L’Eurostat ha pubblicato i dettagli sui salari minimi nei Paesi Ue. Giova ricordare che, dei ventisette Paesi membri, ventidue prevedono una soglia di remunerazione minima fissata per legge, mentre cinque affidano la determinazione dei salari esclusivamente alla contrattazione collettiva: Italia, Danimarca, Austria, Finlandia e Svezia.
Ecco come cambia il salario minimo tra i Paesi Ue.
Classifica completa dei salari minimi in Europa (dati luglio 2025)
Dall’analisi emerge nettamente che la retribuzione minima è più alta nei Paesi settentrionali e occidentali, mentre diminuisce spostandosi verso l’Europa meridionale e orientale. Ad eccezione della Francia, che prevede 1802 euro di retribuzione lorda mensile, tutti gli altri Paesi del gruppo più alto prevedono un salario minimo di oltre 2000 euro al mese.
Europa occidentale e settentrionale (oltre 1.500€)
- Lussemburgo: €2.704
- Irlanda: €2.282
- Paesi Bassi: €2.246
- Germania: €2.161
- Belgio: €2.112
- Francia: €1.802
Fascia intermedia (1.000€ – 1.500€)
- Spagna: €1.381
- Slovenia: €1.278
- Polonia: €1.091
- Lituania: €1.038
- Portogallo: €1.015
- Cipro: €1.000
Europa orientale (sotto €1.000)
- Croazia: €970
- Grecia: €968
- Malta: €961
- Estonia: €886
- Repubblica Ceca: €826
- Slovacchia: €816
- Romania: €814
- Lettonia: €740
- Ungheria: €707
- Bulgaria: €551

Il divario tra la vetta e il fondo della classifica è ancora molto ampio nonostante una graduale convergenza: nel 2020 il salario minimo lussemburghese superava di sette volte quello bulgaro, mentre oggi il rapporto si è ridotto a 4,8 volte. Una forbice che si restringe ma che continua a evidenziare profonde asimmetrie economiche all’interno dell’Unione.
Il Lussemburgo mantiene saldamente il primato europeo con i suoi 2.704 euro mensili, seguito dall’Irlanda che con 2.282 euro conferma la crescita economica degli ultimi anni. La Germania, quarta in classifica con 2.161 euro, ha annunciato una serie di aumenti che porteranno il salario minimo a 14,60 euro l’ora entro il 2027, consolidando la sua posizione di leadership nell’Europa continentale.
La fascia intermedia vede la Spagna guidare con 1.381 euro, riflettendo gli sforzi del governo per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. La Polonia, con 1.091 euro, beneficia di un costo della vita più contenuto che amplifica il valore reale della retribuzione minima.
All’estremo opposto della classifica, la Bulgaria chiude con 551 euro mensili, una cifra che evidenzia le persistenti difficoltà economiche di alcuni territori dell’Est Europa. La Croazia, prima del gruppo con salari sotto i mille euro, ha registrato nel 2025 l’incremento più significativo dell’Eurozona con un aumento del 15,5%.
Le differenze tra l’Italia e gli altri Paesi Ue senza salario minimo
Il caso italiano si distingue nel panorama europeo. L’assenza di un salario minimo nazionale colloca il nostro Paese insieme ai modelli nordici, ma con differenze sostanziali. Mentre Danimarca, Finlandia e Svezia vantano sistemi di contrattazione collettiva estremamente sviluppati, l’Italia presenta tassi di inosservanza delle tutele salariali superiori all’8% della forza lavoro.
Recentemente, la Regione Toscana ha sperimentato l’introduzione di un salario minimo regionale a nove euro lordi all’ora, ma il provvedimento è stato impugnato dal governo. 5,7 milioni di lavoratori dipendenti italiani percepiscono meno di 850 euro netti al mese, una cifra che raggiunge i 7,7 milioni considerando la soglia dei 1.200 euro.
Salario minimo Ue e potere d’acquisto
Il dato sui salari minimi dice tanto, ma non tutto. Per capire davvero quanto un Paese sia ricco, occorre confrontare gli stipendi con il costo della vita. A tal fine, l’Istituto europeo di statistica ha creato lo Standard di potere d’acquisto, abbreviato in Spa (in inglese Purchasing Power Standard, Pps), che rappresenta una valuta statistica artificiale utilizzata da Eurostat per confrontare il tenore di vita e il potere d’acquisto tra i diversi Paesi dell’Unione europea. Si tratta di uno strumento essenziale per comprendere quanto effettivamente “vale” un euro in Bulgaria rispetto alla Germania, quanto costa realmente vivere a Varsavia confrontato a Parigi, e così via.
Relativizzando i valori assoluti dei salari minimi al potere d’acquisto, come fatto da Euronews Business, la classifica si rimodula parzialmente. La Germania sale al primo posto con 1.992 Spa, mentre il Lussemburgo scende a 1.878 Spa. Spicca il caso della Polonia che, nonostante il modesto salario minimo di €1.091, registra uno Spa pari a 1.311, dimostrando come i costi contenuti possano compensare salari nominali più bassi.
Una funzione simile viene assolta dall’analisi dei consumi in relazione ai redditi. Per l’Italia, una recente indagine del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere sui consumi familiari provinciali del 2023 ha dimostrato come il Paese sia profondamente spaccato in due.
Per approfondire: Consumi Italia, Paese spaccato: a Milano più del doppio rispetto a Foggia
La direttiva Ue sul salario minimo
Nel 2022, l’Unione europea ha adottato la direttiva sui salari minimi adeguati, il cui termine di recepimento è scaduto a novembre 2024. Il provvedimento non obbliga i Paesi a introdurre un salario minimo legale, ma stabilisce un quadro per garantire retribuzioni dignitose e promuovere la contrattazione collettiva.
Il confronto tra i salari minimi di luglio 2015 e luglio 2025 (espresso nel grafico precedente) dimostra che la convergenza europea procede, spinta dall’inflazione e dalle pressioni politiche per condizioni di vita più dignitose. Gli aumenti del 2025 hanno interessato la maggior parte degli Stati membri, con la Croazia e la Lituania che hanno registrato gli incrementi più consistenti.