Vertice Nato alias “il summit di Trump”, tra sms privati e il dito puntato contro la Spagna: “Ok al 5% per la difesa”

Gli Alleati si impegnano a investire il 5% del Pil all'anno in requisiti di difesa fondamentali
1 giorno fa
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Donald Trump e Mark Rutte all'Aia (Ipa/Fotogramma)
Donald Trump e Mark Rutte all'Aia (Ipa/Fotogramma)

All’Aja si parla la lingua della “fermezza americana”: così potrebbe sintetizzarsi l’atmosfera che ha avvolto il vertice Nato di quest’anno, già ribattezzato dal segretario di Stato statunitense Marco Rubio come “il summit di Trump”.

Un’etichetta che fotografa efficacemente lo spirito del vertice, dominato dalla pressione esercitata dagli Stati Uniti per un aumento massiccio della spesa militare tra i Paesi alleati. Spesa in merito alla quale pare non ci siano più dubi: “Gli Alleati si impegnano a investire il 5% del Pil all’anno in requisiti di difesa fondamentali, nonché in spese relative alla difesa e alla sicurezza, entro il 2035 – riporta la dichiarazione diffusa al termine del summit all’Aja -, per garantire i nostri obblighi individuali e collettivi, in conformità con l’articolo 3 del Trattato di Washington”.

E così colloqui bilaterali, sms privati divulgati sui social e un dito puntato contro la Spagna, avanza la decisione presa di aumentare la spesa per la difesa.

Gruppo Leader Vertice Nato Ipa
Gruppo Leader Vertice Nato (Ipa/Fotogramma)

Il 5% per la difesa

Gli investimenti, si legge nella nota, “garantiranno la disponibilità di forze, capacità, risorse, infrastrutture, prontezza operativa e resilienza necessarie per la deterrenza e la difesa, in linea con i nostri tre compiti fondamentali: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa”.

Si specifica che il 5% è composto da un 3,5% nella difesa propriamente detta, “come definita dalla Nato”, e da un 1,5% annuo destinato a “proteggere le nostre infrastrutture critiche, difendere le nostre reti, garantire la nostra preparazione e resilienza civile, stimolare l’innovazione e rafforzare la nostra base industriale della difesa. La traiettoria e l’equilibrio della spesa nell’ambito di questo piano saranno rivisti nel 2029, alla luce del contesto strategico e degli obiettivi di capacità aggiornati”.

“Il summit di Trump”

“La combinazione della pressione del presidente Trump, sin dalla sua prima amministrazione, e poi l’invasione e la guerra in Europa da parte di Vladimir Putin hanno spinto ora praticamente ogni partner della Nato ad impegnarsi a raggiungere l’obiettivo del 5%, con l’eccezione, purtroppo, della Spagna”, ha dichiarato il segretario di Stato Usa, in un’intervista a Politico.

A rafforzare la centralità americana è intervenuto lo stesso Donald Trump, prima con la conferma del rispetto dell’Articolo 5 del Trattato di Washington, poi con un sms ricevuto dal segretario generale Mark Rutte che si complimenta per i traguardi raggiunti in tema di diplomazia strategica: “Otterrai qualcosa che nessun altro presidente americano è riuscito a fare in decenni. Non è stato facile ma siamo riusciti a far sì che tutti si impegnino a raggiungere il 5%”, gli ha scritto il segretario Nato, come si legge nello screen pubblicato sul social del tycoon Truth.

“Riaffermiamo il nostro ferreo impegno per la difesa collettiva – hanno aggiunto i leader all’Aja -, come sancito dall’Articolo 5 del Trattato di Washington: un attacco a uno è un attacco a tutti. Restiamo uniti e risoluti nella nostra determinazione a proteggere il nostro miliardo di cittadini, difendere l’alleanza e salvaguardare la nostra libertà e democrazia”, aggiungono.

Vertice Nato
Vertice Nato (Ipa)

Occhi su Madrid

Non sono mancati i malumori nei Paesi Bassi. Il primo ministro della Spagna, Pedro Sanchez, ha chiesto ed ottenuto una deroga rispetto all’obiettivo del 5% del Pil, una scelta che Rubio ha definito “un grande problema”, avvertendo che “non penso che l’accordo che la Spagna ha raggiunto sia sostenibile”. Una flessibilità, quella chiesta alla Nato, che consentirà di stanziare un bilancio inferiore ma sufficiente per raggiungere i suoi obiettivi militari, ma soprattutto a ribadire la sovranità degli Stati membri.

Da parte italiana, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato il pieno sostegno alla proposta americana: “La Nato fisserà l’obbligo di raggiungere l’obiettivo del 5% del Pil, ma non con tappe annuali prefissate. È una richiesta giusta, già avanzata nella precedente amministrazione americana”. Tajani ha sottolineato che “le regole valgono per tutti, anche per la Spagna”, lasciando intendere un certo malumore nei confronti dell’eccezione concessa a Madrid. Ad accodarsi è anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz: “Voglio dire esplicitamente che non stiamo prendendo le decisioni che stiamo prendendo per fare un favore a qualcuno. Stiamo prendendo queste decisioni sulla base delle nostre intuizioni, della nostra convinzione che la Nato nel suo complesso, e questo vale soprattutto per la parte europea della Nato, debba fare di più nei prossimi anni per garantire la propria capacità difensiva”, ha affermato il cancelliere.

Più austera la reazione di Emmanuel Macron, per la Francia, secondo il quale Parigi dispone di un suo “esercito” ben addestrato ed efficace. “Non dipendiamo dagli altri per la nostra sicurezza”, ha dichiarato alla stampa all’Aja, rispondendo a chi gli chiede se la sicurezza europea dipenda dall’umore di un solo uomo, il presidente degli Usa Donald Trump.