Pace in Ucraina? “Dopo potrebbe toccare a qualcun altro”, il monito dell’attivista Maryna Sokolovska

L’attivista ucraina Maryna Sokolovsa ci spiega cosa sta succedendo davvero nel Paese occupato
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Testimonianza Da Ucraina Canva

Mentre si delinea un summit tra Zelensky e Putin per porre fine alla guerra in Ucraina, dal Paese occupato arrivano le testimonianze dei civili e dei militari ucraini, profondamente disillusi dopo oltre tre anni e mezzo di guerra.

“L’amica della mia mamma che vive in Chrustal’nyj, nella regione del Lugansk, mi ha detto che lì non esce nessuno dopo una certa ora perché i russi bevono, vanno per strada e fanno quello che vogliono. Il suo vicino di casa era uscito solo per buttare la pattumiera e i militari russi lo hanno ammazzato a freddo. Così, per divertimento”, racconta a Eurofocus l’attivista ucraina Maryna Sokolovska, che vive in Italia da diversi anni e ha scelto di combattere la sua battaglia dando voce al popolo ucraino.

Maryna Sokolovska

L’attivista ucraina Maryna Sokolovska

Pace, Trump e territori occupati: il parere di civili e militari ucraini

Sokolovska ripercorre velocemente anche le trattative intercorse tra l’Occidente e Vladimir Putin, che erano partite da posizioni molto distanti e pretese pressoché assolute da parte del Cremlino: “Se oltre alla Crimea dobbiamo cedere Zaporizhia, Kherson, Lugansk e Donetsk per quale motivo siamo stati in guerra tre anni?”, hanno ripetuto a lungo i civili e i militari ucraini, prima che l’ipotesi di una ‘pace a senso unico’ tramontasse (quasi) definitivamente.

Nonostante i progressi registrati nei vertici di Ferragosto e del 18 agosto, dalle parole dei civili e dei militari ucraini emergono tre elementi in comune: profondo pessimismo su come finirà la guerra, sfiducia nelle istituzioni (a partire dal presidente Zelensky) e la consapevolezza che il prezzo da pagare per una pace duratura potrebbe essere troppo alto.

Come è stato accolto il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca in Ucraina?

“La maggior parte delle persone ha accolto la sua rielezione come una brutta notizia”, spiega Maryna Sokolovska, secondo cui l’esito elettorale che ha stravolto i rapporti tra Occidente e Cremlino: “non è neanche una vittoria di Trump, quanto piuttosto l’inizio del crollo della democrazia negli Stati Uniti

L’opinione di Trump diffusa in Ucraina è quella di “un truffatore molto simile a Putin”, più che di un businessman. “Putin non rispetta i patti, proprio come Trump”, continua Sokolovska. Questa percezione si riflette nella scarsa fiducia verso qualsiasi accordo mediato dall’amministrazione americana.

Quali sono le reali condizioni sul campo?

Sul terreno, la situazione per l’Ucraina si è deteriorata significativamente dallo scorso anno, quando le forze russe hanno conquistato 4.168 chilometri quadrati di territorio ucraino, oltre sette volte di più rispetto al 2023. “Non è una fase molto intensa della guerra, ma loro combattono con tante forze umane che riversano sul nostro territorio costringendoci lentamente ma inesorabilmente all’interno del Paese”, racconta Sokolovska che aggiunge: “La strategia russa si basa su ‘ondate umane’ supportate da circa 30.000 nuove reclute mensili, mentre l’Ucraina fatica con la mobilitazione”.

Come si sta evolvendo la propaganda russa nei territori occupati?

Nei territori occupati, la Russia ha quadruplicato il budget per la propaganda nel 2025, con l’obiettivo di preparare “i futuri omicidi di ucraini”. Il processo di “russificazione” avviene attraverso la sostituzione della letteratura nelle scuole e negli asili, la deportazione forzata di circa 700.000 bambini ucraini (numeri rilanciati dal Cremlino), e la mobilizzazione di circa 300.000 persone all’anno dai territori occupati per combattere contro l’Ucraina.

In queste zone vige ormai l’anarchia: “Tra i militari che il Cremlino ha riversato su quei territori ci sono ex criminali”, racconta Sokolovska, ricordando il caso dell’uomo ucciso appena fuori da casa sua, in Chrustal’nyj, mentre buttava l’immondizia.

Il ruolo dell’Europa secondo gli ucraini

Che ruolo ha l’Europa nella sicurezza del Paese secondo gli ucraini?

“Noi sappiamo di dipendere dall’Europa in tutto. Senza l’Ue avremmo gravi problemi per quanto riguarda la fornitura di armi, i pezzi di ricambio e la tecnica militare. Senza l’Europa, il fronte sarebbe già crollato”, ammette l’attivista.

Proprio l’apporto dell’Europa potrebbe risultare decisivo ai fini di un accordo di pace. In base al piano vagliato in questi giorni, i Ventisette dovranno assumersi la responsabilità della sicurezza ucraina acquistando a spese proprie le armi prodotte dagli Usa da inviare poi al Paese occupato, come già successo recentemente con i missili Patriot.

Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha provato a ridimensionare la questione sottolineando che senza gli Stati Uniti, i Paesi Ue dovrebbero spendere l’8% del Pil per la difesa del proprio territorio.

Cos pensano gli ucraini di Zelensky

Nelle ultime settimane si è parlato spesso di possibili nuove elezioni in Ucraina, dove le elezioni di maggio 2024 sono state rinviate a causa della legge marziale.

Come sta cambiando la percezione di Zelensky in Ucraina?

La popolarità di Zelensky è in calo costante. Secondo gli ultimi sondaggi dell’Istituto di sociologia di Kiev, risalenti allo scorso dicembre, solo il 52% degli ucraini concede fiducia al presidente, percentuale che scende al 42% nelle regioni orientali più vicine al fronte. In parallelo cresce la popolarità del generale Valery Zaluzhny, ex capo delle forze armate, che mantiene oltre il 70% dei consensi.

Alla base di questi dati c’è soprattutto la cattiva gestione militare del confitto, spiega Sokolovska: “I militari spesso si chiedono cosa devono fare, come devono agire, manca una direzione chiara”. L’episodio più eviente arriva dall’operazione nel Kursk, in Russia, dove sono emerse tutte le lacune strategiche dell’Ucraina: “A un certo punto i russi hanno accerchiato una parte importante del nostro esercito e hanno ammazzato gli ucraini. I nostri ragazzi sono stati uccisi per nulla, semplicemente perché nessuno aveva dato il comando di andare avanti o di indietreggiare nonostante si trovassero in un territorio nemico”, ci spiega Sokolovska dopo aver parlato con alcuni militari ucraini coinvolti nell’incursione.

Eppure, all’inizio del conflitto i militari riferivano una forte motivazione, travolti dalla fiducia verso i loro capi e dalla convinzione di poter difendere la propria patria dall’invasore russo. Col passare del tempo le cose sono cambiate, soprattutto dopo la fallita controffensiva del 2023 che ha inciso pesantemente sulla reputazione di Zelensky. Anche la gestione della mobilitazione ha creato risentimenti tra i civili e i militari: “Hanno preso gente dalla strada strappandola alle famiglie. Facendo mobilizzazione in questa maniera, hanno distrutto la motivazione che accompagnava i nostri soldati”, spiega ancora Sokolovska.

“Manca un obiettivo chiaro”, è il grido d’allarme che arriva dal fronte.

Le prospettive militari e la Nato

Anche se le prospettive di pace si fanno più concrete, il popolo ucraino non si sente al sicuro. E crede che neanche i vicini Paesi europei possano sentirsi al riparo da quella che von der Leyen ha già definito “una canaglia ai confini dell’Europa”.

“Cosa faranno i militari russi, tra cui ci sono anche dei criminali, quando la guerra in Ucraina sarà finita?”, si chiede l’attivista riportando la voce di civili e militari ucraini. “Tutte queste persone mandate in guerra da Mosca non potranno tornare alla vita normale. Perciò – sostiene Sokolovska – verranno reindirizzate su altri fonti di guerra, che potrebbero travolgere i Paesi baltici, il Caucaso o persino il Nord Africa”. Uno scenario terribile, che riecheggia le parole già pronunciate da Alan Friedman ai nostri microfoni. Anche secondo il giornalista e scrittore americano: “Vladimir Putin non si fermerà all’Ucraina”.

Secondo l’attivista, una pace basata sulla cessione territoriale significherebbe vivere nella costante minaccia di nuove aggressioni contro il territorio ucraino, “dobbiamo sempre ragionare in ques’ottica”, avverte.

C’è ancora fiducia su una eventuale protezione Nato?

“In Ucraina è ormai chiaro che la possibilità di aderire all’Alleanza atlantica è pari allo zero”, riconosce Sokolovska, sottolineando come questa situazione renda ancora più indispensabile l’apporto dell’Unione europea: “Il nostro popolo ha bisogno di garanzie affidabili e non credo che queste possano arrivare dagli Stati Uniti”, chiosa l’attivista.

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