Il nuovo ordine globale della Cina, mentre l’Occidente resta a guardare

Dal vertice Sco di Tianjin alla parata militare di Pechino, le immagini raccontano un nuovo equilibrio globale che punta a ridisegnare i rapporti di forza. Protagonisti: Xi, Putin, Modi e Kim
24 ore fa
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Putin Vladimir Xi Jinping Kim Jong Un Parata Militare Pechino
Da sinistra: Vladimir Putin, Xi Jinping e Kim Jong alla parata militare a Pechino (Ipa/Fotogramma) Pechino

Due immagini di questa settimana testimoniano e rendono evidente lo spostamento degli equilibri geopolitici in atto negli ultimi tempi: la prima ritrae il presidente cinese Xi Jinping con l’omologo indiano Narendra Modi a Tianjin, città portuale della Cina, in occasione del 25mo vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) domenica e lunedì scorsi. La seconda mostra ancora Xi Jinping ma con il presidente russo Vladimir Putin e quello nordcoreano Kim Jong Un durante la portentosa parata militare organizzata oggi a Pechino.

Due importanti eventi inanellati dal Dragone in pochi giorni e che lanciano un preciso messaggio agli Usa e all’Occidente: il ‘secolo dell’umiliazione’ è finito da un pezzo, ora è l’era della Cina. La gigantesca e super coreografata (al millimetro) parata militare, inoltre, ha mostrato a tutto il pianeta la potenza bellica del Paese, arricchita da nuove armi, emblema di come la Cina abbia scalato la catena del valore. Pechino non è più solo ‘la fabbrica del Mondo’, che ha inondato il pianeta di merci di ogni tipo e genere a bassissimo costo: ha ormai fatto letteralmente il salto di qualità. E ambisce a guidare un nuovo ordine globale, dove nella migliore delle ipotesi l’Occidente sarà uno spettatore.

La parata militare

La scenografica parata di oggi si è svolta per commemorare la sconfitta del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, ed è servita tra le altre cose a riaffermare una diversa narrazione sia del confitto del 1939-’45 sia dei tempi attuali. Putin ha sottolineato che Russia e Cina stanno combattendo il neonazismo, ponendosi in pratica dal “lato giusto della storia”, in continuità con la lotta al Terzo Reich di Hitler. Xi, che ha partecipato all’evento in qualità di Comandante Supremo delle Forze Armate cinesi, ha rimarcato la stessa linea: “Il popolo cinese sta fermamente dalla parte giusta della storia”.

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(Ipa/Fotogramma)

Non solo: per il presidente cinese è ora di riconoscere l’importanza del ruolo che il suo Paese ha avuto nella vittoria sul nazionalsocialismo, minimizzata e sminuita nei decenni, e della vittoria sui giapponesi, che avevano invaso il Paese causando morte e distruzione. I cinesi infatti chiamano la Seconda guerra mondiale ‘Guerra di resistenza contro l’aggressione giapponese’. La parata dunque è stata anche un momento per rafforzare il patriottismo, oltre che l’occasione per mostrare la propria potenza bellica: oggi a piazza Tienanmen hanno sfilato jet da combattimento, sistemi di difesa missilistica, armi ipersoniche e altri equipaggiamenti militari all’avanguardia come il primo drone stealth cinese, lupi-robot, laser per la difesa aerea, missili nucleari, elicotteri senza pilota, sottomarini. È il nuovo Esercito Popolare di Liberazione.

La prima a preoccuparsi per la potenza militare cinese è Taiwan, considerata da Pechino come un’isola ribelle che verrà riportata in seno alla Grande Cina al momento opportuno. Una questione decennale che va ben oltre la dimensione regionale: Taipei è il maggior esportatore mondiale di semiconduttori. Il presidente taiwanese Lai Ching ha commentato così la parata: “Negli ultimi anni, il Partito Comunista Cinese ha continuato a condurre intense operazioni militari aeree e navali attorno allo Stretto di Taiwan, combinando persino tattiche di persecuzione in zone grigie e di guerra cognitiva. L’attuale contesto di sicurezza è più grave che mai“.

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(Ipa/Fotogramma)

Gli ospiti illustri: Putin e Kim Jong-Un

Come anticipato, l’evento aveva due ospiti illustri: Putin e Kim Jong-Un, che hanno assistito alla sfilata accanto a Xi in un’immagine inedita che puntava a suggerire un nuovo corso geopolitico, imperniato su una relazione trilaterale Cina-Russia-Corea del Nord. Era la prima volta che il trio appariva insieme in pubblico.

Vicino a loro, una ventina di capi di Stato e di governo (tra cui quelli di Iran, Myanmar, Mongolia, Indonesia, Zimbabwe), che avevano appena partecipato al vertice Sco di Tianjin. Un’occasione in cui, ancora più chiaramente, era stato dichiarato l’intento di dare forma a una nuova governance mondiale a trazione cinese e in funzione anti-occidentale.

Lo spettacolo è durato 70 minuti ed è culminato con lo scenografico volo di 80mila colombe, uccelli “della pace”.

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Il nuovo ordine globale cinese: lo ‘spirito di Tianjin’

Proprio la celebrazione della pace, insieme alla giustizia internazionale, era il tema dell’evento. Ma l’impressionante spiegamento di uomini, armi e armamenti in piazza Tienanmen stride con questo proposito e con le parole di Xi, che ha avvisato, davanti a oltre 50mila spettatori: “Oggi l’umanità si trova di fronte alla scelta tra pace e guerra, dialogo e scontro, vittoria per tutti o somma zero”.

E stride anche con il suo intento dichiarato di porre la Cina alla testa di un nuovo ordine globale basato su un nuovo multilateralismo e sulla cooperazione – una frecciata diretta a Trump senza bisogno di nominarlo – e su una “governance globale più giusta ed equa“, come ha detto ieri incontrando Putin nella Casa del Popolo.

Già durante lo Sco, domenica e lunedì scorsi, il leader cinese aveva parlato di unità contro “l’egemonismo e la politica di potenza”, di multilateralismo opposto al protezionismo, definendola “lo spirito di Tianjin”.

Concetti ribaditi oggi dopo la parata, quando ha criticato la prevaricazione del forte sul debole: “Gli esseri umani vivono sullo stesso pianeta e dovremmo lavorare insieme e coesistere pacificamente. Il mondo non dovrebbe mai tornare alla legge della giungla, dove i Paesi piccoli e deboli saranno oppressi dalle grandi potenze”.

Ecco perché “la modernizzazione in stile cinese è una modernizzazione lungo il percorso dello sviluppo pacifico. La Cina sarà sempre una forza per la pace, la stabilità e il progresso nel mondo. Nessun bullo potrà intimidirci”, ha chiarito oggi Xi.

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(Ipa/Fotogramma)

Il Sud globale deve dunque contribuire alla creazione di un nuovo ordine basato sul multilateralismo, in un mondo messo in discussione dalle politiche di Trump. Le scelte di quest’ultimo, basate su una declinazione protezionistica e isolazionistica dell’America First, stanno lasciando dei vuoti che la Cina non solo è molto felice di occupare, ma lo sta anche facendo velocemente. Trump sta sgretolando il soft power dell’America, costruito nei decenni post Seconda guerra mondiale; sta abbandonando diverse organizzazioni multilaterali, relegandosi paradossalmente ai margini; e con la sua guerra dei dazi si sta inimicando mezzo mondo, compresi gli alleati storici.

Con le conseguenze che si stanno vedendo in questi giorni: la formazione di un “Asse della Rivolta” che sfida l’Occidente.

E se l’esibizione muscolare della parata odierna stride con i riferimenti a pace e cooperazione, allo stesso tempo offre al progetto uno spessore diverso, segnalando che dietro questa aspirazione non c’è solo un’egemonia commerciale e tecnologica ma anche potenzialmente offensiva. Un fattore in più destinato a pesare e influenzare gli equilibri geopolitici e geoeconomici, attraendo nell’orbita cinese nazioni dell’aerea pacifica (e non) che sanno di non poter controbattere e dunque preferiscono fare affari o accettare gli investimenti del gigante asiatico.

Quanto a Kim Jong-un, che negli anni difficilmente si è mosso dalla Corea del Nord (e rigorosamente col suo treno personale, mai in aereo), la parata è stata l’occasione per centrare due obiettivi: da una parte rilanciare, dopo anni di gelo, i rapporti con Pechino, principale partner commerciale e principale fonte di aiuti del suo Paese, e dall’altra rafforzare la cooperazione con Mosca, alimentata dall’invio di oltre 10mila uomini a supporto della guerra in Ucraina. Per Kim si è trattata della prima partecipazione a un evento multilaterale di alto profilo.

India più vicina a Cina e Russia, grazie a Trump

Ma come dicevamo, le foto-simbolo sono due. Il nuovo ordine globale, riproposto oggi con la propagandistica riaffermazione di potenza, a uso internazionale ma anche interno, aveva già trovato ampio spazio allo Sco, che ha visto partecipare oltre a Putin il presidente indiano Narendra Modi, altro tassello fondamentale, insieme a Pakistan, Iran, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan (Paesi membri) e diversi osservatori e partner di dialogo. Nell’insieme, l’organizzazione rivendica di comprendere circa il 40% della popolazione mondiale e circa metà dell’economia globale.

Narendra Modi e Xi Jinping
Da sinistra: Narendra Modi e Xi Jinping (Ipa/Fotogramma)

La visita di Modi a Tianjin, la prima in 7 anni nel Paese, ha reso evidente che, se Trump aveva in mente di contenere l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico e più in generale nel Mondo, le sue politiche al momento stanno sortendo l’effetto opposto: un clamoroso quanto impervio riavvicinamento tra l’India, bastonata dai dazi americani, e la Cina, in stallo commerciale con gli Usa ma che ha già ribadito più volte che non si piegherà. Decenni di sforzi per fare dell’India un contrappeso alleato in funzione anti-cinese sembrano andare così in fumo.

Certamente le cose non sono immediate: inveterate dispute lungo il confine himalayano tra i due Paesi, controversie commerciali e il sostegno della Cina al Pakistan non si eliminano con uno schiocco di dita. Non a caso oggi Modi non ha preso parte alla parata. Ma Xi lo ha detto chiaro: i legami tra le due Nazioni potrebbero essere “stabili e di vasta portata” se si concentrassero sul considerarsi come partner anziché come rivali.

Allo stesso modo, si sta rivelando fallimentare la mossa di punire con i dazi l’India per aver comprato e continuato a comprare greggio russo, finanziando indirettamente la guerra russa in Ucraina. L’effetto è stato quello di allontanare l’india dagli Usa e avvicinarla ulteriormente a Putin. E una nuova alleanza Xi-Putin-Modi è un ulteriore sviluppo preoccupante per la tenuta dell’ordine globale guidato dagli Stati Uniti. “India e Russia hanno una partnership privilegiata” ha dichiarato Modi durante lo Sco, invitando Putin in India il prossimo dicembre. Il leader russo ormai appare sempre meno isolato, sebbene in un’evidente subordinazione rispetto alla Cina, dal cui supporto la Federazione dipende.

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Fico imbarazza l’Ue

In tutto ciò, l’Unione europea appare incapace di proporre un’alternativa, e sta combattendo con i propri fantasmi, dai ritardi nell’innovazione e nella difesa alle proprie divisioni interne, alimentate dai crescenti sovranismi. A tal proposito si è rivelata inevitabilmente molto imbarazzante la partecipazione alla parata del primo ministro slovacco Robert Fico, unico leader occidentale presente, insieme al
presidente serbo Aleksandar Vučić
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Fico ha colto anche l’occasione per incontrare Putin, mostrandogli il suo interesse per la “standardizzazione delle relazioni” con Mosca e ringraziandolo per le forniture di gas che Bratislava riceve dalla Russia. Un aspetto in totale contrasto con i tentativi dell’Unione di porre fine alle importazioni di combustibili fossili russi entro la fine del 2027 (progetto a cui Slovacchia e Ungheria si oppongono, così come alle sanzioni alla Federazione per la guerra in Ucraina). Putin dal canto suo ha esortato Fico a spingere l’Ue a fare pressione su Kiev per arrivare a un accordo di pace. La portavoce della Commissione per la politica estera, Anitta Hipper, ieri durante il consueto briefing quotidiano con i giornalisti, ha precisato che Fico non parlava a nome del blocco.

Fico ha poi rincarato la dose definendo l’Ue “come una rana in fondo al pozzo”, incapace di prendere le decisioni giuste.

Trump cospirazionista

Infine, Trump: uno dei pivot che in questi mesi ha accelerato e plasmato, non sempre nella direzione voluta, gli equilibri globali. Oggi il presidente Usa ha dichiarato di non essere preoccupato dalla vicinanza di Cina e Russia. Alla vigilia della parata, aveva augurato a Xi e ai cinesi, tramite il suo social ‘Truth’, ”una grande e duratura giornata di festa”, e poi si era rivolto al leader cinese: “Per favore, porgete i miei più calorosi saluti a Vladimir Putin e Kim Jong Un, mentre cospirate contro gli Stati Uniti d’America“. Mosca ha replicato che non esiste nessuna cospirazione e che Trump voleva probabilmente essere ironico.

Non serve in realtà immaginare complotti: ad ogni azione corrisponde una reazione, e che dei Paesi si riavvicinino seguendo il detto ‘il nemico del mio nemico è mio amico’ è possibile se non logico. E tuttavia non è scontato: le divergenze e le differenze tra India e Cina, così come tra i Paesi aderenti allo Sco, non spariscono dalla sera alla mattina, specialmente se l’unico collante è l’opposizione agli Usa e all’Occidente. L’ordine globale cinese insomma è ancora in costruzione, ma la direzione è tracciata. E non ha bisogno di aiuti da parte di un Occidente autolesionistico o che rimane a guardare.

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