Niente più armi tedesche a Tel Aviv “se usate per occupare Gaza City”

L’annuncio del cancelliere, la denuncia di Bruxelles e la risposta di Israele
23 ore fa
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Il Cancelliere Friedrich Merz
Friedrich Merz (Ipa/Fotogramma)

Niente armi per Israele se usate per occupare Gaza City. Questa è l’ultima decisione intrapresa dalla Germania, seconda esportatrice di armi a Tel Aviv dopo gli Stati Uniti. A renderlo noto è il governo tedesco che, in una nota, ha annunciato che sospenderà l’autorizzare dell’invio in Israele di armi se verranno usate per mettere a punto il piano del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: occupare la Striscia di Gaza.

L’amministrazione tedesca, infatti, in linea con altri Paesi europei – come Spagna e Slovenia – ha annunciato tale misura. La notizia ha una portata rilevante se si considerano i legami storici tra le due Nazioni e il sostegno tedesco alla campagna di Israele contro Hamas. Ma ad oggi, il lavoro per la liberazione degli ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza e il cessate il fuoco immediato nel territorio restano la priorità.

Niente più armi tedesche a Tel Aviv

Dal 7 ottobre 2023 a maggio 2025, il valore delle esportazioni di armi tedesche a Israele era di 485 milioni di euro. Una causa intentata dal Nicaragua alla Corte internazionale di giustizia e un’altra presentata da cinque persone palestinesi a un tribunale tedesco portano al blocco delle consegne, riprese poi successivamente.

Più del 60% elle armi inviate a Tel Aviv provengono dagli Stati Uniti, ma fra il 2019 e il 2023, secondo uno studio dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, pare che il 30% delle armi importate in Israele provenga dalla Germania. Parliamo di componenti per armi, munizioni di vario genere, equipaggiamenti militare per l’esercito, veicoli corazzati, navi e materiali per la marina. Solo una parte di questi viene usata nella Striscia di Gaza. E da venerdì scorso, con la nota del governo tedesco, neanche più quella parte.

Perché? “Il governo tedesco rimane profondamente preoccupato per le sofferenze della popolazione civile a Gaza – scriveva negli ultimi giorni il cancelliere tedesco Friedrich Merz su X -. Con l’offensiva pianificata, il governo israeliano ha una responsabilità ancora maggiore di prima nel garantire che i civili possano ricevere i rifornimenti di cui hanno bisogno”.

Aiuti umanitari a Gaza, la denuncia di Bruxelles

La nota del governo tedesco chiede all’amministrazione israeliana di aumentare la quantità di aiuti consegnati alla popolazione della Striscia di Gaza e di non prendere decisioni riguardanti l’annessione della Cisgiordania, territorio governato in maniera parziale da autorità palestinesi. Da tempo il governo israeliano favorisce l’insediamento in Cisgiordania di coloni israeliani, illegale secondo il diritto internazionale.

Intanto, già da mesi l’Unione europea mette in discussioni gli accordi internazionali con Israele. Negli ultimi giorni, invece, è arrivata la denuncia anche sui divieti imposti per l’ingresso nella Striscia. Intervenendo in conferenza stampa a Bruxelles, la portavoce della Commissione europea Anna-Kaisa Itkonen ha affermato che l’impatto umanitario sul campo resta grave e viene aggravato dagli effetti cumulativi del blocco: “Si registrano progressi parziali per quanto riguarda i diversi parametri che abbiamo stabilito per gli aiuti umanitari”, spiega Itkonen riferendosi ai camion degli aiuti e ai punti di attraversamento e sull’accesso al carburante. “Quello che possiamo dire è che la situazione, ovviamente, quasi inutile dirlo, rimane molto molto difficile in termini di impatto sul territorio”.

La portavoce ha sottolineato che le autorità israeliane non autorizzano ancora l’accesso del personale europeo o dei camion con gli aiuti a Gaza, impedendo di verificare così anche l’esatta portata delle condizioni di vita e degli aiuti necessari: “Non siamo presenti lì. Non abbiamo accesso a quel luogo. Quindi contiamo sulle Nazioni Unite per queste informazioni. Nonostante questi progressi parziali, non siamo dove vorremmo essere in termini di quantità di camion in grado di raggiungere la destinazione”. E intanto a Gaza si muore letteralmente di fame.

I due fratelli, Youssef Abdel Rahman Matar (6 anni) e Amir Abdel Rahman Matar (4 anni), affetti da disabilità intellettive e fisiche, sono accuditi dalla madre all'interno di una scuola che ospita famiglie sfollate a Gaza City. Sono affetti da grave malnutrizione, potenzialmente fatale, a causa del peggioramento delle condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza dovuto ai continui attacchi israeliani e al prolungato blocco. La loro salute continua a peggiorare poiché Israele ha mantenuto chiusi i valichi di frontiera da marzo, impedendo l'ingresso di aiuti alimentari. I medici avvertono che le loro vite sono a rischio se non ricevono cure mediche urgenti. (Omar Ashtawy/Ipa/Fotogramma)
I due fratelli, Youssef Abdel Rahman Matar (6 anni) e Amir Abdel Rahman Matar (4 anni), affetti da disabilità intellettive e fisiche, sono accuditi dalla madre all’interno di una scuola che ospita famiglie sfollate a Gaza City. Sono affetti da grave malnutrizione, potenzialmente fatale, a causa del peggioramento delle condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza. (Omar Ashtawy/Ipa/Fotogramma)

100 bambini morti di fame a Gaza

Il ministero della Salute della Striscia di Gaza riporta la notizia della morte di almeno 100 bambini per fame. “Un traguardo devastante”, lo definisce Save the Children, secondo il quale dovrebbe “far vergognare il mondo e richiede un’azione urgente e attesa da tempo”.

“Che tipo di mondo abbiamo costruito per permettere che almeno 100 bambini muoiano di fame mentre cibo, acqua e forniture mediche attendono a pochi chilometri di distanza, al valico di frontiera? I bambini di Gaza vengono fatti morire di fame intenzionalmente dalle autorità israeliane. Si tratta di una tragedia del tutto prevedibile ed evitabile, contro la quale le organizzazioni umanitarie mettono in guardia da mesi. Sapevamo che sarebbe successo; nessuno può dire di non saperlo. Poiché il Ministero della Salute è in grado di fornire solo i dati relativi a ciò che resta delle strutture sanitarie di Gaza, sappiamo che queste cifre sono solo la punta dell’iceberg: chissà quante altre giovani vite sono state inutilmente distrutte”, continua l’organizzazione.

Ostaggi israeliani
Il primo ministro Benjamin Netanyahu durante una conferenza stampa conferma l’offensiva su Gaza (Xinhua/Feng Guorui/Ipa/Fotogramma)

La risposta internazionale di Israele

Israele non ha preso bene la notizia della sospensione delle importazioni di armi tedesche. Secondo il primo ministro Benjamin Netanyahu “la Germania premia il terrorismo di Hamas”. Per quanto riguarda il piano di occupare Gaza City, Netanyahu ha chiarito che lo scopo è quello di annientare la cellula terroristica di Hamas e che a morire di fame sono anche gli ostaggi israeliani presenti nella Striscia; che gli aiuti umanitari li boicotta Hamas stessa per mettere in cattiva luce Tel Aviv e che il piano di occupare la Striscia è l’unica risposta che Israele può dare.

“L’ultima decisione del governo israeliano rischia di innescare un altro orribile capitolo di questo conflitto, con potenziali conseguenze che vanno oltre Israele e i territori Palestinesi occupati”, ha dichiarato Miroslav Jenca, segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per l’Europa, l’Asia Centrale e le Americhe. Se questi piani venissero attuati “innescherebbero un’altra calamità a Gaza aggravando l’insopportabile sofferenza della popolazione”.