“Io sono sempre stato convinto che questa PAC fosse nata male, ma ricordo che, almeno in Italia, gli unici a non essere d’accordo con le misure previste eravamo io e il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti”, esordisce così il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, intervistato dall’Adnkronos per il podcast Eurofocus.
Le modifiche alla Pac sono forse l’ultimo atto prima delle elezioni di giugno. Un atto emblematico visto che la politica agricola europea riassume in sé due grandi sfide: la transizione ecologica e la competitività economica dell’Ue.
Quale impatto avranno le modifiche alla PAC sugli agricoltori europei e come il settore nei prossimi anni, considerando che dal 2010 l’Ue ha perso il 24,5% delle imprese agricole anche a causa del cambiamento climatico?
“Ben vengano le modifiche alla Pac approvate dal Consiglio Ue, ma adesso l’obiettivo è quello di capire come verranno applicate sui vari territori nazionali”, mette in guardia il vicepresidente Centinaio. “Siamo tutti un po’ preoccupati per i tempi di questa PAC perché sono tempi troppo lunghi e siamo arrivati un po’ in ritardo”.
Sulle prospettive future del settore in Europa “molto passerà dalle politiche europee. Finora abbiamo avuto delle politiche europee molto legate alla tutela dell’ambiente, ma che incentivavano gli agricoltori più a non coltivare che a coltivare. La situazione odierna dipende sì dal cambiamento climatico, che è da tenere in considerazione, in particolar modo per gli eventi atmosferici estremi, ma anche dalle difficoltà degli agricoltori, esasperati dalle politiche dell’Ue negli ultimi cinque anni. Quindi sono un po’ preoccupato per il settore”, dice ancora Gian Marco Centinaio.
La prontezza con cui l’Unione europea ha risposto a queste richieste degli agricoltori cosa rappresenta da un punto di vista democratico, se vogliamo, anche di principio?
“Le risposte sono arrivate immediatamente e questo è importante. Significa che almeno l’Europa ha dato rilevanza alle proteste degli agricoltori senza derubricarle ad atti di pochi violenti, come aveva fatto qualcuno”. Il vicepresidente del Senato non nasconde però un dubbio sui tempi: “Se non fossimo stati a ridosso della candela di campagna elettorale per le europee, l’Europa sarebbe stata così pronta?” si chiede prima di ricordare: “l’importante è che delle risposte siano arrivate anche se non sono tutte quelle che il mondo agricolo voleva. È importante che si sia creato un sentiero, la speranza è che il prossimo Commissario europeo prenda in mano davvero la situazione agricola perché io continuo a pensare che questo Commissario europeo (Janusz Wojciechowski, ndr.) abbia fatto tutto tranne che il Commissario europeo all’agricoltura”, incalza.
Tra gli aggiornamenti alla Pac c’è una maggiore autonomia ai Paesi membri nel campo dell’agricoltura. Al tempo stesso, mentre ci avviciniamo alle elezioni, cresce la richiesta di un’Europa più unita, unica. Bisogna ipotizzare una Unione a due livelli dove alcune competenze verranno più accentrate e altre più attribuite ai singoli Stati membri?
“Io credo di sì e credo che questo obiettivo fosse già presente nelle intenzioni dei padri fondatori dell’Europa: un’Europa che desse delle indicazioni di struttura e che lasciasse comunque ai Paesi membri la libertà di applicare le relative politiche a livello nazionale. Politiche non solamente economiche, ma anche sociali”, specifica Gian Marco Centinaio, secondo cui: “negli ultimi anni vedo un’Europa sempre più attenta a mettere delle limitazioni, piuttosto che l’Europa immaginata dai padri fondatori. Quindi c’è bisogno di più Europa, ma di un’Europa che dia ai singoli Paesi la libertà di poter agire” in base al proprio specifico contesto.
Considera quindi auspicabile un’Unione europea confederata?
“Sì, non sarebbe male. Io continuo a pensare che l’autonomia ai singoli Paesi membri dell’Europa debba essere portata avanti e debba continuare a essere nel Dna dell’Europa. Io continuo a pensare che la realtà della Svezia è totalmente diversa rispetto a quella italiana, greca, spagnola o maltese”. Differenze che, conclude il vicepresidente del Senato, devono riversarsi sulle geometrie dell’Ue: “È necessaria un’Europa che abbia grande visione. Un’Europa che sia credibile a livello internazionale, ma che lasci comunque libertà d’azione ai Paesi membri”.