Multa a Google e Shein, ma gli eurodeputati denunciano: “Bruxelles ha congelato un’altra multa verso il colosso Usa”

La Commissione avrebbe ceduto alle pressioni degli Stati Uniti
15 ore fa
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Google

Google finisce nel mirino delle autorità per la protezione dei dati su entrambe le sponde dell’Atlantico, con sanzioni che superano complessivamente i 750 milioni di dollari: gli Usa hanno inflitto al colosso di Mountain View una sanzione da 425,7 milioni di dollari per violazioni della privacy nei confronti di quasi 100 milioni di utenti durate otto anni; la Francia ha comminato una multa da 325 milioni di euro accusando l’azienda di aver violato le regole sui cookie e di aver tracciato gli utenti senza consenso. Per lo stesso motivo, Parigi ha multato anche Shein per un importo pari a 150 milioni di euro.

Le sanzioni di Usa e Francia convergono su un punto: la raccolta illegale di dati personali degli utenti.

Intanto, eurodeputati di diversi schieramenti si scagliano contro la Commissione europea che avrebbe congelato un’altra multa nei confronti di Google dietro le pressioni di Washington.

Privacy e dati violati

La condanna statunitense emerge da una class action avviata nel 2020 e conclusa davanti al tribunale federale di San Francisco.

La giuria ha stabilito che Google ha violato le garanzie di privacy legate all’impostazione “Web & App Activity”, continuando a raccogliere dati anche quando gli utenti avevano disattivato esplicitamente il tracciamento. Per circa otto anni, l’azienda ha mantenuto accesso a smartphone e tablet di circa 98 milioni di utenti americani, accumulando informazioni personali nonostante le promesse di riservatezza.

La multa francese segue invece le violazioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). La Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (Cnil) ha accertato che Google non ha richiesto un consenso “davvero libero e informato” prima di installare cookie pubblicitari nei browser degli utenti, né ha spiegato chiaramente come rifiutarli. L’autorità francese ha concesso sei mesi per adeguarsi, minacciando una sanzione aggiuntiva di 100.000 euro al giorno in caso di ritardo.

Cosa deve fare Google adesso (oltre a pagare la multa)

La Cnil ha ordinato a Google di attuare specifiche “misure per cessare la visualizzazione di annunci pubblicitari tra le e-mail nelle caselle di posta degli utenti del servizio Gmail senza previo consenso e per garantire un consenso valido da parte degli utenti per l’inserimento di cookie pubblicitari al momento della creazione di un account Google”.

In pratica, il colosso americano deve:

  • Smettere di mostrare pubblicità tra le email di Gmail senza aver prima ottenuto il consenso dell’utente;
  • Implementare un sistema di consenso valido per i cookie pubblicitari quando gli utenti creano un account Google;
  • Modificare le proprie procedure per rispettare pienamente il Gdpr europeo.

Le differenze sostanziali tra i due procedimenti

Nonostante l’apparente similarità, i due casi presentano differenze significative nel metodo e nell’approccio legale.

Negli Stati Uniti il procedimento ha seguito il sistema delle class action, dove un gruppo di cittadini ha citato Google per danni collettivi. La giuria ha riconosciuto la responsabilità su due capi d’accusa su tre, ma ha escluso la “malizia deliberata”, evitando così danni punitivi che avrebbero potuto aumentare drasticamente l’importo.

In Francia, invece, l’azione è partita dall’autorità garante, che ha applicato direttamente le sanzioni previste dal Gdpr europeo. La Cnil ha ricordato che la multa comminata a Google è “tra le più alte mai decise dal garante francese”, evidenziando come l’approccio europeo privilegi l’azione preventiva delle autorità pubbliche rispetto a quella risarcitoria dei cittadini.

Eurodeputati contro la Commissione: “Ha bloccato una multa contro Google”

La questione Google non finisce qui. Gli eurodeputati di vari schieramenti hanno criticato duramente la Commissione europea, che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe bloccato sul gong una multa contro Google nel settore della pubblicità digitale (adtech), inizialmente prevista per i primi giorni di settembre.

Secondo quanto riportato da MLex, il commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič avrebbe insistito per sospendere l’annuncio della sanzione, in coincidenza dei delicati negoziati sui dazi automobilistici tra Unione europea e Stati Uniti. Gli eurodeputati hanno criticato aspramente questa scelta, paventando una “politicizzazione” delle decisioni antitrust che metterebbe in discussione l’indipendenza delle istituzioni europee.

Andreas Schwab, eurodeputato tedesco del Partito popolare europeo (Ppe), ha dichiarato che la multa è stata “bloccata” dal gabinetto della presidente della Commissione Ursula von der Leyen sin da maggio. Bruxelles è stata accusata di aver congelato la multa in seguito alle pressioni ricevute dal Dipartimento di Giustizia statunitense. Raggiunto dai giornalisti, un portavoce della Commissione ha affermato che “l’indagine è ancora in corso”.

L’effetto domino sulle Big Tech

La doppia sanzione a Google si inserisce in un contesto più ampio di crescente pressione regolatoria sulle grandi piattaforme tecnologiche. Le autorità francesi hanno contemporaneamente anche Shein con 150 milioni di euro, segnalando come l’attenzione delle autorità si stia estendendo oltre i tradizionali giganti americani.

Shein ha reagito con un comunicato dai toni molto decisi, definendo la sanzione “del tutto sproporzionata” e annunciando ricorso. L’azienda cinese ha accusato la Cnil di “evidente pregiudizio” e di aver negato “il diritto a un giusto processo”, evidenziando come la pressione regolatoria stia creando tensioni anche con attori economici di Paesi terzi.

Per Google, invece, le multe rappresentano l’ennesimo capitolo di una battaglia legale globale che ha già comportato sanzioni per oltre 8 miliardi di euro in Europa negli ultimi anni. L’azienda ha annunciato ricorso contro le decisioni di Usa e Francia, ma la raccolta massiva di dati personali senza consenso adeguato non è più tollerata né in Europa né negli Stati Uniti.

La convergenza tra enforcement americano ed europeo sulla privacy digitale segna un punto di svolta che potrebbe ridefinire il modello di business delle Big Tech, costringendole a ripensare radicalmente le strategie di monetizzazione dei dati utente.

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