Con l”EUDI Wallet’ gli europei controlleranno la propria vita digitale

Per gli esperti intervenuti al Summit on Digital Sovereignty al Bundestag di Berlino, il portafoglio di identificazione digitale in arrivo nel 2026 sarà un cambio di paradigma e un segno concreto della leadership tecnologica dell'Unione
1 giorno fa
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Identita Digitale Online

I cittadini controlleranno la propria vita digitale. È un cambiamento di paradigma e l’Europa è di gran lunga la migliore in termini di questo tipo di tecnologia”. Roberto Viola, direttore generale della DG Communication Networks, Content and Technology della Commissione europea, ha sintetizzato così il senso dell’EUDI Wallet (European Digital Identity Wallet), intervenendo al Summit on Digital Sovereignty che si è tenuto oggi al Bundestag di Berlino.

L’EUDI Wallet è il nuovo portafoglio digitale europeo previsto per il 2026 che raccoglierà, gestirà e certificherà, in modo sicuro e interoperabile, documenti e identità dei cittadini dell’Unione. Un portafoglio di identificazione virtuale, insomma, nel quale “non sono le aziende a controllare i cittadini, ma i cittadini a gestire ciò che vogliono, che tipo di dati vogliono rilasciare, che tipo di identità vogliono usare per interfacciarsi con il resto del mondo”, ha spiegato Viola, per il quale “la chiave sarà l’interoperabilità. 450 milioni di cittadini lo avranno in tasca dall’anno prossimo”.

Arriva anche il business wallet

L’iniziativa non si limita alle persone ‘comuni’: “Abbiamo già implementato il wallet dei cittadini e domani annunceremo il wallet aziendale (business wallet), basato sulla stessa tecnologia”, ha annunciato il funzionario europeo sottolineando che solo per le aziende più grandi il portafoglio virtuale sarà su cloud: per le più piccole sarà su app.

Ogni singola entità economica in Europa avrà un identificatore unico che durerà per tutta la vita dell’entità. Non importa se l’entità si trova in Germania, Spagna o Finlandia: avrà un identificatore unico e un canale sicuro per scambiare digitalmente qualsiasi informazione sarà richiesta, e ci assicureremo anche che abbia lo stesso valore legale di quanto è presente su carta”, ha spiegato Viola.

Viola ha fatto un esempio: “Se un’azienda ha diverse filiali in Europa e riceve una richiesta da un comune in Spagna, questa richiesta può essere soddisfatta tramite il business wallet, firmata e certificata, inviata in Spagna e ricevuta istantaneamente dalla Spagna senza che un singolo pezzo di carta si muova in giro; stesso standard, stessa reazione, stesso processo. Questa è l’idea del business wallet”.

“Questo è davvero lo strumento definitivo per la semplificazione ed è anche lo strumento definitivo per la sovranità, perché questo sistema sarà solidamente costruito sul suolo europeo”, ha affermato.

Ma di cosa si tratta concretamente?

Cos’è e come funziona EUDI Wallet

L’EUDI Wallet è il portafoglio digitale sviluppato dall’Unione europea per permettere ai cittadini di conservare e utilizzare in modo sicuro la propria identità digitale e una serie di documenti ufficiali — come carta d’identità, patente, titoli di studio, certificati medici, tessere professionali o documenti fiscali — direttamente sullo smartphone.

Si inserisce nel quadro normativo di eIDAS 2.0 e nasce per offrire un servizio unico, interoperabile in tutta l’Ue, che consenta di accedere a servizi pubblici e privati, firmare documenti, dimostrare la propria identità o effettuare pagamenti, senza dover utilizzare app diverse o credenziali separate per ogni Paese o amministrazione.

Anne-Gaëlle Baudouin, executive director ANTS (Autorità Nazionale Francese per la sicurezza dei documenti), ha spiegato: “Il wallet ha due applicazioni principali. Una online, dove è possibile identificarsi online per condividere i propri dati, per mostrare, ad esempio, di avere la patente di guida quando si noleggia un’auto. E una nella vita reale, se ad esempio si viene sottoposti a un controllo del traffico o se si acquista qualcosa in un negozio”.

Vantaggi, svantaggi e criticità dell’EUDI Wallet

Il principale vantaggio dell’EUDI Wallet è proprio la possibilità di semplificare l’accesso ai servizi digitali in tutta l’Unione, riducendo la frammentazione delle identità digitali e aumentando la sicurezza grazie a meccanismi avanzati di autenticazione e al pieno controllo dell’utente sui propri dati. L’interoperabilità tra Stati promette di favorire mobilità, lavoro e studio, mentre la firma digitale integrata potrebbe abbattere tempi e costi burocratici.

Tuttavia, non mancano le criticità: la concentrazione di tanti dati sensibili in un unico strumento espone il sistema a grossi rischi in caso di vulnerabilità informatiche; resta inoltre il nodo della fiducia dei cittadini verso un’infrastruttura europea percepita come centralizzata, nonostante le rassicurazioni sul controllo locale dei dati. Preoccupano anche la necessità di standard tecnici solidi, la dipendenza dai dispositivi mobile, l’inclusione delle fasce meno alfabetizzate e l’esigenza di evitare che il wallet diventi requisito implicito per accedere a servizi essenziali, generando nuove forme di esclusione.

Agnès Diallo, ceo di IN Groupe, intervenendo al Summit, ha prima proposto una riflessione: come sfruttare le opportunità on line “mantenendo il controllo della nostra privacy – del nostro come, quando e con chi condividiamo i dati – e salvaguardandoci dai pericoli, che si tratti di IA, attacchi informatici o qualsiasi altra forma”. E ha poi elencato le “sfide” da lei riscontrate nell’adozione di uno strumento come l’EUDI Wallet da parte delle persone: i quattro ‘no’.

• il primo ‘no’: nessuna conoscenza o conoscenza limitata. In tutta Europa, ha sottolineato la manager, più del 30% delle persone non ha idea, o ne ha una limitata, di cosa significhi identità digitale, per non parlare dell’uso;
• il secondo ‘no’: nessuna necessità. Spesso le persone pensano di poter continuare con badge, card e carta;
• il terzo ‘no’: nessun telefono. “L’uso del wallet è legato all’alfabetizzazione, alle competenze digitali e al reddito, e al reddito elevato: dobbiamo assicurarci di mantenere l’inclusività”, ha evidenziato Diallo;
• il quarto: nessuna fiducia. Laddove ‘fiducia’ è una delle parole chiave attorno all’EUDI Wallet.

Per Diallo comunque c’è un ‘numero magico’: “Quando i servizi pubblici on line dei Paesi superano la soglia dell’80%, avviene un cambiamento. E quindi faccio appello agli Stati membri e all’ecosistema affinché sviluppino e promuovano attivamente questi servizi”.

Sovranità digitale oltre i confini europei

La trasformazione non è solo europea. Viola ha sottolineato che “l’India ha lanciato l’equivalente del wallet europeo, chiamato DigiLocker, e stiamo discutendo l’interoperabilità”. Ciò significa, ha spiegato, che “se i due sistemi saranno interoperabili, 2 miliardi di persone utilizzeranno un sistema interoperabile. Ci sono così tanti Paesi che bussano alla porta dell’Europa per essere interoperabili”. Ecco perché in futuro, ha continuato, “ci sarà una corsia preferenziale molto semplice per riconoscere i partner dell’Europa in tutto il mondo”, con l’obiettivo di che l’EUDI wallet e il business wallet diventino lo standard mondiale”: un “segno concreto della leadership tecnologica europea”.