La tensione tra Paesi Bassi e Cina sui semiconduttori si allenta dopo settimane di paralisi. All’inizio di novembre sono infatti ripartite le esportazioni di chip Nexperia, scongiurando il collasso delle linee di assemblaggio europee.
Il governo di Xi Jinping ha concesso esenzioni ai controlli sulle esportazioni per usi civili, dopo che il ministero del Commercio aveva bloccato tutte le spedizioni il 4 ottobre scorso. L’Aia, dal canto suo, si è detta pronta a sospendere i poteri speciali esercitati sull’azienda, aprendo uno spiraglio diplomatico che ha fatto salire del 6,4% le azioni della capogruppo Wingtech Technology alla borsa di Shanghai.
Come è nata la crisi
Tutto inizia il 30 settembre 2025, quando il governo olandese utilizza il Goods Availability Act per esercitare poteri speciali di controllo su Nexperia, filiale europea di Wingtech. Si tratta di una forma di supervisione governativa straordinaria che consente allo Stato di imporre decisioni e vincoli sull’operatività dell’azienda per ragioni di sicurezza nazionale e continuità delle attività strategiche.
Per Amsterdam la mossa è giustificata da “segnali evidenti di gravi carenze amministrative e azioni” che minacciavano “la continuità e la conservazione, sul suolo olandese ed europeo, di competenze e capacità tecnologiche fondamentali”. Non è la prima volta che Nexperia desta preoccupazione da questa parte dell’Oceano. La società, specializzata nella produzione di semiconduttori discreti e di potenza, era finita nel mirino delle autorità britanniche nel 2022, quando il governo di Londra aveva ordinato la cessione dell’86% dello stabilimento di Newport Wafer Fab per ragioni di sicurezza nazionale.
La risposta di Pechino non si è fatta attendere. Il ministero del Commercio cinese ha congelato tutte le esportazioni di chip Nexperia, colpendo un’azienda che produce componenti fondamentali per il controllo elettronico dei veicoli. La fase finale di confezionamento di questi semiconduttori avviene negli stabilimenti cinesi, e questo ha reso il blocco di Pechino particolarmente efficace.
L’automotive europea sull’orlo del baratro
Le conseguenze si sono materializzate in pochi giorni. Hildegard Müller, presidente della Vda, l’associazione tedesca dell’industria automobilistica, ha dichiarato che la situazione avrebbe potuto tradursi in “forti restrizioni produttive, fino a veri e propri arresti delle linee di montaggio“. Il 28 ottobre anche l’Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili, ha lanciato l’allarme: le scorte di chip stavano per esaurirsi, tanto che i principali fornitori rischiavano stop produttivi entro una settimana e l’intero comparto entro dieci o venti giorni.
Volkswagen ha istituito una task force dedicata per verificare il grado di esposizione della propria catena di fornitura. Mercedes-Benz ha comunicato di avere approvvigionamenti di breve periodo, ma ha considerato la situazione instabile e difficile da prevedere. Nissan Motor ha affermato di disporre di chip sufficienti solo fino alla prima settimana di novembre, mentre Honda ha sospeso la produzione in uno stabilimento messicano e ha iniziato ad adeguare la produzione negli Stati Uniti e in Canada. Sigrid de Vries, direttore generale dell’Acea, ha confermato che “le forniture di componenti sono già state interrotte a causa della crisi dei semiconduttori“.
La fragilità strutturale dell’Europa
Il caso Nexperia ha evidenziato una debolezza strutturale del Vecchio Continente. L’Europa, pur avanzata nella ricerca e nella meccatronica, resta debole nella manifattura dei chip. La produzione di semiconduttori richiede ecosistemi complessi: energia stabile, catene logistiche resilienti, accesso a materie prime che oggi solo l’Asia può garantire. Le aziende europee riconoscono che esistono fornitori alternativi alla Cina, ma ammettono che “ci vorranno molti mesi per creare la capacità aggiuntiva necessaria a far fronte alla carenza di offerta”.
La tedesca Infineon Technologies ha ricevuto numerose richieste da parte dei costruttori per sostituire i componenti bloccati, ma l’adeguamento dei volumi richiede tempi tecnici lunghi. Anche Bosch, primo produttore mondiale di componentistica, ha confermato di essere in stretto contatto con Nexperia e con gli altri partner industriali per ridurre l’impatto del blocco. La crisi ha fatto riemergere i fantasmi della carenza di semiconduttori 2020-2023, quando l’industria automobilistica globale ha dovuto affrontare interruzioni prolungate che hanno ridotto la produzione di milioni di veicoli generando un drastico aumento dei prezzi al consumo.
Tregua tattica o svolta duratura?
La ripresa delle forniture è stata confermata da diverse aziende tedesche e giapponesi del settore automotive. Aumovio, che fornisce componentistica a Volkswagen, Stellantis e Bmw, ha inviato ai costruttori componenti che contengono chip Nexperia. Il responsabile di Volkswagen per la Cina ha confermato al quotidiano tedesco Handelsblatt la ricezione dei primi chip. La distensione dei rapporti con Pechino è stata festeggiata anche dalle istituzioni: Vincent Karremans, ministro dell’Economia dei Paesi Bassi, ha lodato “la natura costruttiva dei nostri colloqui con le autorità cinesi“.
La riapertura delle esportazioni, però, non fa crollare d’un tratto l’instabilità della situazione anche perché Pechino non ha chiarito quali utilizzi rientrino nella definizione di “usi civili”, lasciando spazio a future interpretazioni restrittive.
Di certo, finché lo squilibrio produttivo tra Europa e Asia persisterà, la sovranità tecnologica resterà un obiettivo più politico che tecnico.
