposizioni, dopo le proteste arrivate da più parti. Ma, nel concreto, si tratta di un altro passo indietro sulle politiche verdi, in quell’Europa che negli anni della prima Commissione a guida Ursula von der Leyen aveva fatto della tutela dell’ambiente un valore fondamentale.

L’Ue sta disperdendo la leadership in campo climatico

La decisione arriva poi con un certo tempismo, dato che proprio in questi giorni si sta svolgendo la COP 30 di Belém, che si chiude domani in Brasile e a tutt’oggi in stallo. Il risultato è che il blocco sta rapidamente disperdendo la leadership globale ottenuta in campo ambientale, tanto da venire accusato di ipocrisia, anche dalla Cina che pure è il primo inquinatore mondiale e di contraddizioni ne ha parecchie.

D’altronde i segnali di arretramento non sono pochi: a inizio novembre il blocco ha votato per attenuare l’obiettivo climatico dell’Unione per il 2040. E ancora, il 21 ottobre i popolari europei (Ppe), la destra (Conservatori di Ecr) e l’estrema destra (Patrioti per l’Europa ed Europa delle Nazioni Sovrane) insieme hanno affossato il regolamento europeo sul monitoraggio delle foreste che puntava a centralizzare la raccolta di dati sulle foreste nell’Unione per rafforzarne la protezione dalle minacce transfrontaliere (parassiti, siccità e incendi boschivi), e a migliorarne la gestione.

Fine della legge anti-desforestazione?

Il rinvio non è solo una questione di tempo, che comunque in tema ambientale certamente non abbonda, ma ha dei risvolti molto pratici: la proroga di un anno potrebbe infatti consentire di smantellare, annacquare o svuotare le norme dell’Eudr, come hanno prontamente denunciato le Ong e come l’esperienza insegna.

Cosa vuole il Consiglio

Nello specifico, il mandato negoziale deciso ieri dal Consiglio a larga maggioranza prevede il rinvio di un anno dell’applicazione del regolamento per tutti gli operatori, fino al 30 dicembre 2026, con un ulteriore margine di sei mesi per i micro e piccoli operatori (al 30 giugno 2027).

Chiede inoltre che l’obbligo e la responsabilità di presentare la dichiarazione di due diligence previsti dall’Eudr ricadano solo sugli operatori che per primi immettono il prodotto sul mercato. Dunque, quelli a valle e i commercianti non dovranno più presentare dichiarazioni di due diligence separate, e solo i primi operatori a valle dovranno conservare e trasmettere il numero di riferimento della dichiarazione iniziale. I micro e piccoli operatori primari presenterebbero solo una dichiarazione semplificata una tantum.

Il Consiglio ha inoltre incaricato la Commissione europea di effettuare, entro il 30 aprile 2026, un riesame della semplificazione per valutare l’impatto e l’onere amministrativo dell’Eudr sui soggetti coinvolti, soprattutto quelli più piccoli, da accompagnare se necessario con una proposta legislativa. Il mese scorso la Commissione aveva proposto di far entrare in vigore la legge il 30 dicembre con alcune modifiche semplificative e un periodo di proroga di sei mesi per le aziende con difficoltà, ma le misure non sono state giudicate sufficienti a rendere Eudr meno oneroso.

Ma ci sono anche aziende che si dichiarano pronte per attuare il regolamento, e chiedono ai politici di non ritardare o modificare anche la legge. Insomma, i ripetuti rinvii e i cambiamenti nelle norme rischiano di generare caos e incertezza, come sostengono alcune Ong.

La legge anti-deforestazione

Il regolamento sui prodotti a deforestazione zero chiede che determinate materie prime come bovini, cacao, caffè, palma da olio, gomma, soia e legno, e i loro derivati, provenienti sia dall’interno che dall’esterno dell’Ue, non abbiano causato deforestazione o degrado forestale. Le aziende dovranno certificarlo, oltre a verificare che i prodotti siano conformi anche in materia di diritti umani alla legislazione vigente nel Paesi di produzione.

La normativa è stata proposta nel 2021 nella cornice del Green Deal. Dopo un ‘alleggerimento’ delle misure, attuato in risposta alle pressioni degli agricoltori e ai timori per la competitività del blocco, è stata approvata ed è entrata in vigore il 29 giugno 2023. Poi, col crescere del sentimento anti-verde in Usa e in molti Stati europei preoccupati per la competitività, lo scorso dicembre la sua applicazione era già stata posticipata una prima volta fino a fine 2025. Ora un nuovo rinvio.

A cosa servono le foreste

Le foreste coprono il 30% della superficie terrestre e sono essenziali per la nostra sopravvivenza, dato che ci forniscono, peraltro gratuitamente, una serie di servizi essenziali per la salute e il benessere umano e per l’ambiente: offrono acqua pulita e materie prime rinnovabili, stabilizzano il terreno e lo proteggono dai disastri naturali, sono hot spot di biodiversità (l’80% di quella terrestre a livello mondiale è nelle foreste), creano posti di lavoro. Non da ultimo, svolgono il fondamentale ruolo di pozzi di carbonio e contrastano il cambiamento climatico grazie alla loro capacità di assorbire i gas serra. Per dare un’idea, le foreste nel territorio dell’Unione assorbono il 10% delle emissioni di gas serra del blocco.

Eppure, tanto le foreste sono preziose, tanto sono a rischio: secondo il World Resources Institute, ogni minuto nel mondo si perde un’area forestale grande quanto dieci campi da calcio.