Sébastien Lecornu nuovo premier francese: il fedelissimo è l’ultima spiaggia per Macron

Le opposizioni protestano: “è una triste commedia”
9 ore fa
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Sébastien Lecornu Afp
Il nuovo primo ministro francese Sébastien Lecornu (Afp)

Emmanuel Macron ha scelto il suo fedelissimo Sébastien Lecornu come nuovo primo ministro francese, ponendo fine alle ventiquattro ore di febbrili consultazioni dopo la caduta di François Bayrou. Il presidente della Repubblica affida le chiavi di Matignon al suo ministro della Difesa, 39 anni, nella speranza di spezzare il ciclo infernale che ha visto cadere tre governi in diciotto mesi (rispettivamente presieduti da Gabriel Attal, Michel Barnier e François Bayrou).

“Il presidente della Repubblica mi ha affidato il compito di costruire un governo con una direzione chiara: la difesa della nostra indipendenza e della nostra potenza, il servizio dei francesi e la stabilità politica e istituzionale per l’unità del Paese”, ha scritto Lecornu su X, promettendo umiltà e lavoro per “riuscire” dove i suoi predecessori hanno fallito.

Chi è Sébastien Lecornu: dal gollismo al macronismo

Nato l’11 giugno 1986 a Eaubonne, nel Val-d’Oise, Lecornu rappresenta una generazione di politici cresciuti tra le macerie dei partiti tradizionali. Entrato nell’Unione per un Movimento Popolare (Ump) a soli 16 anni, ha scalato rapidamente le gerarchie della destra gollista prima del grande salto nel campo macroniano nel 2017, anno in cui Emmanuel Macron è diventato presidente della Repubblica.

Il percorso politico del nuovo primo ministro inizia precocemente: a 19 anni diventa il più giovane assistente parlamentare dell’Assemblée Nationale, lavorando per il deputato dell’Eure Franck Gilard. La svolta arriva nel 2008 quando entra nell’équipe di Bruno Le Maire, all’epoca segretario di Stato agli Affari europei, diventando a 22 anni il più giovane consigliere ministeriale della Quinta Repubblica.

Nonostante la giovane età, Lecornu porta con sé un’esperienza di governo invidiabile: dal 2017 ha attraversato tutti i governi Macron, passando dalla Transizione ecologica alle Collettività territoriali, dall’Oltremare fino alla Difesa. Unico ministro, insieme a Rachida Dati, a conservare la carica dopo le turbolente legislative del 2024, ha dimostrato una capacità di sopravvivenza politica che ora Macron spera possa tradursi in un governo stabile.

Perché Macron lo ha scelto

La nomina di Lecornu non è casuale ma rappresenta una scommessa calcolata dell’Eliseo. Come dimostra la sua costante presenza nell’esecutivo nonostante la crisi politica, Lecornu può puntare su legami trasversali con il Rassemblement National e con i socialisti, un requisito fondamentale per evitare che il nuovo esecutivo muoia sul nascere.

Cresciuto politicamente all’ombra di Bruno Le Maire, l’ex ministro della Difesa mantiene rapporti strettissimi con il ministro della Giustizia Gérald Darmanin, del quale è stato testimone di nozze e padrino del figlio. Questi legami personali si traducono in una rete di relazioni che attraversa i confini partitici.

Alla Difesa, Lecornu ha fatto passare un budget di 413 miliardi di euro (+30%) ottenendo i voti sia del Rassemblement National che del Partito socialista. Un precedente che alimenta le speranze di Macron di vedere approvata una legge di bilancio che riduca il deficit dal 5,8% al 3% del Pil entro il 2026.

Inoltre, proprio la Difesa (leggi: riarmo) fa aumentare la spesa d’Oltralpe proprio mentre il debito pubblico affossa la politica francese. A luglio, il presidente Macron ha annunciato di voler aggiungere un budget di 3,5 miliardi di euro nel 2026 e altri 3 miliardi nel 2027, anno considerato cruciale per gli equilibri geopolitici. Il bilancio della difesa francese è già passato tra il 2017 e il 2025 da 32,2 a 50,5 miliardi di euro; con la nuova progressione decisa da Macron la spesa per la difesa sarà quasi raddoppiata in dieci anni sotto i due mandati di Macron, raggiungendo quasi 64 miliardi di euro. Il capo dell’Eliseo ha anche annunciato di voler dare “un nuovo quadro” ai giovani per formarsi militarmente e prestare servizio sotto le armi.

Le reazioni delle opposizioni: “triste commedia”

L’annuncio della nomina ha scatenato reazioni velenose da tutto l’arco parlamentare. Jean-Luc Mélenchon, leader di France Insoumise, ha definito la scelta “una triste commedia”, mentre Marine Le Pen di Rassemblement National ha parlato di “ultima cartuccia del macronismo bunkerizzato”. Entrambi i partiti volevano il ritorno alle urne.

Particolarmente dura la reazione di Jordan Bardella, presidente di Rn: “Il motto di Emmanuel Macron: squadra perdente non si cambia. Come potrebbe un fedele sostenitore del Presidente abbandonare le politiche che ha perseguito per otto anni?”. Il leader del Rassemblement National ha fissato le “linee rosse” del suo partito, lasciando intendere che l’appoggio dipenderà dalle politiche concrete del nuovo governo.

Anche i socialisti hanno accolto la nomina come “uno schiaffo”, spegnendo le speranze di un’apertura a sinistra che molti osservatori davano per scontata. La scelta di puntare su un macroniano della prima ora sembra confermare la volontà dell’Eliseo di non cedere terreno programmatico alle opposizioni.

Quanto durerà Lecornu?

Le chance di sopravvivenza del governo Lecornu dipendono da un’equazione matematica spietata: senza i voti o l’astensione di almeno una delle grandi forze di opposizione, anche questo esecutivo è destinato a cadere. Con France Insoumise che ha già annunciato guerra totale, restano due strade percorribili.

La prima passa per un accordo con i socialisti di Olivier Faure, ma il profilo squisitamente macroniano di Lecornu complica questa ipotesi.

L’alternativa è l’astensione di Rn, scenario più realistico dato il pragmatismo dimostrato da Marine Le Pen sui dossier economici. Il precedente del bilancio della Difesa, approvato con i voti lepenisti, alimenta questa speranza.

La sfida del bilancio: 44 miliardi da tagliare

Il banco di prova decisivo sarà la legge di bilancio 2026, la stessa che ha affossato Bayrou. Con un deficit al 5,8% del Pil e un debito nazionale oltre i 3.300 miliardi di euro (sfiorando il 114% del prodotto interno lordo), l’ex primo ministro aveva prospettato tagli per 44 miliardi di euro.

Lecornu eredita un piano di austerità che prevede la soppressione di due giorni festivi, il congelamento della spesa sociale e il blocco degli scaglioni fiscali. Misure impopolari che dovranno essere vendute a un Parlamento ostile e a un’opinione pubblica già provata da anni di crisi.

Il nuovo premier ha promesso di presentare “un nuovo governo senza precipitazione, sulla base di un’intesa tra le forze politiche”, ma i tempi stringono. Con la manovra da approvare entro fine anno e le manifestazioni già annunciate per oggi al grido di “Blocchiamo tutto”, Lecornu deve compiere il “miracolo” di tenere insieme un Paese sempre più diviso.

La nomina del più giovane primo ministro della Quinta Repubblica rappresenta l’ultimo tentativo di Macron di durare fino al 2027 (anno delle prossime presidenziali) e salvare il suo posto. Se anche Lecornu dovesse cadere, resterebbe solo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e il ritorno alle urne, scenario che l’Eliseo vuole evitare a tutti i costi.

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