Dal corridoio di Lobito al Cavo Blue Raman e ritorno: vertice Meloni-von der Leyen sull’Africa

Ecco i progetti tra Europa e Africa presentati a Villa Doria Pamphilj a Roma
11 ore fa
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La premier italiana Giorgia Meloni incontra a Roma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell'ambito del vertice "Il piano Mattei per l'Africa e la porta globale" a Villa Doria Pamphilj (Barbara Amendola/Ipa)
La premier italiana Giorgia Meloni incontra a Roma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell'ambito del vertice "Il piano Mattei per l'Africa e la porta globale" a Villa Doria Pamphilj (Barbara Amendola/Ipa)

Dal corridoio di Lobito al Cavo Blue Raman, passando per il progetto ‘Terra’, e ritorno. Così la premier italiana Giorgia Meloni insieme alla presidente della Commissione europea hanno presentato i progetti e gli accordi raggiunti con il continente Africano, nell’ambito del vertice “Il Piano Mattei per l’Africa e Global Gateway: uno sforzo comune con il continente africano”.

Il summit ha visto la partecipazione anche dei leader africani e le delegazioni ospiti. Nella cornice di Villa Doria Pamphilj a Roma, erano presenti l’amministratore delegato di Africa Finance Corporation Samaila Zubairu; il presidente della Banca Africana di Sviluppo Akinwumi Adesina; il presidente del Gruppo Banca Mondiale Ajay Banga; la direttrice esecutiva del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva; il ministro delle Finanze dello Zambia Hakainde Musokotwane; il ministro degli Affari Esteri dell’Angola Tète Antonio; il presidente della Commissione dell’Unione Africana Mahmoud Ali Youssouf; il primo ministro della Repubblica Democratica del Congo Judith Suminwa Tuluka; il vice presidente della Tanzania Philip Mpango.

Ma quali sono i progetti in corso tra Unione europea e Africa e come cambieranno il futuro dei due continenti?

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Dal corridoio di Lobito al Cavo Blue-Raman

“Rafforzando l’Africa si rafforza l’Europa, lì si gioca il nostro futuro”, ha dichiarato la premier Meloni oggi a Roma, a distanza di 18 mesi dal vertice Italia-Africa, organizzato a Roma in apertura della presidenza italiana nel G7. “Oggi – ha esordito Meloni – la nostra intenzione è quella di offrire risposte concrete alle priorità espresse dalle strutture strategiche come il corridoio di Lobito”, che “collegherà l’Occidente all’Oriente del continente africano. Penso a connessioni digitali sicure e moderne, con il cavo Blue- Raman, che si proietterà verso l’Africa. Penso a una promozione etica delle opportunità che vengono dall’intelligenza artificiale, con il Centro sull’intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile”, inaugurato a Roma “questa mattina, insieme anche al rilancio delle filiere agricole locali con investimenti sulla trasformazione del caffè, sull’agricoltura sostenibile”.

Von der Leyen ha annunciato, al termine dell’evento, la firma di tre accordi di finanziamento con Luanda “affinché l’intera economia del Paese possa beneficiare del corridoio” grazie alla formazione professionale, “in modo che il popolo angolano abbia le competenze giuste per i lavori creati dai nostri investimenti”, il sostegno per portare “il cibo locale ai mercati nazionali e internazionali” e la promozione del turismo lungo la rotta commerciale.

Roma, Il Primo Ministro Giorgia Meloni Incontra La Presidente Della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen A Villa Doria Pamphilj
La premier Giorgia Meloni a Roma nell’ambito del vertice “Il piano Mattei per l’Africa e la porta globale” a Villa Doria Pamphilj (Barbara Amendola/Ipa)

Il corridoio di Lobito

Il Corridoio di Lobito è un progetto infrastrutturale che ha lo scopo di collegare le regioni minerarie dell’Africa centro-meridionale al porto di Lobito, sulla costa atlantica dell’Angola. In sintesi, si può definire una linea ferroviaria lunga circa 1.600 chilometri che attraversa lo Zambia, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e l’Angola, con l’obiettivo di facilitare il trasporto di minerali critici come rame e cobalto dalla cosiddetta “Copper Belt” africana verso i mercati internazionali. Molti di questi minerali sono considerati critici per la transizione energetica.

Un consorzio internazionale – il Lobito Atlantic Railway – guida il progetto. Capofila c’è la società svizzera Trafigura, e gli investimenti provengono da Stati Uniti, Unione europea, Italia e altri partner globali. Lo scopo del progetto è fornire al continente africano un’alternativa alla Belt and Road Initiative cinese.

Cavo Blue-Raman

Il secondo progetto riguarda il cavo Blue Raman, invece, è un sistema di cavi sottomarini in fibra ottica progettato da Google in collaborazione con partner come Sparkle (gruppo Tim) e Omantel. Il suo scopo è quello di creare una nuova rotta di connettività tra l’Europa e l’Asia. Composto in due parti, il cavo si snoda così:

  • Blue: partenza dal porto di Genova e arrivo in Israele, passando sotto il Mar Mediterraneo.
  • Raman: dal porto di Mumbai, sotto l’Oceano Indiano per arrivare ad Aqaba, città portuale della Giordania, per ricongiungersi con il primo ramo.

Una volta completato, il Blue-Raman offrirà connessioni Internet ad altissima velocità, riducendo la dipendenza da rotte congestionate e aumentando la sicurezza globale delle comunicazioni. Il progetto, a cui partecipa l’italiana Sparkle, collegherà “l’Africa orientale a enormi mercati digitali” ed espanderà la più ampia strategia europea per colmare il divario digitale africano. “Nell’ultimo decennio, l’Africa ha più che raddoppiato le sue connessioni internet, ma l’Africa subsahariana rimane la regione meno connessa al mondo”, ha ricordato von der Leyen.

Il progetto Terra

Il terzo progetto si chiama “Terra” e intende supportare gli agricoltori africani nell’adattamento al cambiamento climatico: una catena del valore del caffè, attraverso un investimento “in un mix di soluzioni tradizionali e high-tech”, dalla coltivazione all’ombra degli alberi alla piantumazione di nuove varietà resistenti al calore. Sono circa 300 milioni gli africani che lavorano nell’agricoltura, “ma a causa del clima estremo, i raccolti nelle piccole fattorie africane stanno diminuendo del 3% ogni anno”.

Lo stesso vale per i milioni di posti di lavoro che dipendono dall’export di caffè, sia in Africa che in Europa, “inclusa l’Italia, che è la casa del miglior espresso del mondo”, ha aggiunto.

Roma, Il Primo Ministro Giorgia Meloni Incontra La Presidente Della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen A Villa Doria Pamphilj
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell’ambito del vertice “Il piano Mattei per l’Africa e la porta globale” a Villa Doria Pamphilj (Barbara Amendola/Ipa)

Von der Leyen: “150 miliardi di euro per l’Africa”

Il fondo Global Gateway, lanciato nel 2022 e visto come una risposta a progetti come la Via della Seta cinese, ha una “potenza di fuoco massiccia di 150 miliardi di euro per l’Africa”, ha ricordato la presidente dell’esecutivo comunitario. L’iniziativa combina “le risorse della nostra Unione europea e degli Stati membri per attrarre capitali privati”, sinergia che avviene, per esempio, con il Piano Mattei italiano fortemente voluto e promosso da Meloni.

I settori chiave di intervento del progetto includono:

Digitale: infrastrutture per la connettività, come cavi sottomarini e reti 5G.
Energia e clima: investimenti in energie rinnovabili e resilienza climatica.
Trasporti: reti ferroviarie, porti e corridoi logistici.
Salute: rafforzamento dei sistemi sanitari e della produzione locale di vaccini.
Istruzione e ricerca: accesso equo all’istruzione e promozione dell’innovazione.

“Vediamo che altri Paesi nel mondo stanno tagliando i loro finanziamenti. Pensiamo che questo sia sbagliato. Attrarre nuovi investimenti in Africa è nel nostro interesse reciproco. E l’evento di oggi dimostra che il nostro approccio sta dando risultati”, ha affermato von der Leyen.

La scommessa (geo)politica

Global Gateway e Piano Mattei, così come le forme di sostegno e investimento statunitensi, sono anche espressione di una strategia che le potenze occidentali stanno mettendo in campo per contrastare l’influenza dei rivali autocratici (Cina e Russia in testa) nel Paesi del cosiddetto Sud globale. Sono decenni che Pechino e Mosca espandono la loro presenza in Paesi come la Repubblica democratica del Congo, fonte di quasi tutto il cobalto al mondo, offrendo “pacchetti” di finanziamenti, piani di sviluppo infrastrutturale e addirittura sicurezza – emblematica l’attività del famigerato Wagner Group – in cambio di accesso alle risorse locali e termini contrattuali che possono trasformarsi in trappole del debito. Modelli estrattivi, basati su termini spesso soffocanti e noncuranti rispetto alla responsabilità verso lavoratori, sviluppo economico locale e ambiente, che hanno aiutato la Cina a diventare quasi monopolista sul mercato di svariate materie prime cruciali (acquisendo la materia prima africana e raffinandola in casa) e controllare snodi commerciali cruciali.

La scommessa dell’Occidente è dunque quella di offrire un modello di cooperazione che sia più vantaggiosa su tutti i fronti, favorendo lo sviluppo dell’economia locale (per esempio, aiutando i Paesi ricchi di risorse minerarie a sviluppare la propria capacità di raffinazione) e ponendo le basi per una collaborazione economica più vantaggiosa per il Paese in via di sviluppo. È un patto più sofisticato su tutti i livelli, spesso complicato dalle garanzie che richiedono governi e aziende occidentali e che le autorità locali talvolta non possono o non vogliono dare. Ma proiettarsi con strumenti come il Global Gateway, che agisce da volano degli investimenti privati riducendo il rischio grazie alle garanzie istituzionali, può aiutare a costruirlo.

La linea “virtuosa” non deve appannare il fatto che instaurare questo genere di cooperazione abbia risvolti squisitamente pragmatici. Il summit di Roma si è svolto il giorno dopo il raggiungimento di un accordo di pace tra Ruanda e Repubblica democratica del Congo, reso possibile dagli Stati Uniti – gli stessi che sotto l’isolazionista Donald Trump hanno ridimensionato parecchio l’impegno verso il continente africano. È probabile che l’accordo, che verrà annunciato settimana prossima a Washington, consentirà a miliardi di dollari statunitensi di fluire verso la regione, ricca di minerali come coltan, cobalto, litio, rame e oro, tutti elementi critici nella produzione di veicoli elettrici, smartphone, computer e altri prodotti ad alta tecnologia, dai satelliti ai sistemi d’arma. E non è un caso che la Casa Bianca sembra interessata a continuare a sostenere il corridoio di Lobito, lascito dell’odiato predecessore Joe Biden: il transazionale Trump e la sua squadra sono sensibili alla potenzialità del progetto, in termini di approvvigionamento di materie critiche, su cui Pechino ha un cappio, e dunque nell’ottica di contrastare la superpotenza rivale sul terreno africano.