Xi Jinping: “Guerra o pace? L’umanità deve scegliere”. Trump: “State cospirando contro gli Usa”

Il leader cinese parla di pace, ma poi fa sfilare le armi in piazza Tienanmen
13 ore fa
4 minuti di lettura
Xi Jinping Vladimir Putin Kim Jong Un Parata Militare Cina Afp Sputnik
Vladimir Putin, Xi Jinping e Kim Jong-un durante la parata militare cinese del 3 settembre 2025 (Afp su pubblicazione dell'agenzia di stampa russa Sputnik)

 “L’umanità oggi si trova di fronte alla scelta tra pace e guerra, dialogo e confronto, cooperazione win-win e giochi a somma zero”, così il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato un ultimatum all’Occidente durante la più grande parata militare mai organizzata dal Paese.

Le parole del leader cinese, pronunciate di fronte a oltre 50.000 presenti, assumono un enorme peso diplomatico per la cornice in cui sono arrivate: mentre si dirigeva verso la Porta di Tienanmen per dare inizio alla parata, Xi Jinping aveva alla sua destra il presidente russo Vladimir Putin e alla sua sinistra quello nordcoreano Kim Jong-un. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo e che rappresenta la materializzazione di quello che gli analisti definiscono il “quartetto del caos” o l’asse delle autocrazie. La Cina e i suoi alleati hanno usato il summit Sco e la parata militare odierna per mostrare i muscoli ed esibire un Oriente unito che vuole ribaltare il dominio occidentale.

“Il popolo cinese si schiera fermamente dalla parte giusta della storia, dalla parte del progresso della civiltà umana, e insiste sulla via dello sviluppo pacifico”, ha aggiunto Xi Jinping prima di esibire al mondo le sue armi più avanzate. Un messaggio più chiaro di tante parole per Donald Trump che, non credendo alle 80.000 colombe rilasciate in piazza Tienanmen in segno di pace, ha risposto sui social ai leader orientali.

La risposta di Trump affidata ai social

“Che il presidente Xi e il meraviglioso popolo cinese possano vivere una giornata di festa grande e duratura. Vi prego di porgere i miei più cordiali saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un, mentre cospirate contro gli Stati Uniti d’America”, ha scritto il presidente americano, ancora una volta messo in secondo piano da Vladimir Putin, a cui il tycoon aveva chiesto di concordare un incontro con Zelensky entro la fine di agosto.

Il summit Sco di Tianjin: la base strategica dell’alleanza orientale

Le dichiarazioni odierne di Xi seguono il 25° vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco), tenutosi a Tianjin dal 31 agosto al 1° settembre 2025. Il summit ha rappresentato molto più di un incontro diplomatico di routine: è stata, per usare la definizione dell’analista Eric Olander, una iniziativa per “stabilire una struttura di governance globale parallela separata dal quadro guidato da Stati Uniti ed Europa”.

I leader orientali presenti al summit hanno inquadrato la Sco come attore indispensabile nella gestione della sicurezza, del commercio e del dialogo politico eurasiatico. Sono stati firmati venti documenti significativi, inclusa la strategia di sviluppo 2026-2035 e la creazione di una Banca di Sviluppo Sco per finanziare i progetti comuni.

Il più grande traguardo raggiunto dal summit è stato l’accordo energetico tra Gazprom e China National Petroleum Corporation per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2. Un progetto dalla durata trentennale che, secondo il numero uno di Gazprom Alexei Miller, diventerà “il più grande e dispendioso in termini di capitale nell’industria mondiale del gas”. L’impianto permetterà a Mosca di rimpiazzare la richiesta di gas europeo (che nel 2027 dovrebbe interrompere qualsiasi fornitura dalla Russia) con la domanda cinese, e alla Cina di ottenere il gas a un prezzo vantaggioso, “più basso di quello pagato dai consumatori europei”, come promesso da Miller. Una scelta che dimostra quanto Mosca e Pechino mettano al primo posto la propria cooperazione, anche a costo (per Mosca) di incassare meno denaro.

Il memorandum per il Power of Siberia 2 rappresenta la risposta strategica più concreta all’isolamento occidentale. Il nuovo gasdotto collegherà Russia, Mongolia e Cina, permettendo il transito di 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il progetto, del valore di centinaia di miliardi di dollari e dalla durata trentennale, non è solo un’operazione commerciale ma la materializzazione di un ordine mondiale multipolare che sfida l’egemonia statunitense e dell’Occidente. Putin ha definito le relazioni russo-cinesi ai “livelli senza precedenti”, mentre Xi ha sottolineato come i rapporti bilaterali abbiano “resistito alle pressioni internazionali”.

Per approfondire: Russia e Cina, ok per il gasdotto Power of Siberia 2: l’asse energetico che sfida l’Occidente

La coalizione Crink: la strategia contro l’Occidente

Al centro della strategia orientale c’è la Crink (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord), che non rappresenta solo un’alleanza formale, ma una coalizione di Stati che condividono i principi autocratici e la voglia di reagire alla “egemonia statunitense” e all’ordine internazionale guidato dall’Occidente.

La coordinazione diplomatica tra i membri Crink è diventata sempre più evidente negli organismi internazionali come le Nazioni Unite. Russia e Cina hanno fatto sforzi per legittimare l’Iran includendolo in organizzazioni come i Brics e la Shanghai Cooperation Organization. Il loro messaggio coordinato su questioni globali si oppone frequentemente alle interpretazioni occidentali degli eventi mondiali, al fine di ribaltare i principi, le regole e le istituzioni attorno a cui ruota l’attuale sistema internazionale.

Il soft power orientale verso il Sud del mondo

Xi ha utilizzato la parata non solo come dimostrazione di forza militare ma anche come esercizio di soft power, rivolgendosi particolarmente ai Paesi del Sud del mondo. Come osserva l’analista Brian Hart del Center for Strategic and International Studies, “Xi sta chiaramente contrapponendo la Cina agli Stati Uniti e all’Occidente, invitando il mondo a schierarsi con la Cina dal ‘lato giusto della storia’”.

La strategia è quella di presentare la Cina come “una forza positiva”, in contrasto con il “comportamento di bullismo” di certi Paesi, un riferimento velato agli Stati Uniti. Il messaggio del leader cinese è chiaro: esiste un’alternativa all’ordine occidentale, e questa alternativa sta prendendo forma concreta attraverso alleanze energetiche, accordi commerciali e coordinazione militare.

L’avvertimento di Xi all’Europa non è solo una dichiarazione retorica ma il manifesto di un mondo che sta cambiando i suoi equilibri di potere. La scelta tra guerra e pace di cui parla il leader cinese potrebbe presto diventare indispensabile.

Dal canto suo, l’occidente ha alzato il livello di allerta ben prima del summit di Tianjin. Già a maggio scorso, intervenendo a LandEuro, l’incontro tra leader militari e industriali della difesa organizzato dall’Association of the U.S. Army a Wiesbaden (Germania), il generale Alexus G. Grynkewich del comando europeo statunitense ha messo in guardia gli alleati: l’ipotesi di un attacco congiunto Russia-Cina alla Nato è sempre più concreta e potrebbe diventare realtà entro il 2027.